Quando i profeti falliscono
18 Dicembre 2023
Quando i profeti falliscono
18 Dicembre 2023

Dio desidera parlare di nuovo con noi.

Justin Kim – In 1 Re 18, Elia è al suo apice; nel capitolo 19, è al suo punto più basso. Il capitolo 18 mostra il coraggio; il 19 la viltà. Nel capitolo 18, Elia è campione contro i profeti di Baal; nel 19, trema di paura per un "sms". Il capitolo 18 si svolge sulla cima di una montagna; il 19, sotto un albero nel deserto.

L’ansia si impadronisce di Elia e lo induce a disertare il suo incarico profetico nel momento in cui è più necessario per la leadership e il risveglio. Poco dopo una grande vittoria, fugge dalla morte. Ironia della sorte, poi cerca la morte dicendo: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri” (1 Re 19:4, Cei). Meno male che Dio non risponde a tutte le preghiere del nostro cuore, per quanto sincere siano.

Quanti di noi hanno avuto questi momenti che non hanno senso. Ci portano a contemplare la morte e il suo silenzio come se fossero migliori del tumulto della vita. Anche i profeti possono avere pensieri suicidi, provare scoraggiamento e paura, e vivere la depressione, sia essa clinica, spirituale o emotiva.

I versetti 5 e 6 (del capitolo 19, ndt) contengono gli ingredienti della cura del Signore per lo stato in cui versava Elia. La prima fase è la terapia fisica: Dio tratta Elia con dolcezza e lo fa addormentare. Il riposo può fare miracoli per ridurre lo stress e migliorare l’umore. Il sonno ristabilisce il cervello, provocando un pensiero chiaro e razionale.

In secondo luogo, invece di parlare a distanza, l’angelo tocca Elia nella sua solitudine e nel suo isolamento. Gli abbracci e il tocco non sensuali provocano il rilascio di ormoni salutari, che riducono l’ansia e i pensieri negativi. Ricordiamo le volte in cui Gesù ha toccato le persone, specialmente quelle che avevano vissuto lunghi periodi di isolamento, malattia e privazione.

Terzo, a Elia vengono dati cibo e acqua. Per quanto banali siano, cibo e acqua sono gli elementi fondamentali del nostro corpo. Questo gigante spirituale, nel suo zelo, aveva dimenticato di rifornire il suo organismo delle necessità fisiche primarie. Elia aveva trascorso tutto il giorno sul monte Carmelo senza mangiare, poi era tornato di corsa a Izreel con il carro di Achab.

Per rendere completa la sua guarigione fisica, Elia deve ripetere nuovamente i primi tre passi: riposo, contatto e nutrimento. Piuttosto che riprendere e rimproverare, Dio offre i piccoli bisogni fondamentali nel silenzio della sua amorevole dolcezza. Grazie all’assunzione di questi due pasti, Elia viaggia per i successivi 40 giorni verso la seconda fase della guarigione: la terapia spirituale di udire di nuovo la voce sommessa di Dio.

Forse un tempo eravate forti con il Signore, ma ora vagate in un deserto lontano. Che si tratti di dubbio, scoraggiamento, disillusione o di qualcos’altro, potreste sentirvi come se vi steste "mantenendo", chiedendovi che senso abbia tutto questo. Dio desidera parlare di nuovo con noi. Per aiutarci a sentirlo ci suggerisce, con benignità, soprattutto il consiglio fisico del riposo, del contatto e del nutrimento. Poi Dio ripete teneramente un secondo giro della stessa cosa. E, come conclude 1 Re 19, Dio cerca di ravvivare i nostri cuori con la sua voce sommessa. Egli desidera darci la forza fisica e spirituale affinché possiamo vivere un’esperienza in cima alla montagna insieme con lui. I fallimenti sono semplici opportunità di rinascita personale.

“Gli uomini non vengono sempre convinti e convertiti da una dotta presentazione della verità di Dio. I cuori degli uomini non si raggiungono né con la logica né con l’eloquenza, ma tramite il dolce influsso dello Spirito Santo che opera silenziosamente ma con efficacia per la trasformazione e lo sviluppo del carattere. È soltanto il lieve sussurro dello Spirito di Dio che può cambiare il cuore” – Ellen G. White, Profeti e Re, p. 106.

(Justin Kim è il direttore delle riviste Adventist Review e Adventist World)

[Foto: Michael Dziedzic su Unsplash. Fonte: Adventist Review. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

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