«E Dio vide che tutto quel che aveva fatto era davvero molto bello (tov meod, lett. “molto buono”)» (Gn 1:31, Tilc). La prima dimora dell’uomo è un giardino in cui tutto il sistema eco biologico è così ben armonioso che viene definito «molto bello» o «molto buono», non proprio perfetto ma abbastanza simile. Con le scelte egoistiche dell’uomo anche la natura amica e benigna si è trasformata in una matrigna arcigna. Paolo spiega che la buona creazione delle origini «è stata sottoposta alla vanità» (Rm 8:20) e anch’essa oggi anela ad essere «liberata dalla corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio» (v. 21). Quale cambiamento è avvenuto nella creazione? Quante proprietà curative erano presenti in essa quando tutto era «molto buono» e quanti disastri sono, invece, possibili da quando è sottoposta «alla vanità e alla corruzione»? Fanno sorridere quei credenti che sperano di ritornare all’Eden dimenticando tutto il percorso fatto lontano da esso! La morte e la risurrezione di Cristo ci invitano a guardare non al passato ma all’avvenire, alla speranza, quella stessa che la creazione attende gemendo come fosse «in travaglio» (v. 22).
Echi biblici attraverso una pietra spezzata
Una stele di basalto nero, rinvenuta nel deserto della Giordania, riporta un’iscrizione con il primo uso conosciuto del nome di Yahweh (uno dei nomi di Dio nell’Antico Testamento).
Tor Tjeransen