L’islam questo sconosciuto
23 Novembre 2018
L’islam questo sconosciuto
23 Novembre 2018

Due incontri di dialogo ad Ancona e Jesi.

Liliana Anselmi/Notizie Avventiste – Spesso, nell’immaginario comune, associamo una connotazione molto negativa al termine islamico o musulmano, etichettando gli appartenenti a questa fede come pericolosi terroristi, violenti e senza scrupoli. Ma ciò non fa parte della mia sensibilità, per cui ho voluto cercare di conoscere qualcosa su questo popolo numeroso e a me sconosciuto. L’ho fatto attraverso l’ascolto delle esperienze di un missionario cattolico – vissuto in Iran durante il conflitto con l’Iraq – presentate venerdì 26 ottobre nell’incontro di dialogo interreligioso presso la sede dei Missionari Saveriani ad Ancona.

Giuseppe Morotti ha raccontato, con dovizia di particolari, i dieci anni trascorsi in Iran come missionario. ”Il cammino islamico-cristiano è molto arduo e delicato” ha affermato “perché si covano risentimenti profondi verso l’occidente identificato come cristiano. La guerra Iran-Iraq, nata da un fanatismo locale, è diventata poi campo di sperimentazione delle armi moderne. Durante le incursioni aeree venivano lanciati dei cassoni enormi che, avvicinandosi alla terra scoppiavano e sprigionavano bombe a grappolo che erano state fabbricate in Val Trompia, Brescia”.

Il missionario è stato invitato a ritornare in Italia per testimoniare e denunciare il fatto che la situazione bellica era incrementata dall’occidente cristiano e alimentava la discordia. Perciò il cammino islamico-cristiano è arduo e delicato, ma necessario.

Il racconto del suo vissuto è stato “condito” dalle esperienze pratiche, personali: l’amicizia conquistata con la solidarietà nel condividere problemi e che poi si è rivelata utile in situazioni pericolose, perché ritenuto una spia e condannato alla fucilazione e dalla quale i musulmani lo hanno salvato.

Nel suo intervento, il dottor Dechan, medico musulmano, ha affermato: “Occorre riscoprire l’importanza di quei consigli che voi cristiani chiamate comandamenti, che sono valori comuni, ma sembrano siano ormai dimenticati nella nostra società”.

XVII Giornata di dialogo islamico-cristiano
Il 27 ottobre, presso il Centro di cultura islamica a Jesi, si è svolta la XVII Giornata di dialogo islamico-cristiano. Erano presenti alcune autorità civili, personalità scolastiche, associazioni di volontariato, diverse diramazioni cattoliche e una rappresentante della chiesa cristiana avventista.

Gli interventi del Vice prefetto e dell’Assessore ai servizi sociali hanno evidenziato il fatto che la folta comunità islamica, presente nella città, non ha mai provocato situazioni difficili, ma ha collaborato in maniera efficace. Anche nelle scuole, gli studenti musulmano avuto sempre un comportamento educato e di grande rispetto, hanno rilevato il preside e gli insegnati. I rappresentanti delle diverse diramazioni cattoliche e delle associazioni di volontariato hanno ribadito il clima di rispetto e solidarietà reciproco.

“È importante crescere i nostri bambini e ragazzi nella reciproca fratellanza, laddove è possibile, perché è possibile, senza pregiudizi di alcun genere e nell’affetto reciproco” ha affermato Asmae Dechan, giornalista e scrittrice musulmana “Da questo può dipendere il futuro della nostra società”.

La rappresentante della chiesa avventista ha evidenziato l’origine comune delle tre grandi fedi monoteiste. “Dal punto di vista umano abbiamo un antenato, un progenitore comune: Abramo. In lui siamo tutti benedetti in virtù della promessa di Dio, quando ancora il popolo ebraico non esisteva, ‘in te saranno benedette tutte le famiglie della terra’. Tutte senza distinzioni”.

Aiutandosi poi con la Bibbia ha ricordato l’esperienza di Agar e Ismaele nel deserto. Dio ha benedetto entrambi i figli di Abramo: Isacco, dal quale sarebbe disceso il Messia, e Ismaele. Questo perché ama i suoi figli in modo identico, senza discriminazioni.

L’evento si è concluso con il desiderio comune di potenziare gli incontri di dialogo, importanti per sfatare parecchi pregiudizi e guardare l’altro non più come un nemico.

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