Intervista di Christian B. Schäffler a Jacques Frei, esperto sulla vita del pioniere avventista
Notizie Avventiste/ARnews – Michael Belina Czechowski è stato il primo missionario avventista ad arrivare in Italia e in Europa. In occasione dei 150 anni di presenza avventista in Italia, pubblichiamo una sintesi dell’intervista di Christian B. Schäffler, giornalista avventista, a Jacques Frei, pastore emerito ed esperto sulla vita di Czechowski, e pubblicata sul sito di Adventist Review.
Christian B. Schäffler: Come descriverebbe brevemente il lavoro di Michael B. Czechowski?
Jacques Frei: Era un idealista, pieno di idee e con uno spirito da imprenditore. Fin da giovanissimo era stato un attivista per l’indipendenza della Polonia e, dal 1850, un instancabile predicatore del Vangelo e del ritorno di Gesù. Era scrittore, editore, evangelista e il primo missionario del messaggio avventista in Europa. Ha predicato in molti paesi, anche se non vi era stato inviato dalla dirigenza della Chiesa. Czechowski ha contribuito in modo significativo come missionario indipendente allo sviluppo della missione globale della Chiesa avventista.
C. B. S.: Come è avvenuta la trasformazione da monaco, sacerdote e riformatore cattolico a predicatore del messaggio avventista?
J. F.: Czechoswki era nato il 25 settembre 1818 a Sieciechowice, nei pressi di Cracovia, in Polonia. Aveva diciassette anni quando entrò nel monastero francescano di Stopnica e il 25 giugno 1843 prese i voti. Partecipò a un colpo di stato per la liberazione della Polonia dal dominio russo e ripetutamente dovette fuggire per la sua attività politica. Era anche turbato dall’immoralità presente nei monasteri polacchi e per questo si recò a Roma, nell’ottobre del 1844, dove ottenne un’udienza da Papa Gregorio XVI. Ma la sua petizione per la riforma monastica, scritta in latino, non riscosse interesse. Il vescovo di Breslavia lo mandò come cappellano a Reichtal e tredici mesi più tardi fu erroneamente arrestato per omonimia dalla polizia prussiana. Liberato dopo alcuni mesi viaggiò per vari paesi finché nel 1850 lasciò la Chiesa cattolica e sposò Marie Virginie Delevoet in Solothur. Si trasferì in Belgio e lavorò come rilegatore a Bruxelles. In fuga dai gesuiti, arrivò a Londra, dove incontrò alcuni membri della Chiesa battista che aiutarono la coppia a imbarcarsi gratuitamente per New York. A Montreal, in Canada, lavorò come rilegatore. Nel 1852, i battisti gli offrirono un posto di evangelista nelle comunità francofone canadesi di New York. Ebbe tanto successo da essere consacrato pastore. Nel 1856 incontrò un gruppo di credenti avventisti (a quel tempo la Chiesa avventista non era stata ancora organizzata) e si unì a loro. Da allora, ovunque i suoi viaggi lo portassero, insegnò il messaggio del ritorno imminente di Cristo.
C. B. S.: Tornato in Europa dagli Stati Uniti nel 1864, dove lavorò?
J. F.: Principalmente in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Ungheria e Romania. Il 6 giugno 1864, Czechowski arrivò a Londra con la sua famiglia di sei persone. Da lì si recò a Torre Pellice, nelle Valli Valdesi, del nord Italia. Nonostante l’opposizione del clero locale, la sua opera evangelistica ebbe un buon successo. A volte ottenne il permesso di predicare nelle chiese valdesi o affittò una sala per le sue conferenze. Ma predicava anche per la strada. I suoi rapporti mensili indicano, per esempio, che predicò 36 sermoni nel mese di agosto del 1864 e tenne 18 conferenze nel mese di settembre del 1864. Inviava numerosi rapporti ai suoi sostenitori finanziari negli Stati Uniti, senza dire loro che predicava il messaggio degli avventisti del settimo giorno (mentre era sponsorizzato dagli avventisti del primo giorno, ndt), tra cui il sabato. D’altra parte, egli non mise al corrente i nuovi credenti dell’esistenza di avventisti in America. Dopo un anno, si formò il primo gruppo di cristiani osservatori del sabato in seguito alla predicazione di Czechowski. Nel 1865, l’uomo intraprese brevi viaggi missionari in Wuerttemberg, Baviera, Sassonia e Prussia. Nel settembre 1865, lascio le Valli Valdesi e si trasferì con la famiglia e la segretaria in Svizzera, stabilendosi a Grandson, nel Cantone di Vaud. Lasciò alle cure del suo nuovo collaboratore, François Besson, il gruppo che si era formato da poco in Italia.
C. B. S.: Torre Pellice attraeva gli avventisti?
J. F.: Torre Pellice ha avuto un posto importante nella storia iniziale dell’avventismo. Ellen G. White, co-fondatrice del movimento, visitò la cittadina tre volte dopo la morte di Czechowski, e si potrebbe dire che raccolse i frutti di ciò che egli aveva seminato lì. […] La storia avventista in Italia è strettamente legata a Torre Pellice attraverso nomi come François Besson, Joseph Jones e Oscar Cocorda. Inoltre, Caterina Revel, nonna del teologo avventista Alfred Vaucher e prima avventista in italia e in Europa, fu battezzata lì, e anche Jean David Geymet che in seguito divenne il primo colportore evangelista avventista.
C. B. S.: Come fu il viaggio dalle Valli Valdesi alla Svizzera a quei tempi?
J. F.: Non fu certo facile. Il tunnel del Moncenisio era ancora in costruzione e Czechowski non aveva abbastanza soldi per affittare una carrozza trainata da cavalli e superare il valico a 2084 metri di altitudine. Czechowski e la sua famiglia lo hanno attraversato a piedi, con bagagli e bambini piccoli (il più giovane aveva solo 8 mesi). Poi hanno continuato in treno fino a Yverdon e infine sono stati ospitati in un casale dove hanno mangiato una zuppa calda e dormito sulla paglia. Il giorno successivo Czechowski affittò un appartamento a Grandson e iniziò ad andare di villaggio in villaggio, affittando una sala o chiedendo il permesso di parlare nella chiesa locale.
C. B. S.: Nonostante le vicissitudini che lo avevano ridotto in povertà, continuò l’attività di predicatore itinerante?
J. F.: Nei primi mesi del 1868, la Società Missionaria Americana che lo aveva sostenuto finanziariamente scoprì che oltre al ritorno di Cristo, il predicatore insegnava anche il sabato e tagliò i fondi. Nello stesso anno, Czechowski lasciò la Svizzera e alcuni debiti, e intraprese lunghi viaggi missionari in Germania, Francia, Ungheria, Romania e Ucraina. Sua moglie, che era rimasta in Svizzera, morì il 22 luglio 1870 e fu sepolta a St. Blaise. Czechowski trascorse i suoi ultimi giorni a Vienna. Il 2 febbraio 1876, cadde per strada e fu ricoverato nella casa dei poveri, nell’ospedale di Vienna, dove il 25 febbraio, a 57 anni, morì di stenti.