Vivere secondo la Bibbia?
8 Settembre 2023

Qualche anno fa, il giornalista newyorkese A. J. Jacobs ha vissuto (e documentato) 365 giorni seguendo letteralmente le indicazioni contenute nella Scritture. Quali spunti trarre dal suo libro ancora oggi? Quanto conta la relazione e l’incontro sincero con Dio nell’approccio al testo biblico?

Nathan Brown – Molti cristiani dicono di prendere la Bibbia alla lettera. Trascorrono regolarmente del tempo a leggere questo libro che ritengono ispirato da Dio e cercano di capire come applicarlo alla loro vita. Studiano le Scritture con i loro amici, sono istruiti su questi temi durante i servizi di culto e leggono altri libri sulla Bibbia per accrescere la propria comprensione del testo.

Ma è possibile prendere alla lettera e mettere in pratica le istruzioni di un libro antico – alcune parti sono state scritte più di 3000 anni fa – pur vivendo una sorta di normale esistenza urbana nel mondo di oggi? Quale impatto avrebbe sul vissuto quotidiano, sulle relazioni e la spiritualità? E la propria vita sarebbe migliore, considerando tutto l’impegno che ci vuole per prendere sul serio le numerose indicazioni della Bibbia?

Sono alcune delle domande che hanno stimolato il giornalista A. J. Jacobs nella sua ricerca volta a vivere letteralmente, per un anno intero, come dispone la Bibbia. Cresciuto in una famiglia ebrea laica a New York City, Jacobs descrive se stesso come un agnostico che ha speso del tempo a considerare molte argomentazioni a favore dell’esistenza di Dio, ma non ne è mai stato convinto.

Tuttavia, il riemergere del tema religioso nei titoli dei giornali e un interesse personale nell’esplorazione del proprio retaggio ebraico, così come l’idea di scrivere un libro intrigante e potenzialmente divertente, hanno portato Jacobs a sperimentare “un anno di vita secondo la Bibbia". Il primo passo è stato quello di setacciare le Scritture alla ricerca del maggior numero possibile di precetti, regole e istruzioni.

Dai dieci comandamenti e dalla regola d’oro ("Fai agli altri come vorresti che facessero a te"), alle misteriose minuzie delle leggi sulla purezza nell’Antico Testamento, l’elenco di Jacobs ammontava a più di 700 istruzioni specifiche. Poi, con un gruppo di consulenti teologici e spirituali, si è organizzato per metterle in pratica. Il risultato è il libro The Year of Living Biblically (Un anno vissuto biblicamente, 2007 ndt), in cui racconta l’esperimento.

I cambiamenti più evidenti hanno riguardato il suo aspetto esteriore, in particolare la barba piena e folta. Si è anche abituato a portare dovunque un piccolo sgabello pieghevole, in modo da evitare di sedersi dove qualche "impuro" si fosse accomodato. La sua dieta è cambiata, così come l’uso del linguaggio e il modo di conversare.

Durante tutto l’anno, Jacobs ha trascorso del tempo con vari credenti: uomini ebrei chassid che ballavano in modo forsennato, un raduno di atei devoti, una famiglia di agricoltori Amish, pellegrini e turisti al Muro del Pianto di Gerusalemme, una mega-chiesa cristiana fondamentalista, un gruppo di pastori israeliani, cristiani che maneggiano serpenti e, ovviamente, la famiglia allargata di Jacobs, con le sue diverse modulazioni di vita e di fede. Tutti cercavano di vivere la fede in un certo modo e la maggior parte di loro provava ad applicare, a tal scopo, alcuni elementi della Bibbia.

Jacobs ha ricercato buone azioni da compiere per gli altri e ha condiviso con sua moglie (molto paziente) l’impegno ad adempiere il primo invito della Bibbia rivolto all’umanità: "Siate fecondi e moltiplicatevi ". Ha anche lapidato, con ciottoli molto piccoli, un’adultera che aveva confessato di esserlo, e ha preso parte alla macellazione kosher dei polli. Ha sperimentato la preghiera, si è esercitato a soffiare uno shofar di corno di ariete e ha scoperto una varietà di storie e personaggi riportati nella Bibbia.

