La ricerca di significato
29 Febbraio 2024

Qual è il senso della vita? Un interrogativo che interpella ogni essere umano e sollecita il mondo dell’arte… E se riformulassimo la domanda?
Ricominciamo da Dio?

Bruce Manners – Nell’episodio della serie tv I Simpsons intitolato “Homer l’eretico”, Homer Simpson parla con Dio e il dialogo si svolge così: 
Homer: Dio, qual è il significato della vita? 
Dio: Homer, non posso dirtelo, lo scoprirai quando morirai. 
H.: Oh, non posso aspettare così a lungo. 
D.: Non puoi aspettare sei mesi? 
H.: No, dimmelo adesso. 
D.: Oh, va bene. Il senso della vita è… [e qui partono il tema musicale e i titoli di coda e finisce la puntata].

Questo scambio è un po’ più stimolante della risposta trovata in "Monty Python – il senso della vita". Nel film, Michael Palin riceve una busta, la apre e dice con nonchalance: “Beh, non è niente di così speciale. Cerca di essere gentile con le persone, evita di mangiare grassi, leggi un buon libro ogni tanto, fai qualche passeggiata e cerca di vivere in pace e in armonia con le persone di ogni credo e nazione". 
Ok, non è profonda, ma è meglio della risposta fornita dal gigantesco computer Pensiero Profondo del libro di Douglas Adams Guida galattica per autostoppisti:“… È stato chiesto di trovare la risposta alla vita, all’universo e a tutto quanto. Dopo sette milioni e mezzo di anni venne fuori: 42. Ma a quel punto nessuno riusciva a ricordare la domanda".

Nel suo libro The Purpose Driven Life (La vita con uno scopo), Rick Warren inizia con tre parole sul significato della vita: "Non riguarda te". Anche se ad alcuni potrebbe piacere pensare che il mondo ruoti attorno a loro stessi, il significato è molto più grande di qualsiasi individuo. “Se vuoi sapere perché sei stato messo su questo pianeta” aggiunge Warren “devi cominciare da Dio”.[1] Bertrand Russell, filosofo ateo dell’inizio del XX secolo, è d’accordo almeno in questo senso: “A meno che non si presuma l’esistenza di Dio, la questione del significato e dello scopo della vita è irrilevante”.

Cominciare da Dio? La Bibbia inizia con il Signore: “Nel principio Dio creò…” (Genesi 1:1). Dio crea gli esseri umani a sua immagine. Leggete questo come l’interesse di Dio ad avere una relazione con noi. È molto più che dare la vita: un’ameba vive e basta. Qui si tratta di vita e amore, e di amore che dà libertà, specialmente la libertà di scegliere, e di scegliere anche di ribellarsi.

La Bibbia inizia con Dio che fa emergere l’ordine dal caos. Nel terzo capitolo del libro della Genesi, la ribellione umana reintroduce il caos. Il rapporto con Dio è interrotto e il quadro cambia. I primi esseri umani non sono più sicuri e protetti all’interno di un giardino; iniziano a guadagnarsi da vivere nelle terre desolate.

Ci interroghiamo su Dio, allora. Ci chiediamo perché non risolve i problemi. Guerra, violenza, omicidio, malattia, abuso. E i problemi diventano domande: domande su Dio; domande sul senso della vita. Dimentichiamo troppo facilmente che i ribelli siamo noi, non Dio. Le scelte hanno delle conseguenze. La Bibbia inizia con Dio ed è coerente nel mostrarlo all’opera dietro le quinte per riportarci a sé. Lo trovate nelle storie: Noè, Abramo, Mosè, Davide, Salomone… Lo troviamo negli scritti: Esodo, Geremia, Isaia, Ezechiele, Osea…

L’immagine è quella di Dio che tenta di ristabilire una relazione. Scoprirete presto che si tratta di amore. Amore a braccia aperte. L’amore a braccia aperte e inchiodate alla croce. Ecco l’atto d’amore definitivo. Il Figlio di Dio muore della morte che noi, ribelli, meritiamo.

E ancora: il Figlio di Dio risorge dal sepolcro. La sua vittoria sulla morte rende reale la promessa della vita eterna per i suoi discepoli. Non siamo stati dimenticati.

La Bibbia si apre in Genesi 1 con Dio che crea, e termina in Apocalisse 22 con una tripla promessa del Figlio di Dio: "io vengo presto" (v. 7); “io vengo presto” (v. 12); “Sì, vengo presto!” (v. 22). E a quel punto il progetto di rinnovamento sarà completo.

Potremmo dire che “presto” non sia abbastanza presto, ma Dio procede secondo il suo piano, non il nostro. Capisce la situazione meglio di noi. La nostra speranza e il nostro conforto sono legati al fatto che lui è lì, è all’opera e sta arrivando.

Dice il rabbino Harold Kushner: “Un mondo senza Dio sarebbe un mondo in cui la forza di gravità ci tirerebbe giù e non ci sarebbe una forza contraria a sollevarci, a purificarci qualora ci fossimo macchiati quando inciampavamo e cadevamo, e ad assicurarci che meritiamo una seconda possibilità”.[2]

Il rabbino aggiunge: “In un mondo senza Dio, saremmo tutti soli”. Ma, grazie a Dio, non lo siamo. Non c’è dubbio che, nella ricerca del significato e dello scopo della vita, Dio ci fornisca una risposta più soddisfacente del "42" del libro di Adams che abbiamo citato.

Note 
[1] R. Warren, The Purpose Driven Life (La vita con uno scopo), Zondervan, Grand Rapids, Michigan, 2002, p. 17. 
[2] H. Kushner, Who Needs God (Chi ha bisogno di Dio), Simon & Schuster, New York, 2002, p. 209. 

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio] 

 

 

 

 

 

 

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