Una nuova scoperta archeologica porta il nome del re Ezechia
22 Dicembre 2015

Hezekiah-seal-2Due i motivi per cui l’impronta del sigillo reale ritrovato è importante.

ARnews/Notizie Avventiste – L’Università ebraica di Gerusalemme ha annunciato una scoperta significativa: la prima impronta di sigillo mai trovata dagli archeologi a Gerusalemme su cui è inciso il nome di un re giudeo.

L’incisione dice: “Appartiene a Ezechia, [figlio di] Acaz, re di Giuda”.

La Bibbia parla di Ezechia, che regnò dal 715 al 686 a.C., nei libri 2 Re, Isaia e 2 Cronache, per le sue grandi riforme prima della campagna assira di Sennacherib. Un testo dice: “fra tutti i re di Giuda che vennero dopo di lui o che lo precedettero, non ve ne fu nessuno simile a lui” (2 Re 18:5).

L’impronta del sigillo era stato trovato nel 2009, durante gli scavi all’Ophel, diretti dalla prof.sa Eilat Mazar dell’Istituto di Archeologia presso l’Università ebraica di Gerusalemme, vicino al palazzo reale, ma è stata identificata quest’anno, mentre veniva preparata la relazione finale degli scavi.

La bulla è molto piccola, misura 9,7 per 8,6 millimetri. Il sigillo veniva apposto su un documento scritto su papiro o pergamena. Su una stringa, legata intorno al documento, veniva messo un pezzo di fango bagnato che poi il re colpiva con il suo sigillo personale. Diverse centinaia di queste bullae sono state trovate a Gerusalemme, durante gli scavi all’Ophel, grazie alla procedura di vagliatura a umido, che consiste nello spruzzare acqua in un contenitore con i sedimenti scavati.

La bulla di Ezechia è importante per due motivi.
Il significato delle immagini. Ci sono tre immagini al centro del sigillo. Un disco solare con sei raggi e con ali rivolte verso il basso, affiancato su entrambi i lati dall’ankh, il simbolo della vita eterna. Perché Ezechia li avrebbe posti sul suo sigillo quando la Bibbia dice che il re tolse da Gerusalemme le pratiche di culti sincretistici? Invece, il sigillo del suo malvagio padre, Achaz, non ha simboli, ma solo scritte in ebraico.

Ci sono due possibili spiegazioni. Ezechia può aver impiegato simboli egiziani perché era politicamente alleato con l’Egitto. Oppure, Ezechia utilizzava immagini che anche la Bibbia attribuiva al Signore. Il Salmista dice: “Dio, il Signore, è sole e scudo” (Sal 84:11). E il profeta scrive: “Ma per voi che avete timore del mio nome spunterà il sole della giustizia, la guarigione sarà nelle sue ali” (Mal 4:2). In questo caso, l’uso di queste immagini da parte di Ezechia non indica necessariamente concetti egiziani, ma ebraici.

Altre otto bullae che portano il nome di Ezechia sono conosciute nel mercato antiquario. Sei di queste recano inciso uno scarabeo alato, simbolo del potere regale. Secondo una ricerca condotta da Robert Deutsch e pubblicata nel numero di Biblical Archaeology Review, luglio-agosto 2002, ce ne sono due che sono identiche all’impronta di sigillo identificata quest’anno. Quindi le immagini su tre impronte sono state impresse con lo stesso sigillo e sembrano suggerire dei cambiamenti avvenuti nel sigillo di Ezechia forse dopo la sua guarigione da una malattia mortale descritta in 2 Re 20:1-8, anche se la datazione non è certa a causa del contesto stratigrafico misto del ritrovamento.

È stato trovato a Gerusalemme. Questa è la prima impronta di sigillo di un re giudaico rinvenuto in scavi legali a Gerusalemme. Tutte le altre impronte di sigilli trovate prima sono avvolte nell’incertezza, perché la loro origine precisa è sconosciuta. Ora, invece, è chiaro che le due impronte identiche già conosciute sono autentiche e provengono dallo stesso sigillo.

Attraverso l’archeologia possiamo andare indietro nel tempo e virtualmente stringere la mano al re Ezechia, perché è molto probabile che è dal sigillo sulla sua mano che sono state fatte queste impronte.

(© Eilat Mazar Foto: Ouria Tadmor)

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