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La strage familiare di Altavilla Milicia (Palermo), compiuta dal fanatico religioso Giovanni Barreca, ha portato alla ribalta il fenomeno delle sette.
“Si tratta di comunità, in apparenza accoglienti e seducenti, che nella realtà sfruttano la fragilità sociale e psicologica delle persone per ridurle in una sorta di schiavitù”. Così inizia un articolo di TGCom24, che ripropone l’allarme sociale rispetto alle sette religiose, diffuse e potenzialmente pericolose. Nel caso della strage di Altavilla è stata tirata in ballo anche una chiesa evangelica locale di orientamento pentecostale
Ma le cose stanno davvero così? È corretto sociologicamente e giornalisticamente parlare di sette? È la dimensione religiosa la prima chiave di lettura di questa tragedia familiare? O non è piuttosto la povertà, l’ignoranza e l’isolamento sociale – anche rispetto alle comunità di fede originali – il brodo di coltura della violenza e della follia, dell’ennesimo femminicidio e infanticidio?
Su questi temi Claudio Coppini e Roberto Vacca hanno sentito il parere di Raffaella Di Marzio, direttrice del Centro Studi LIREC (Libertà di religione, credo e coscienza).
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