Ricordati di riposare
21 Dicembre 2022

Prendersi una pausa svela la differenza tra “fare” ed “essere”. Ci costringe a scendere dal tapis roulant e ricordare chi siamo. Gesù disse che il sabato è stato fatto per l’uomo. È l’antidoto alla mania del lavoro, un giorno speciale che ripristina il senso dei ritmi naturali.

Vanesa Pizzuto – Quando ero bambina, in Argentina, la domenica pomeriggio era un momento sacro. Tra le 14.00 e le 17.00, durante la siesta, tutto si calmava e rallentava. Anche i negozi chiudevano. Tutto quello che potevi sentire era il suono delle cicale mentre l’intero quartiere dormiva. Giovani e vecchi, ricchi e poveri erano uniti da questa meravigliosa tradizione. O almeno, ora penso che sia meravigliosa; da bambina, pensavo che dormire fosse solo una perdita di tempo!

Molti di noi lo pensano ancora. Da un lato, ci sentiamo esausti e alla disperata ricerca di riposo. Dall’altro, i nostri timidi tentativi di ritagliarci degli spazi di riposo dimostrano che pensiamo di avere cose migliori da fare con il nostro tempo.

Credo che il nostro rapporto di amore-odio con il riposo si basi su tre idee sbagliate: il tempo è denaro, essere impegnati è importante, la velocità può proteggerci dal dolore. Ma se siamo disposti a cambiare la nostra prospettiva, scopriremo quella gioia che il riposo ha sempre avuto come finalità.

1. Il tempo non è denaro 
Se il tempo è denaro, dovremmo trattarlo come un ristorante all-you-can-eat. Con disgustosa voracità continuiamo a riversare cibo nei nostri piatti traboccanti. E quando ci fa male lo stomaco, invece di fermarci, ci sbottoniamo i pantaloni per fare spazio al dolce. Se il tempo è denaro, quanto più riusciamo ad accumulare in un periodo di 24 ore – non importa quanto nausei la nostra anima – migliori saranno i rendimenti che otteniamo dal nostro investimento.

Cosa succede se il tempo non è denaro, ma vita? Pensaci: non puoi risparmiare tempo; puoi sprecarlo, ma non puoi mai recuperarlo. Oggi trascorrerai ciascuno degli 86.400 secondi della giornata, non importa quanto veloce tu vada. Come sottolinea lo scrittore minimalista zen Leo Babauta: “La vita è migliore quando non proviamo a fare tutto. Impara a goderti la fetta di vita che vivi e la vita si rivela meravigliosa. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è una fetta di vita, non l’intero buffet”.

Il tempo è molto più costoso del denaro. È la materia prima della nostra esistenza; è limitato, prezioso e fugace. Una volta esaurito, non c’è denaro che aiuti. Scegli saggiamente come utilizzare le tue giornate. Ancora Babauta: “Fare un numero enorme di cose non significa realizzare qualcosa di significativo”. Invece della quantità, punta alla qualità; mira ad avere tempo per ciò che ami veramente.

2. La tirannia della produttività 
Un paio di mesi fa ho avuto l’influenza. Ho chiamato al lavoro e ho detto che non potevo andare, e poi ho passato l’intera giornata a dormire. Sinceramente, anche se mi sentivo malissimo, in realtà ero felice perché potevo finalmente riposare senza sentirmi in colpa!

C’è orgoglio nell’essere occupati; ci fa sentire utili e importanti. Ma c’è anche un grosso rischio. Quando il nostro senso di autostima è troppo legato all’essere produttivi, ci sentiamo in colpa se ci riposiamo. Alex Soojung-Kim Pang, scrittore e sostenitore del riposo, sottolinea: “Se il tuo lavoro sei tu, quando smetti di lavorare, smetti di esistere”. Senza le foglie di fico del lavoro, ci sentiamo nudi ed esposti.

Nel suo libro In Praise of Slowness, il giornalista canadese Carl Honoré osserva con perspicacia: “Quando le persone si lamentano e dicono ‘Oh, sono così occupato, sono sempre di corsa, la mia vita è un turbinio, non ho tempo per niente’, quello che spesso intendono è ‘Guardami, sono molto importante, emozionante ed energico’”. In questo senso, riposare è un atto di umiltà. Un modo per dire: “Sono un essere limitato, non posso fare tutto. Non sono Dio”. Riposare ci fa vedere la differenza tra “fare” ed “essere”. Ci costringe a scendere dal tapis roulant e ricordare chi siamo.

