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Nell’aula del consiglio regionale toscano, ieri con 27 voti di Pd, Italia Viva, Cinquestelle e Gruppo misto, contro 13 delle opposizioni, l’assemblea ha approvato la prima legge italiana sul fine vita. La norma dà indicazioni su tempi e procedure da rispettare per garantire il diritto al suicidio medicalmente assistito riconosciuto nell’ormai lontano 2019 dalla Corte Costituzionale, che aveva chiesto al Parlamento di fare una legge, mai arrivata. (…) Le polemiche sulla norma approvata in Toscana non ci hanno messo molto ad esplodere. «Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti», ha detto il cardinale Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana. Il vicepresidente della Cei Francesco Savino si è detto dispiaciuto: «Tra l’accanimento terapeutico e l’eutanasia c’è una terza possibilità, quella delle cure palliative» (da “Repubblica” del 12-02-2025).
Su questo tema Roberto Vacca ha chiesto un parere al pastore Davide Romano, docente alla Facoltà avventista di teologia di Firenze e responsabile del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa dell’Unione italiana delle Chiese Avventiste. Nella seconda parte dell’intervista, un cenno sul tema del convegno che si svolgerà alla Camera dei Deputati a Roma il prossimo 19 febbraio – promosso dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Commissione delle Chiese Evangeliche per i rapporti con lo Stato – che verterà sul tema: “40 anni dopo la prima intesa. Bilanci, prospettive, criticità”.