Per un anno intero, Jacobs si è buttato a capofitto nel suo progetto e tutto questo, naturalmente, ha influito sui suoi atteggiamenti e convinzioni. Nel suo modo di procedere a tentoni, ha sentito di essersi avvicinato a quel Dio in cui non era ancora convinto di credere. È diventato più tollerante nei confronti della religione e delle molte forme di osservanza con le quali si approcciava. E sentiva di essere una persona migliore, più premuroso con gli altri e “devoto” alla pratica di dire “grazie”.

Forse, però, la più grande domanda che la ricerca di Jacobs solleva è come la Bibbia sia meglio applicabile alla vita di oggi. Pochi credenti si spingono fino alla stessa modalità con cui Jacobs l’ha presa alla lettera, anche se alcuni dei credenti con cui ha passato del tempo hanno la loro versione su questa ricerca. Ci sono, inoltre, le situazioni che si presentano nel mondo di oggi e che non sono specificamente affrontate dalla Bibbia. Le lacune emergono in modo inevitabile quando si cerca di far corrispondere il testo alla vita.

Nel suo libro e tramite l’esperimento stesso, Jacobs sostiene che se i credenti non sono disposti a fare almeno altrettanto, non possono pretendere di considerarsi letteralisti. In un certo senso ha ragione e questo solleva la questione di come i credenti scelgano cosa prendere alla lettera e cosa ignorare, spiegare o altrimenti adattare alla propria cultura e alle circostanze.

Se il testo stesso della Bibbia non è l’autorità finale, se qualcosa o qualcun altro stabilisce ciò che i fedeli credono e applicano alla loro esistenza, come potranno essi determinare chi sarà quel qualcosa o quel qualcun altro, e quale ruolo continua a svolgere la Bibbia?

Probabilmente riusciamo a trovare un suggerimento in uno dei libri precedenti di Jacobs. L’autore non è nuovo a questo tipo di giornalismo immersivo: condurre un esperimento nella propria vita e poi riferirne gli effetti. In The Know-It-All (Il sapientone, 2004 ndt), ha letto l’intera Enciclopedia Britannica come parte della sua "umile ricerca per diventare la persona più intelligente del mondo". Tra le sue conclusioni al termine di quella esperienza, Jacobs afferma: "So che conoscenza e intelligenza non sono la stessa cosa, ma vivono nel medesimo quartiere". Lo stesso si potrebbe dire riguardo al suo utilizzo della Bibbia. Le regole e le relazioni non sono la stessa cosa, ma vivono nel medesimo quartiere. La relazione avviene tra il credente e il Dio che ha ispirato le Scritture. Nel contesto di questo rapporto, la Bibbia non è tanto un elenco di regole quanto una raccolta di storie ed esempi.

Sì, le persone scoprono Dio dedicando del tempo alla lettura della Bibbia, e in questo modo possono certamente saperne di più sul Signore e su come egli è. Le regole indicate nella Bibbia sono pratiche e discipline spirituali: quando diventano parte della nostra vita, possono aiutarci a edificare una relazione con Dio. Come ha capito Jacobs, trascorrere del tempo e mettere in pratica intenzionalmente queste regole può avvicinarci a Dio e persino aiutarci a diventare persone migliori.

Ma la Bibbia è più efficace quando viene letta da chi ha un rapporto con Dio. Il credente arriva alla consapevolezza che le regole scritte 3000 anni fa sono meno importanti dei principi che dimostrano. Questi principi sono più facilmente applicabili alla vita odierna. E la relazione, la crescente conoscenza ed esperienza con Dio diventa quel Qualcuno e quel Qualcosa che ci guida nell’applicazione dell’antica saggezza della Bibbia.

Man mano che Dio opera nella vita del credente, le Scritture diventano fonte di guida, saggezza e ispirazione, molto più profonda della lista di Jacobs delle 700 e più regole estratte da un vecchio manoscritto polveroso. Nel contesto della relazione, le indicazioni volte a preservare e far crescere quello stesso rapporto hanno più senso.

Come dimostra l’esperimento di Jacobs, prendere la Bibbia alla lettera può trasformare, persino migliorare, la vita. Ma incontrare Dio e permettergli di parlare dentro e attraverso le Scritture nel contesto di una relazione con Lui, ci cambierà per sempre.

(Nathan Brown è editore per la Signs Publishing Company di Warburton, in Australia. Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul sito web Signs of the Times Australia/New Zealand ed è ripubblicata con autorizzazione).

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

 

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