È il ruolo delle minoranze nel nostro paese, anche di quelle religiose che sono state ignorate, pur avendo contribuito al Risorgimento italiano
Notizie Avventiste – Questo ha evidenziato, tra le altre cose, il convegno svoltosi a Firenze il 10 e 11 novembre, in occasione del 150° anniversario della presenza avventista in Italia. Gli incontri di studio si sono focalizzati su due temi: “Le minoranze religiose e i diritti civili nell’Italia repubblicana”, il primo giorno; il rapporto tra “Secolarizzazione, laicità ed evangelo”, il secondo giorno.
“L’approfondimento del ruolo importantissimo delle minoranze per il fruttuoso sviluppo di ogni democrazia ha rappresentato l’occasione per meditare su ciò che l’Italia poteva essere e non sempre è stata, a causa della frequente emarginazione di quelle minoranze progressiste che avevano con largo anticipo indicato il cammino più promettente per il nostro paese. Il modo in cui sovente la cultura scientifica, ad esempio, è stata sottovalutata, ha determinato spesso la migrazione delle élite verso altri paesi e altri sistemi”, ha affermato il past. Davide Romano, responsabile del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa (Aplr) dell’Unione avventista italiana e tra gli organizzatori del convegno, commentando gli interventi molto interessanti e illuminanti.
“Anche la scarsissima accoglienza riservata alle minoranze religiose”, ha aggiunto, “poco più che tollerate fino al 1948, e anche dopo quella data, lungamente ignorate ancora per decenni, nonostante avessero contribuito notevolmente a realizzare il Risorgimento italiano e a lottare per l’avvento della Repubblica, è il tipico contrassegno di un paese che tende a comprendersi come conformista e recalcitrante verso ogni versione eterodossa del proprio destino e della propria storia. Su questi temi, il prof. M. Panarari e il past. Bouchard, tra gli altri, hanno detto parole importanti”.
Interessante anche l’argomento discusso durante il secondo giorno di convegno.
“L’approfondimento del tema della secolarizzazione”, ha continuato il past. D. Romano, “è servito a sgombrare il campo da una serie di addebiti che le vengono ingenerosamente fatti, ed è altresì servito a elucidare le ragioni per le quali sempre più oggi si tende a parlare del nascere di un’epoca post-secolare, ovvero un’epoca in cui la religione non conosce un tramonto, come vaticinato da molti filosofi e pensatori moderni, ma una nuova primavera caratterizzata, in occidente almeno, dall’iniziativa del singolo più che dalle liturgie del gruppo. La religiosità post-secolare dunque appare spesso eterogenea, plurale e poco sensibile alle grandi sintesi dogmatiche. Più figlia del sentimento e della passione che non della dottrina”.
Sono state tante le questioni proposte e discusse in sala al termine di ogni ciclo di presentazioni, ma sicuramente non esaurite.
“I convegni in genere non sono organizzati per chiudere un dibattito ma per aprirlo e alimentarlo con nuovi spunti e il puntuale richiamo a elementi storici”, ha concluso il past. D. Romano.
Il dipartimento Comunicazioni dell’Unione avventista italiana ha trasmesso la due giorni di incontri in diretta streaming sulla web tv Hope Channel Italia, che è stata seguita da un buon numero di utenti. Ora sono a disposizione le registrazioni dell’intero evento, che puoi seguire o scaricare cliccando qui.
A margine del secondo giorno di convegno, Roberto Vacca, di Radio Voce della Speranza di Firenze, ha intervistato il prof. Paolo Naso che ha presentato il tema “Secolarizzazione, cittadinanza e laicità: un modello da ripensare?”. Ascolta il programma cliccando qui.
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