In che cosa crediamo? – La legge di Dio
5 Dicembre 2013
In che cosa crediamo? – La legge di Dio
5 Dicembre 2013

M36-dieci-comandamentiGli avventisti si sentono chiamati da Dio al compito particolare di riproporre con forza al mondo contemporaneo il valore eterno dei dieci comandamenti. I credenti nell’Apocalisse sono definiti nell’Apocalisse come coloro «che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù» (Ap 14:12).

Le «dieci parole» del Sinai restano un punto di riferimento fondamentale con cui anche la morale laica deve fare i conti. Ogni cosa nell’universo risponde a leggi; la vita fisica stessa si regge su leggi immutabili. Ma il nostro vivere abbraccia anche valori non materiali: intelligenza, bellezza, volontà, etica, spiritualità. E anche questi valori hanno le loro leggi.

Solo Dio, che ci ha creati, conosce le leggi che ci permettono di vivere in armonia con lui, con il suo progetto, con il prossimo, con la natura. La Bibbia afferma che il nostro malessere morale deriva proprio dalla volontà di sottrarci alle leggi che Dio ha donato e che sono espressione del suo carattere; fra di esse i dieci comandamenti sono i più importanti.

L’apostolo Giacomo afferma: «Parlate e agite come persone che saranno giudicate da quella legge che ci porta alla vera libertà» (Gc 2:12, Tilc). L’evangelista Giovanni scrive: «Se mettiamo in pratica i comandamenti di Dio, noi possiamo avere la certezza di conoscere Dio… Amare Dio vuol dire osservare i suoi comandamenti. E i suoi comandamenti non sono pesanti» (1 Gv 2:3; 5:3).

Le dieci parole date al Sinai non scadono perché la volontà umana avrà sempre bisogno di una guida chiara e sicura. Ma anche un’espressione così elevata di giustizia può trovare il suo senso più profondo solo nel messaggio di Cristo. Egli, con la sua vita, ha mostrato come l’ubbidienza al Creatore resti il dovere fondamentale dell’uomo.

La legge è dunque un dono divino e come tale va accolta. Grazie a essa comprendiamo noi stessi, i nostri ambiti, i nostri obblighi morali, vediamo i nostri limiti e le nostre colpe; la legge è uno specchio che ci propone continuamente l’esigenza del perdono divino.

L’ubbidienza alla volontà di Dio è frutto della grazia e della «nuova nascita». Chi si sente salvato dal Signore sa che il suo privilegio è quello di essergli fedele e che la sua felicità è legata all’armonia con i suoi precetti. Gli avventisti accettano i dieci comandamenti nella lettera e nello spirito con cui sono scritti in Esodo 20:1-17 e in Deuteronomio 5:6-21.

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