Parole O_Stili: manifesto per l’infanzia
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L’amore può essere dato liberamente, anche quando non porta a benefici personali o quando può causare dolore. Questo può essere difficile da accettare, poiché spesso ci aspettiamo che le relazioni siano reciprocamente vantaggiose. Daniela Piazza ne ha parlato con Salvatore Loria, giornalista professionista cristiano.
Foto: © Michal Bednarek | Dreamstime.com
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Domenica 7 dicembre, alle 6.35 del mattino potremo ascoltare una nuova puntata del Culto evangelico sintonizzandoci su Rai Radio 1. Gabriele Passantino, predicatore valdese, terrà il sermone intitolato “Un’attesa densa di opportunità”, basato sul testo di Matteo 25:1-13.
Il programma proseguirà con il notiziario dal mondo evangelico e la segnalazione di alcuni appuntamenti.
Chiude la puntata la rubrica “Essere chiesa insieme” a cura di Paolo Naso.
Puoi ascoltare qui le puntate del Culto evangelico già andate in onda.
[Fonte: comunicato FCEI]
[Immagine: Myriams-Fotos su pixabay.com]
Giovedì 27 novembre, il past. Daniele La Mantia, insieme a una rappresentanza della chiesa avventista di Pavia, ha incontrato il primo cittadino, dott. Michele Lissia e il capo di gabinetto, dott. Giuliano Ruffinazzi. Il motivo di questo incontro è stato quello di ringraziare lui e i suoi collaboratori per l’impegno profuso all’ottenimento della concessione del cambio di destinazione d’uso per il locale di via Pollaioli.
È stata anche l’occasione per far conoscere meglio la nostra comunità, le sue peculiarità e presentare le attività che essa intende svolgere sul territorio; a tal proposito sono state consegnate anche alcune copie del Bilancio Sociale 2024 della denominazione.
In un clima molto cordiale, il Sindaco ha ribadito che il suo lavoro per la città è quello che ognuno possa esprimere la propria socialità e il proprio sentire in qualsiasi ambito. L’amministrazione farà il possibile perché tutti, senza differenze, possano avere gli spazi necessari affinché questo si realizzi. Nell’occasione la chiesa ha donato una Bibbia da studio che il dott. Lissia ha particolarmente apprezzato.
Patrizia Evola
[Foto: Patrizia Evola]
“Mardocheo… cercò sempre la pace e la prosperità del suo popolo. Fu amato e stimato da tutti i suoi fratelli” (Ester 10:3, TILC).
Mardocheo, scampato all’impiccagione, si trova a rivestire il ruolo di primo ministro alla corte del re Assuero. Ha in dosso abiti raffinati (Ester 8:15) e al dito l’anello con il sigillo reale, con il quale ha firmato le numerose lettere inviate nei diversi territori del regno per consentire ai Giudei di prendere le armi e difendersi dai loro aggressori, nel giorno destinato al loro massacro (9:1). Lo sterminio è stato scongiurato, anche se le azioni difensive hanno portato molto spargimento di sangue. Da ora in poi Mardocheo sarà un operatore di pace.
“Cercare la pace”, “avere parole di pace”, “parlare per la pace”, sono termini utilizzati nelle diverse traduzioni della Bibbia per dare conto dell’opera di Mardocheo. Come diventare operatori di pace? E cosa intendiamo con “pace”? Ilaria Buccioni afferma che fra i miti duri a morire “quello della pace come bontà, come armonia, come volersi bene è uno dei più resistenti. […] è un mito sostanzialmente autodistruttivo che contiene al suo interno un’impossibilità operativa che lo rende del tutto inutile sul piano pratico e storico”.[1] La sfida “è quella di accettare che il concetto di pace contenga in sé anche quello di conflitto, in quanto permette di mantenere la relazione anche nella divergenza”.[2]
Il concetto di conflitto va però ben distinto da quello di violenza. Infatti, Daniele Novara sottolinea che, mentre la violenza cerca il “danneggiamento intenzionale dell’avversario per creare un danno irreversibile” e “la volontà di risolvere il problema, eliminando chi porta il problema stesso”, il conflitto è da intendersi come “contrasto, divergenza, opposizione, resistenza critica senza componenti di dannosità irreversibile” in cui vi è l’intenzione di mantenere il rapporto anche se la “relazione è faticosa e problematica”.[3]
Il conflitto soffocato, negato, compresso però può sfociare facilmente in episodi di violenza in cui la dimensione della contrattazione si riduce drasticamente e le parti in causa di polarizzano, senza trovare una via d’uscita. Il conflitto invece deve essere accolto, afferma Nanni Salio, come “una condizione esistenziale ineliminabile che caratterizza tutti gli esseri umani e che può sfociare tanto nella crescita creativa e costruttiva di tutte le parti coinvolte, quanto in una situazione negativa, drammaticamente distruttiva”.[4] In questo senso la nonviolenza diventa “la capacità di trasformazione costruttiva e creativa dei conflitti”.[5]
I conflitti possono avere una dimensione personale, relazionale, strutturale e culturale. Per diventare costruttori di pace (peacebuilding) quindi dobbiamo tenere conto dei vari livelli del conflitto che si intersecano tra di loro, non ultimo il livello personale che risiede nell’intimo del nostro cuore.
