Un edificio? Una comunità? Cosa significa essere chiesa oggi? Una testimonianza che ci invita a riflettere.

Zanita Fletcher – Sono sicura che abbiate sentito affermare: "Amo Gesù, ma non mi interessa la chiesa". L’ho ascoltato tante volte e in certi periodi della mia vita l’ho detto anche io. 
La chiesa ha un grande significato per le persone in essa cresciute, ma per molti è un concetto strano. Perfino tra coloro che si professano cristiani, la chiesa è considerata come qualcosa che si può prendere o lasciare. Se esaminiamo le statistiche in tutto il mondo, sembra che in generale andare in chiesa non sia più così importante. In America, il 63% delle persone afferma di essere cristiano. Eppure, meno del 28% frequenta regolarmente una chiesa. E se si guarda agli altri Paesi, le cifre non sono molto differenti in nessuna parte del pianeta.

Un gran numero di persone non va in chiesa semplicemente perché le loro convinzioni non sono allineate. Molti hanno avuto esperienze negative. Altri credono che sia sacrificabile, pensano di non averne bisogno o hanno difficoltà a trovare una chiesa con cui siano in sintonia. Alcuni pensano che la chiesa sia piena di ipocriti e si schierano con Gandhi, che disse: “Mi piace il vostro Cristo. Non mi piacciono i cristiani, sono così diversi dal vostro Cristo”. Vi è anche un gruppo di persone che ama ciò che rappresenta la chiesa – comunità, comunione e connessione – ma, per una moltitudine di ragioni, continua a non frequentarla.

Dato che la presenza in chiesa è più bassa che mai e molte persone sperimentano Dio e trovano comunità altrove, sorgono spontanee le domande: "Perché la chiesa? Ha ancora uno scopo? E se sì, qual è?"

Cosa dicono le statistiche 
Il calo della frequenza in chiesa è in linea con il declino del cristianesimo in Occidente. Il Pew Templeton Global Religious Project ha svolto una ricerca su circa 200mila intervistati di oltre 95 Paesi, in cui ha chiesto informazioni sulla loro identità, fede e pratiche religiose. Il risultato è che, nel complesso, le persone sono meno religiose. Per esempio, nel 2007, il 78% degli americani si definiva cristiano, nel 2021 questa percentuale è scesa al 63%. Gli europei occidentali sono meno religiosi degli americani e le stesse tendenze alla secolarizzazione si riscontrano in altri Paesi economicamente avanzati come l’Australia e la Nuova Zelanda.

L’osservanza religiosa è diminuita anche nei sondaggi che chiedevano agli adulti con quale frequenza andassero in chiesa, quanto spesso pregassero e quanto fosse importante la religione nella loro vita. Dal 2000 si è verificato un calo del 23% delle persone che dichiarano di partecipare alle funzioni religiose. Un membro su cinque le segue online, ma il 57% di coloro che si sono definiti “frequentanti” non sono andati affatto in chiesa per un mese. Ciò significa che la maggior parte di loro non partecipa ad alcun servizio, né di persona né online.

È la prima volta che i sondaggi Gallup rilevano che la maggior parte degli americani non appartiene a una chiesa. Tuttavia, gli studi mostrano che coloro che affermano di “amare Gesù, ma non la chiesa” vivono comunque la loro fede attraverso pratiche come la preghiera, il tempo trascorso nella natura, la lettura di libri spirituali e la meditazione, e trovano comunità in luoghi come pub, squadre sportive e gruppi di interesse.

Il nostro malinteso 
Parte del problema risiede nella nostra concezione di chiesa. In genere, quando i non credenti pensano a essa, immaginano un edificio con panche dallo schienale dritto, dove si indossano bei vestiti e cravatte, e dove predicatori arrabbiati affermano a gran voce messaggi antiquati. Contemporaneamente, molti cristiani la vedono come un distributore automatico di beni e servizi religiosi che dovrebbero avvantaggiarli, risucchiandoli in una relazione parasociale consumistica.

Eppure, quando apriamo la Bibbia, non troviamo da nessuna parte l’invito ad “andare in chiesa”. Il Nuovo Testamento non ne parla come di un edificio, ma attraverso metafore come un “corpo”, una “sposa”, un “gregge di pecore” e una “famiglia”. Scopriamo che riposa, ha orecchie, riceve edificazione, può comunicare e può conoscere e insegnare: tutte cose che gli edifici di per sé non possono realizzare, ma le persone sì.

Alle radici della questione 
Nella Bibbia, la parola greca ekklesia, tradotta con chiesa, significa “i chiamati fuori” o, in un’altra traduzione, “i radunati”. Quando fu scritta la Bibbia, ekklesia aveva un significato laico e politico, e descriveva una comunità o un’assemblea di persone che si incontravano con uno scopo. Quindi, quando la Bibbia ne parla, si riferisce a un gruppo di persone che hanno una comune unità (comunità) in Dio.

