L’orecchio del servo
2 Luglio 2020

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

L’orecchio del servo
2 Luglio 2020

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Michele Abiusi – Il miracolo di Gesù, che considero più straordinario e sconvolgente, non è la risurrezione di Lazzaro e neppure il suo camminare sulle acque o la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Certo, questi e tanti altri sono stati dei segni forti che rivelavano la presenza di Qualcuno che era superiore alle leggi della fisica e della natura in genere.

Ma il miracolo di cui vorrei parlare è un evento semplice, poco appariscente, addirittura pare sia passato quasi inosservato, al punto che un solo Vangelo lo racconta, quello di Luca (22:49-51). Si tratta, da quanto conosciamo, dell’ultimo miracolo in favore di un malato ed è avvenuto nel momento cruciale del tradimento di Giuda.

Gesù usciva stanco e affranto dal giardino del Getsemani, pronto ad affrontare la morte, seguito da undici apostoli che ancora non capivano il momento tragico che stava vivendo. Improvvisamente arrivò Giuda, il dodicesimo apostolo, insieme a un gruppo di soldati del tempio, dietro di loro una folla di curiosi male intenzionati, armati di bastoni e torce. Vistosi accerchiati i discepoli cercarono di proteggere il Maestro; Pietro, che aveva una spada, colpì il servo del sommo sacerdote che, per sua fortuna, schivò il colpo restando ferito solo all’orecchio. Furono attimi difficili. Fu Gesù a fermare i suoi invitandoli alla non violenza e lasciando quella frase ormai famosa: “chi di spada ferisce, di spada perisce”.

In quella notte incredibile nella quale Gesù si lasciò prendere senza opporre resistenza, un’altra cosa ci sorprende: Gesù si avvicinò a Malco, il servo ferito da Pietro e gli toccò l’orecchio tagliato che subito guarì. Sì, lo riappiccicò! Insomma Gesù cancellò il segno della violenza di Pietro.

Ecco, questo è il miracolo che considero il maggiore del ministero di Cristo.

Perché? Perché l’evento accadde nella notte decisiva. Il Maestro sapeva che lo attendeva la morte. Ormai i potenti e i religiosi avevano deciso di sbarazzarsi di lui. Troppo scomodo il suo modo di vivere, di insegnare. Contrastava le tradizioni. Gesù era un diverso, un pericolo per la fede dei padri e quindi per la società.

Potremmo dire: “E tu, Gesù, sapendo tutto questo, ti sei fermato per guarire un orecchio… e l’orecchio di un servo, di uno schiavo… e lo schiavo di colui che aveva decretato la tua morte? Scusa Gesù, se mi permetto, ma in quella notte i tuoi discepoli, e Giuda in particolare, si aspettavano tutt’altro da te: era il momento per sguainare le spade e agire, prendendo finalmente il potere, cacciando i Romani fuori dai confini nazionali.

Molti erano pronti e attendevano un segno da parte tua, come Messia. I tuoi poteri soprannaturali erano una garanzia di vittoria. Con il popolo avrebbe combattuto il Dio degli eserciti, quel Dio degli antenati che sconfisse altre armate e nazioni. A queste condizioni i giudei sarebbero stati invincibili!

Oppure, se ritenevi che il momento non fosse ancora propizio, almeno bisognava salvare la pelle, fuggire.

Gesù, no, non ti fermare, lascia stare Malco, cosa t’importa di lui. Ci sono cose più importanti a cui pensare. Lascia stare quell’orecchio. Si può vivere anche senza un orecchio… Pensa una volta a te stesso. Oppure pensa a noi”.

Ma Gesù non ascoltò questi desideri, queste speranze non sue, e prese del tempo per avvicinarsi all’uomo ferito. Gli toccò l’orecchio e lo guarì sotto gli sguardi increduli di tutti. Gli apostoli approfittarono dello sgomento generale per fuggire e ai soldati non rimase che compiere ciò per cui si trovavano sul posto: arrestare Gesù.

Gesto incomprensibile quello di Gesù. Nessuno glielo aveva chiesto. Fu un miracolo che non modificò affatto gli eventi. Non provocò ripensamento nei soldati. Altre volte, i Vangeli ci raccontano che i soldati ritornarono a mani vuote tentando di scusarsi dicendo che “nessuno ha mai parlato come quest’uomo”.

Eppure questo miracolo mi parla della gratuità dell’amore di Gesù: un amore che non è condizionato dal mio comportamento, dalla mia obbedienza, dalla mia fede; l’amore di Dio non è offerto a patto che sia apprezzato, che sia accettato; Dio non mi ama perché sa che io lo capirò e cambierò la mia vita. Dio mi ama perché è mio Padre e l’essenza del suo essere è amore.

Il gesto di Gesù verso un servo, nella notte dei tradimenti, mi dice che Dio è all’ascolto di chiunque sia nel bisogno, anche il più miserabile o il più insignificante tra gli uomini.

Dio è venuto su questa terra per darti speranza, per darti coraggio, per darti certezze. Tutto ciò lo puoi trovare nella lettura dei Vangeli. Inizia o, se hai già iniziato, continua quest’avventura con Gesù. Ne vale la pena!

 

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