Intervista al past. Davide Romano, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa dell’Unione Italiana delle chiese cristiane avventiste.
Notizie Avventiste: L’anno appena trascorso è stato particolare per vari motivi. Quale bilancio possiamo fare sulla situazione della libertà religiosa nel mondo?
Davide Romano: Pur con qualche buona notizia, il bilancio sullo stato di affermazione della libertà religiosa nel mondo rimane nel complesso assai critico. Secondo la statistica stilata nell’ottobre 2016 da un prestigioso centro studi americano quale il Pew Research Centre, con riferimento a dati raccolti su 198 paesi nel 2014, circa il 74 per cento della popolazione mondiale ha subito gravi limitazioni della libertà religiosa e scontato seri livelli di ostilità sociale legata alla propria fede religiosa. Tuttavia lo studio rileva una piccola flessione, cioè un lievissimo miglioramento, rispetto al 77 per cento dell’anno 2013.
Indonesia, Pakistan e Egitto, seguiti da Russia e Turchia, rimangono i paesi più popolosi nei quali si riscontrano maggiori limitazioni della libertà religiosa. Nel 2016 abbiamo visto varare nella Federazione Russa il pacchetto legislativo antiterrorismo “Yarova”, (dal nome della proponente) che ha comportato severe restrizioni alla libertà di espressione e di evangelizzazione per le minoranze religiose.
Ricordiamo però altresì l’iniziativa legislativa maturata sul finire dello stesso anno negli USA, la cosiddetta legge “Frank R. Wolf International Religious Freedom Act”, che ha integrato e irrobustito la legislazione antidiscriminazione religiosa che vige negli Stati Uniti dal 1998, nota come International Religious Freedom Act.
N. A.: Qual è la situazione in Italia?
D. R.: Il 15 giugno 2016 il Parlamento italiano ha ratificato trasformandola in legge l’intesa con l’istituto Buddista Soka Gakkai, che attendeva da diversi anni la conclusione di questo iter. Rimangono tuttavia moltissime le chiese e le organizzazioni religiose prive di questo riconoscimento e della tutela ad esso connessa. La tanto auspicata legge quadro sulla libertà religiosa che consentirebbe finalmente di superare questo regime eterogeneo che vede ancora in piena efficacia persino una legge fascista del 1929, rimane al momento fuori portata.
N. A.: I cambiamenti politici nel 2016, come brexit, ecc, potranno influire sulla libertà di culto?
D. R.: Tali cambiamenti hanno soprattutto un risvolto economico e politico ma nella misura in cui si opera una stretta sui flussi migratori e si pretende di selezionarli e scremarli secondo precise profilature, come ha recentemente affermato ad esempio il premier britannico Teresa May, e in maniera molto più esplicita il presidente americano Donald Trump, potrebbero senz’altro avere un impatto negativo anche sulla libertà religiosa degli individui.
N. A.: La fine del 2016 e l’inizio del 2017 sono stati insanguinati dagli attacchi terroristici a Berlino e a Istanbul. Nell’anno appena trascorso, numerose sono state le vittime innocenti di attentati, in varie parti del mondo, che hanno spesso avuto una matrice pseudoreligiosa o una tale rivendicazione. Tutto questo accade perché c’è troppa libertà religiosa?
D. R.: Il terrorismo religioso usa frequentemente le religioni surrettiziamente, come fornitrici cioè di ideologie identitarie che hanno grande fascino e grande presa. Le religioni – non a caso preferisco il plurale – devono per parte loro interrogarsi sull’uso irresponsabile e fanatico che talvolta consentono, o forse addirittura promuovono, del loro “credo” e del loro specifico punto di vista. Dobbiamo tuttavia ribadire che in molti casi la violenza nasce da una radicalizzazione che si ammanta strumentalmente di religiosità. Le cause profonde sono altre.
N. A.: Quali prospettive ci sono per il 2017? Dobbiamo aspettarci una maggiore stretta sui diritti di coscienza?
D. R.: Molto dipenderà dal grado di intransigenza di cui i vari governi e le diverse opinioni pubbliche, e nel loro seno le diverse comunità di fede, sapranno dar prova circa il rispetto di tali diritti che non possono essere compressi e conculcati, neanche per legittime e altrettanto importanti ragioni di sicurezza.