3. Intorpidirsi a tutta velocità 
A un livello più profondo, credo che temiamo il riposo per le stesse ragioni per cui temiamo il silenzio. Se rallentiamo, le nostre ansie e preoccupazioni potrebbero riuscire a raggiungerci. Quindi, viaggiamo a tutta velocità, con la musica a tutto volume, per mettere a tacere la voce interiore calma e sommessa, che chiede significato. Ci diamo da fare per intorpidire la nostra solitudine, la nostra vulnerabilità.

Tuttavia, come sottolinea acutamente la ricercatrice americana Brené Brown: “Non possiamo intorpidire selettivamente le emozioni; quando intorpidiamo le emozioni dolorose, intorpidiamo anche le emozioni positive. La velocità ci farà provare meno dolore, ma ci farà anche provare meno gioia. Meno amore. Meno tutto”.

Il riposo è un atto di coraggio emotivo. È un atto di guerra contro il consumismo e la banalità. La pace e la tranquillità richiedono un po’ di tempo per abituarsi. Il silenzio può essere assordante all’inizio ma ci invita a un significato più profondo, un senso dello scopo più chiaro e un risvegliato senso di piacere. Il prezzo è alto, ma la ricompensa è grande!

Il sabato come antidoto 
Mi rendo conto che il nostro mondo postmoderno è stanco delle rivendicazioni di carattere universale. Ma permettetemi di far luce sul quarto dei dieci comandamenti: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo” (Esodo 20:8, Cei). Qui, Dio dice sostanzialmente: “Ricordati di riposare”. Lavora sei giorni, ma prenditi il settimo per riposare. Come mai? Perché se dimentichiamo di riposare, lavoreremo troppo e saremo incapaci di cogliere le tenere sfumature che ci circondano. Dimenticheremo che la nostra identità non viene dal fare, ma dall’essere. Se dimentichiamo di riposare, non avremo tempo per amare, ridere con i nostri figli e passeggiare nella natura.

Quindi, come sottolinea Wayne Muller, l’autore del libro Sabbath: Restoring the Sacred Rhythm of Rest, Dio dice: “Per favore, non farlo. Significa sprecare un dono straordinario che ti ho dato. Se conoscessi il valore della tua vita, non sprecheresti un solo respiro. Quindi, ti do questo comandamento: ricordati di riposare”. Il fatto che sia un comandamento, più che un suggerimento di stile di vita, è un atto di misericordia. Proprio come una madre che insiste quando il suo bambino esausto si rifiuta di fare un pisolino, Dio sa che è meglio per noi. Non è una regola capricciosa di un dio meschino, che vuole diminuire la nostra produttività; è la regola di un Padre amorevole che si prende cura dei nostri bisogni.

Gesù disse che il sabato è stato fatto per l’uomo (Marco 2:23-28). È un giorno che dissolve l’urgenza artificiale della nostra routine e il costante bombardamento dei media. È l’antidoto alla mania del lavoro. Il sabato ripristina il senso dei ritmi naturali: inspira ed espira, prendi e dai, lavora e riposa. Ma è molto di più: il sabato ripristina la nostra vera identità. È semplicemente un invito rivoluzionario a essere, senza fretta e con soddisfazione. Essere figli di Dio (1 Giovanni 3:1). Il sabato afferma che la nostra identità e il nostro valore sono definiti. Il sabato asserisce che Dio Padre si rallegra di noi. “Osservare il sabato significa dare tempo e spazio alla grazia di Dio nel nostro calendario” afferma lo scrittore AJ Swoboda, appassionato sabatista. Non abbiamo bisogno di guadagnare il nostro valore o il nostro riposo, li riceviamo dal nostro amorevole Padre come doni.

(Questo articolo è apparso per la prima volta su Signs of the Times Australia. Vanesa Pizzuto è una giornalista freelance e conduttrice radiofonica. Vive a Londra)

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

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