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Ci sono volute 18 ore perché Georges Salines sapesse se sua figlia Lola era tra i sommersi o i salvati. E ci sono voluti 3 giorni perché Azdyne Amimour uscisse dalla prigione dove era stato torchiato: suo figlio Samy era uno dei tre terroristi che hanno seminato orrore al Bataclan. Entrambi, Lola e Samy, avevano 28 anni. Entrambi sono morti in quel teatro parigino. Due padri, due lutti. Non uguali però: Azdyne aveva sulle proprie spalle anche il peso della colpa.
Due padri che si sono incontrati, hanno voluto conoscersi e percorrere insieme il sentiero stretto e doloroso del perché. Perché Samy, ragazzo educato, obbediente, intelligente, quel 13 novembre 2015 ha scelto di uccidere altri ragazzi come lui, altre ragazze come Lola?
La risposta la stanno cercando insieme, come insieme sono arrivati ieri a Milano a parlare agli studenti dell’Università Cattolica in un incontro dal titolo profetico: “Sperare contro ogni speranza. Il coraggio del dialogo dopo il terrorismo”. «Non volevo lasciarmi sopraffare dall’odio», ha esordito Georges Salines, medico condotto che poche settimane dopo gli attentati di Parigi ha creato una associazione di familiari di vittime. «Alla fine ho capito che ero una vittima anch’io», ha rincalzato Azdyne.
Così inizia l’articolo di Antonella Mariani apparso sul quotidiano Avvenire del 14 maggio 2025. Il tema della riconciliazione, che esce dalla dolorosa vicenda privata e diventa contrasto all’odio diffuso nella società, è la vicenda concreta di due padri, ma anche la metafora di un possibile percorso per andare oltre i conflitti che distruggono la nostra società. E’ anche la proposta cristiana che rievoca termini evangelici quali perdono e riconciliazione, un processo lungo che non va banalizzato, ma accolto come un miracolo dello Spirito quando lo scorgiamo in mezzo a noi. Ce ne parla oggi il professor Alessio Del Fante intervistato da Claudio Coppini e Roberto Vacca nel corso della diretta RVS del 15 maggio 2025.
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