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16 Luglio 2015
Alamo Dome
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I delegati dell’Assemblea Mondiale hanno detto “no” alla possibilità che le 13 aree geografiche della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno decidano indipendentemente se consacrare o meno le pastore.

Notizie Avventiste – Manteniamo la politica attuale. Questo il senso del voto dell’Assemblea Mondiale della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, riunita a San Antonio, in Texas, dal 2 all’11 luglio. Infatti, i delegati non si sono espressi direttamente sulla consacrazione delle donne al ministero pastorale; la vittoria del “no” semplicemente non ha dato alle 13 aree geografiche in cui è suddivisa la chiesa nel mondo la libertà di decidere se consacrare o meno le pastore. E motivazioni anche non legate specificatamente alla consacrazione femminile possono aver portato alcuni a dire “no”.

Il 58,4 per cento dei delegati si sono espressi negativamente, nella votazione dell’8 luglio, avvenuta per scrutinio segreto alla fine di una giornata di discussione, contro il 41,6 per cento dei favorevoli.

“Il voto è sicuramente un atto storico, che rischia tuttavia di mettere in difficoltà la chiesa”, ha affermato a caldo Giuseppe Cupertino, segretario della Unione avventista italiana (UICCA) e delegato all’Assemblea, subito dopo l’annuncio dell’esito della votazione. “A parte molti paesi ‘occidentali’, che si sono mossi nella direzione di riconoscere il ministero pastorale delle donne, vi sono anche alcuni paesi asiatici che per le particolari condizioni locali hanno una quota considerevole di donne impegnate nella leadership delle chiese”, ha aggiunto.

Per Ted N. C. Wilson, rieletto presidente della chiesa mondiale per il prossimo quinquennio, il voto non ha nulla a che vedere con la consacrazione delle donne come anziani delle chiese locali, una pratica basata su norme in vigore da diversi decenni, e non riguarda i pastori autorizzati, qualifica ricoperta da uomini e donne.

Dello stesso parere il presidente della Regione Nordamericana (Nad), Daniel R. Jackson, che ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma tra l’altro:

“È di vitale importanza comprendere che la Nad continuerà a seguire le direttive del Working Policy della chiesa avventista mondiale, che permette alle Federazioni e alle Unioni di abilitare le donne a svolgere il ruolo di pastori autorizzati. Continueremo inoltre a incoraggiare il ricorso alla consacrazione delle donne come anziani e diaconesse locali”.

L’esito del voto ha comunque deluso gli avventisti che fanno parte di quel 2 per cento di membri di chiesa residenti nel cosiddetto “nord globale”; anche se il 41,6 per cento di voti favorevoli fa pensare che qualcosa stia cambiando.

“È vero, la percentuale indica che anche nel ‘sud globale’, dove risiede il 98 per cento degli avventisti, si fa strada un’altra concezione rispetto a quella della cultura locale”, ha affermato positiva Dora Bognandi, direttore associato del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa dell’UICCA. “Nella chiesa avventista, la consacrazione pastorale è valida a livello mondiale e non tutti hanno come retaggio culturale la parità tra uomo e donna”, ha aggiunto.

Per la Regione Transeuropea (Ted) della Chiesa, che comprende anche Regno Unito e vari paesi del Nord Europa, il risultato è stato deludente. Molte nazioni all’interno della Regione sono tra i più laici del mondo e non solo hanno norme rigorose in materia di parità di genere sul posto di lavoro, ma hanno anche molti giovani di talento nella chiesa che vogliono capire perché la consacrazione delle donne dovrebbe essere un problema.

Dopo il voto, il past. Raafat Kamal, presidente della Ted, ha ritenuto l’esito “come una decisione globale che colpisce un contesto locale”. Ha quindi dichiarato: “Dovremo affrontare le ripercussioni locali che avrà nel contesto della Ted”.

Ci sono oltre sessanta pastore che lavorano nell’area geografica della Ted. Altre trenta donne ricoprono incarichi amministrativi.

“Sono state a guardare con vivo interesse quanto è successo oggi”, ha proseguito Kamal, “Per loro, così come per tutti gli avventisti nei 22 paesi che la Ted rappresenta, abbiamo bisogno di discutere la via da seguire. Dobbiamo sostenere le nostre pastore e le chiese di cui si occupano”.

(Foto: @Zemleduch)

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