C’e’ una spending review che fa fatica a tagliare bilanci e privilegi dei monsignori e c’e’ qualche scandalo finanziario che turba più d’una diocesi della Penisola. C’e’ lo Stato che sembra disinteressarsi di un tesoretto da duecento milioni di euro annui che potrebbero diventare anche di piu’. E poi ci sono le minoranze religiose che fanno fatica ad allungare le mani su un tavolo al quale formalmente sono invitati. Al centro c’e’ la torta chiamata otto per mille, che si torna a sfornare insieme al modello 730 per la dichiarazione dei redditi. E’ contestata, contesa, qualche volta sperperata o dispersa, in molti casi provvidenziale. E vale piu’ di un miliardo di euro. A chi finisce? Alla Chiesa cattolica, in larghissima parte. Ma anche nelle casse pubbliche, appunto, e, per pochissime briciole, ad altre confessioni: dagli avventisti ai pentecostali, dagli ebrei ai luterani, con uno spiraglio che ora si e’ aperto anche per evangelici battisti, ortodossi, apostolici, buddhisti e induisti (da un articolo di Andrea Gualtieri dal titolo “Una torta da oltre un miliardo di euro”  apparso su Repubblica del 14 marzo 2016). Parliamo dell’effettiva destinazione dell’otto per mille con il pastore avventista Franco Evangelisti, responsabile dell’Ente OSA (Opera Sociale Avventista) che gestisce l’otto per mille della Chiesa Avventista

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