I primi cristiani del Nuovo Testamento avevano una fede comune nella comunità e nella missione (Atti 2:42-47). Si riunivano per mangiare, condividere, adorare e incoraggiarsi a vicenda ad amare e a fare il bene (Ebrei 10:24). Si riunivano per favorire la relazione con Dio, tra loro e con il mondo.

Durante questo periodo, la famiglia e gli amici vivevano già in un legame profondo e significativo con gli altri. Si incontravano principalmente nelle case e, man mano che aumentavano di numero, si riunivano ovunque fosse possibile: lungo i fiumi, nei giardini dei templi, negli spazi privati e sulle cime delle montagne. Con il passare del tempo, desideravano ardentemente un luogo abbastanza grande per potersi riunire. Se fosse stato offerto loro un edificio con servizi igienici, cucina, impianto audio per far sentire il loro messaggio a tutti, un luogo di incontro adeguato dove avrebbero potuto portare nuovi credenti e un tetto sotto il quale avrebbero potuto incontrarsi per pregare quando fuori faceva freddo o pioveva, probabilmente ne sarebbero rimasti entusiasti.

Facciamo chiarezza 
In sostanza, la chiesa non riguarda il luogo in cui adorare, ma avere un luogo dove adorare aiuta. La chiesa riguarda chi adori e come la fede si manifesta nella tua vita e nelle tue relazioni. La chiesa inizialmente era un incontro di persone che si riunivano per vivere Dio, amarsi a vicenda e portare speranza al mondo. E questo è ciò che la chiesa dovrebbe essere ancora oggi.

Quando consideriamo la chiesa solo come un luogo in cui andiamo ogni tanto per qualche ora nel fine settimana, perdiamo una parte fondamentale di ciò che significa essere cristiani.

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice: “Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono con loro” (Mt 18:20). Ciò significa che la chiesa può assomigliare a un milione di cose diverse. Significa fare un’escursione e apprezzare le meraviglie della creazione di Dio insieme agli altri. Dare da mangiare ai senza tetto lungo la strada. È sedersi in un bar con un amico e discutere dei propri dubbi. È riunirsi per sostenere un individuo e la sua famiglia dopo la perdita di un caro o un incidente. Significa avere una conversazione importante attorno a una tavola apparecchiata.

Ci si riunirà anche nel fine settimana per cantare, pregare e studiare la Bibbia. Ebrei 10:25 dice "non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno”. Quindi, anche se non si tratta dell’edificio, avere un posto dove possiamo andare ogni settimana, a un orario stabilito, è una benedizione. I primi cristiani desideravano una cosa del genere.

In un mondo che si disgrega, la chiesa ha ancora uno scopo. E per chiesa intendo una comunità di persone che si riuniscono frequentemente in comunione con Dio, con amore, fede, speranza, scopo, servizio e missione. È probabile che non la troverai se fai semplicemente parte di un club sportivo, di un gruppo di casalinghe o se passi una serata al bar con gli amici.

Nel libro Woven: A Faith for the Dissatisfied, Joel McKerrow scrive: “Ci vorrà la comunità per superare le cose. Una vera comunità. Se provieni da una tradizione cristiana, ci vuole una chiesa che possa aiutarti a percorrere il sentiero roccioso. Oppure, se la chiesa di cui fai parte non ti aiuta, ci saranno persone all’interno di essa che potrebbero farlo. Cercale. Parla con loro. Sii onesto con loro. Quando trovi queste persone, quando arrivi a conoscere la tua gente, non abbandonarla. A volte questa è l’unica cosa che ti farà attraversare il deserto”.

Capisco che la chiesa non sia perfetta. Ho visto e vissuto molte esperienze negative. Ma ne sono stata anche benedetta. Ho vissuto con altri che amano Dio. Ho visto persone uscire dall’edificio e provvedere, sostenere, accettare e amare i bisognosi.

Sono arrivata a considerare la chiesa come qualcosa di bellissimo. Un invito inequivocabile, senza riserve, universale, che riecheggia le parole di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi ristorerò” (Matteo 11:28, Cei). E ti dico che è la cosa più vicina al paradiso terrestre che abbia mai sperimentato. Spero che anche tu un giorno possa provarla.

(Zanita Fletcher è scrittrice e assistente di redazione per Signs of the Times Australia/Nuova Zelanda. Scrive dalla Gold Coast, in Queensland. Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul sito web Signs of the Times Australia/Nuova Zelanda ed è stata ripubblicata con il suo permesso).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

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