Il coraggio di dire basta.
In un mondo lacerato da contrasti e violenze, la tolleranza è un valore da riscoprire. Ma cosa significa davvero “tollerare” quando ci si trova a subire o a essere testimoni di situazioni di abuso, oppressione, ingiustizia?
Due ricorrenze ci aiutano a riflettere, la Giornata della tolleranza (16 novembre), e la campagna enditnow® (12 ottobre) dei Ministeri Femminili della Chiesa avventista, che invita a porre fine alla violenza, in particolare quella domestica. Queste date, apparentemente distanti, si intrecciano in un tema comune: fino a dove può spingersi la tolleranza, prima di diventare omertà? Cristianamente, cosa possiamo tollerare?
La tolleranza evangelica non è mai complicità. Cristo stesso, mite e umile di cuore, non ha mai taciuto davanti all’ingiustizia. Ha perdonato, sì, ma non ha mai accettato che il male fosse chiamato bene. La fede cristiana non chiede a nessuno, tanto meno a una donna, di subire passivamente la violenza in nome della pazienza o del dovere coniugale.
La dignità della persona è sacra, perché nasce da Dio (1 Corinzi 3:16). Chi colpisce, umilia, manipola, tradisce, disprezza, non solo ferisce un altro essere umano, viola anche un’immagine del Creatore.
Una donna non è chiamata a rimanere in silenzio, ma a custodire la propria vita con fermezza, cercando sostegno, rompendo l’isolamento, rialzandosi nella verità. “Per amore di Sion non tacerò” (Isaia 62:1). Così dovrebbe dire ogni donna ferita: “Non tacerò più, per amore mio, per amore dei figli, per amore della giustizia”.
La vera tolleranza nasce dalla verità. È la capacità di convivere con la differenza, ma non con l’oppressione. La tolleranza evangelica è quella che dice: “Non ti odio, ma non accetto che tu calpesti il dono di Dio in me”.
Dio non vuole che qualcuno resti intrappolato nella paura. Il vangelo è liberazione, guarigione, verità che fa rinascere. Ogni comunità di fede dovrebbe essere luogo di accoglienza e non di giudizio; rifugio sicuro e non rifugio del silenzio.
Nel mese di novembre, lasciamo che queste giornate non siano solo date da ricordare, ma semi da piantare. In ogni casa, in ogni chiesa, in ogni cuore.
Abigaela Trofin
[Fonte: Il Messaggero Avventista, novembre 2025]
[Immagine di copertina: Juandisalinas su pixabay.com]







