Si avvia alla conclusione la sessione estiva 2022 del SAE. Una testimonianza avventista

Si avvia alla conclusione la sessione estiva 2022 del SAE. Una testimonianza avventista


Domenica 24 luglio è iniziata ad Assisi la 58a sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (Sae-Aps) dal titolo “In tempi oscuri, osare la speranza, le parole della fede nel succedersi delle generazioni. Una ricerca ecumenica (2)”. La sessione, che si conclude sabato 30 luglio, riparte dal cammino della sessione del 2021 sul linguaggio per dire Dio alle nuove generazioni, e quest’anno si focalizza su come annunciare la speranza in un periodo come quello odierno, vessato dal covid, dalla guerra e dai disastri climatici causati dagli esseri umani.

Ascoltiamo la testimonianza di due partecipanti di fede avventista: il pastore Davide Romano, direttore dell'Istituto di Cultura Biblica Villa Aurora, e Michele De Giovanni, studente alla Facoità avventista di teologia di Firenze.

In tempi oscuri osare la speranza. A partire da un viaggio di penitenza

In tempi oscuri osare la speranza. A partire da un viaggio di penitenza


Si sta svolgendo ad Assisi la 58a sessione di formazione ecumenica del SAE, Segretariato Attività Ecumeniche, associazione interconfessionale di laiche e laici per l'ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano. Il tema anche di quest'anno (come già per l'anno passato) è In tempi oscuri, osare la speranza. Le parole della fede nel succedersi delle generazioni

Claudio Coppini e Roberto Vacca intervistano sul tema della sessione uno dei partecipanti, il pastore avventista Saverio Scuccimarri, decano della Facoltà avventista di teologia di Firenze.

Nella seconda parte, l'intervista verte su una notizia di attualità, prendendo spunto da un articolo apparso sul Corriere della Sera:

Il Papa in Canada e le scuse agli indigeni dopo due secoli di abusi. "Io qui per penitenza", dice Papa Francesco. Niente cerimonie festose, anche in aereo Francesco ha ripetuto ai giornalisti che si tratta di «un viaggio penitenziale, facciamolo con questo spirito», il dolore al ginocchio è il meno. È arrivato qui ieri per «incontrare e abbracciare le popolazioni indigene» e fare i conti con le responsabilità della Chiesa in quello che la Commissione governativa «per la verità e la riconciliazione», nel 2015, ha definito «genocidio culturale»: lo scandalo delle «scuole residenziali» per i nativi, 150 mila bambini strappati ai genitori e sradicati da case e cultura tra l’Ottocento e il Novecento, assimilazione forzata, botte a chi non parlava inglese e malnutrizione, violenza e abusi, dai tremila ai seimila morti, la scoperta di fosse comuni. Lo aspettavano da anni: il Papa che viene nelle loro terre e chiede scusa (dal "Corriere della Sera", del 25-07-2022, articolo di Gian Guido Vecchi). 

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