Ho letto che Colossesi 1:15-20 è un inno cristiano. È vero? E se è così, qual è il suo scopo?”. La domanda di un lettore di Adventist Review ci incoraggia a riflettere su questi versi senza tempo.
Ángel Manuel Rodríguez – Si crede generalmente che Colossesi 1:15-20 sia un inno paleocristiano e che esprima, in modo sintetico, elegante, profondo e poetico, la magnificenza di Cristo come Creatore e Redentore. Se lo consideriamo un inno, vediamo che contiene due strofe: Cristo il Creatore (vv. 15-17) e Cristo il Redentore (vv. 18-20).
1. Il Cristo cosmico (vv. 15-17)
La prima strofa offre uno scorcio importante sull’opera cosmica di Cristo. Infatti è presentato come “l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura” (v. 15; “primogenito” nel senso di supremazia sulla creazione). Il significato di questi due titoli è sviluppato dall’affermazione che tutte le cose sono state create “per mezzo di lui”. Egli è il Creatore del cosmo, vale a dire che ha creato ogni cosa in cielo e in terra, sia visibili sia invisibili, così come tutti gli esseri celesti: “troni, signorie, principati e potestà” (v. 16).
Tre preposizioni sono usate, nel versetto 16, per descrivere l’atto della creazione: tutto è stato creato “in lui” (in comunione con lui; in assenza di peccato), “per mezzo di lui” (indica l’atto della creazione), e “in vista di lui” (orientato verso Cristo come centro). L’inno prosegue chiarendo che il Figlio di Dio non è una creatura, perché egli è “prima di tutte le cose” (v. 17, ND) e perché esse sono state “create per mezzo di lui e in vista di lui” (v. 16).
Il testo specifica, infine, che “tutte le cose sussistono in lui” (v. 17). Cristo è colui che tiene insieme il cosmo e ne preserva l’esistenza. La prima strofa ci dice chi è il Figlio rispetto alla creazione (egli è l’immagine del Dio invisibile, il Creatore e il Sostenitore) e indica la sua superiorità e il suo primato su tutta la creazione (“il primogenito di ogni creatura”) in quanto suo Creatore e Sostenitore.
2. Cristo il Redentore (vv. 18-20)
La seconda strofa identifica il Figlio come capo del suo corpo, la chiesa, e come l’inizio di una nuova umanità. Il titolo “primogenito dai morti” (v. 18) enfatizza il suo primato su coloro che saranno risuscitati, poiché senza la sua risurrezione non ci sarebbe la risurrezione dei defunti. Il concetto di supremazia è ulteriormente definito dalle parole: “affinché in ogni cosa abbia il primato” (v.18), cioè il Figlio ripristinerà ciò che gli apparteneva quando creò ogni cosa. Questo è possibile grazie alla sua incarnazione: “Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza” (v. 19). Lo scopo dell’incarnazione è pronunciato: riconciliare tutte le cose, nei cieli e sulla terra, mediante la sua morte sacrificale. In un modo o nell’altro, tutto il cosmo sarà riconciliato con il Figlio (cfr. Filippesi 2:9-11).
3. Commenti sull’inno (Colossesi 1:15-20)
La prima strofa presenta il Figlio come il Creatore che è essenzialmente diverso dalla creazione: Egli è divino. La sua supremazia e il suo ruolo principale nella creazione sono indicati in modo chiaro. Egli è l’immagine del Dio invisibile nel cosmo. È l’immagine di Dio e il primogenito della creazione, la cui responsabilità primaria è di rivelare al cosmo la bontà di Dio. In questo momento della storia cosmica, egli assume questo ruolo così importante.
La prima strofa descrive la condizione dell’universo in assenza di un conflitto cosmico. La seconda strofa presuppone il conflitto cosmico e racconta l’opera del Figlio che consiste nella riconciliazione di tutto il cosmo. L’effetto di questa opera è visibile adesso nel suo primato all’interno della chiesa e raggiungerà dimensioni cosmiche attraverso la riconciliazione universale.
(Ángel Manuel Rodríguez, dottore in teologia, ha servito come pastore, professore e teologo. Ora è in pensione)
[Fonte: adventistreview.org. Traduzione: Veronica Addazio]