A volte facciamo fatica ad accettare la diversità dell’altro perché in fondo non accettiamo la diversità che troviamo dentro di noi. Ci sentiamo inadeguati, confrontandoci con gli standard più alti ai quali aspiriamo, o poco accolti perché non abbiamo trovato riconoscimento e apprezzamento nel nostro contesto familiare, nell’ambito lavorativo o in quello ecclesiastico.
“Partiamo così da una dimensione di conflittualità interiore che riguarda la non accettazione di sé per riportarla sui piani intermedi (famiglia, lavoro, scuola, condominio…)”.[6] Abbiamo però il privilegio di andare dal Maestro per gettare paure, rabbia, delusioni ai suoi piedi prima che diventino distruttive per chi ci sta intorno e ricevere quella pace intima e profonda che non troveremmo altrove, l’unica capace di trasformarci davvero in “operatori di pace”. Allora saremo chiamati figli e figlie di Dio! (Matteo 5:9).
Tamara Pispisa
Note
[1] I. Buccioni, “Le competenze comunicativo-emotivo-relazionali nella trasformazione del conflitto”, in Consorti, Valdambrini, Gestire i conflitti interculturali ed interreligiosi, approcci a confronto, Pisa University Press, p. 38.
[2] Ibidem.
[3] D. Novara, “Il conflitto come risorsa nelle relazioni” in Consorti, Valdambrini, Op. cit., p. 89.
[4] N. Salio, “La trasformazione non violenta del conflitto secondo il metodo Transcend” in Consorti, Valdambrini, Op. cit., p. 116.
[5] Ivi, p. 117.
[6] I. Buccioni, Op. cit., p. 33.
[Fonte: Il Messaggero Avventista, dicembre 2025]
[Immagine: © Photoking, Dreamstime.com]
Vi è un entusiasmo speciale che nasce quando la solidarietà si trasforma in gesti concreti. È quanto accaduto sabato pomeriggio 22 novembre, nella chiesa avventista di Cesena. L’Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso (ADRA) ha consegnato, con grande gioia, 7.000 euro all’associazione “Quelli di sempre”, realtà cesenate che da anni lavora con passione accanto a ragazze e ragazzi con disabilità.
La somma è stata raccolta durante la tradizionale Festa solidale, tenuta in città a settembre e giunta alla sua ventiquattresima edizione. L’evento di tre giorni è un appuntamento atteso dalla comunità che ogni anno sceglie di sostenere un’associazione del territorio, contribuendo ai suoi progetti attraverso un evento che unisce divertimento, partecipazione e altruismo.
La consegna è avvenuta in un clima di festa e convivialità, alla presenza del pastore della chiesa di via Gadda, Roberto Iannò; della responsabile locale di ADRA, Elisabetta Ceccaroni; della presidente di “Quelli di sempre”, Marzia Boschi; e dei rappresentanti dell’amministrazione comunale. La cerimonia è stata semplice ma ricca di significato, in cui istituzioni, volontari e cittadini si sono stretti attorno a un valore comune: prendersi cura delle fragilità con rispetto e dedizione.
A rendere il pomeriggio ancora più speciale sono stati i ragazzi e le ragazze dell’associazione, che hanno portato sul palco sketch divertenti, energia contagiosa e soprattutto i loro sorrisi luminosi, capaci di scaldare l’intera sala.
Quando è condivisa, la solidarietà diventa festa. E questo incontro ne è stato la prova più bella, un abbraccio collettivo alla comunità e a chi ogni giorno lavora per renderla più inclusiva, più attenta e più umana.
Giovanni Benini
[Foto pervenute dalla comunità in oggetto]
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Nel corso della diretta RVS del 3 dicembre 2025, Claudio Coppini e Roberto Vacca prendono spunto dalla nota vicenda della “famiglia nel bosco” – la storia di allontanamento di minori in cui sono stati coinvolti Nathan Trevallion, inglese di 51 anni, e sua moglie Catherine Birmingham, australiana di 45 anni – per chiedere l’opinione dello psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Tomai sulle delicate relazioni che a volte si creano tra assistenti sociali, genitori in difficoltà e bambini da tutelare . Per fortuna – ci dice Giuseppe Tomai – spesso non si cerca la contrapposizione, ma un’efficace collaborazione, come dimostra il fenomeno dell’affido temporaneo.
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