Notizie Avventiste – La scorsa settimana il Comitato esecutivo dell’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno ha votato di accogliere e sostenere la delibera, approvata dai pastori il 3 settembre, relativa all’ordinazione delle donne al ministero pastorale. “I pastori, dopo aver esaminato l’insegnamento biblico, la testimonianza di E. G. White e la storia della Chiesa avventista, hanno ritenuto saggio e non più rinviabile procedere alla consacrazione delle donne al ministero pastorale, deliberando, con voto unanime in tal senso”, si afferma nell’atto dell’esecutivo che proporrà alla prossima Assemblea amministrativa, in febbraio 2014, di esprimersi con un voto in merito.
Sulla delibera e l’ordinazione femminile, Notizie Avventiste ha intervistato Dora Bognandi, responsabile del dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa.
Notizie Avventiste: Qual è la portata della delibera approvata dai pastori?
Dora Bognandi: Innanzitutto, è stata presa all’unanimità e questo fatto ha una sua rilevanza, in quanto il collegio pastorale è composto da persone di varia estrazione geografica e anche di nazionalità diverse. La delibera consiste nella richiesta di invitare l’Unione a inoltrare alla Conferenza Generale, massimo organo mondiale della Chiesa, di procedere all’ordinazione delle donne al ministero pastorale.
Nella Chiesa avventista le donne hanno sempre operato liberamente, ma finora non si è proceduto all’ordinazione perché, trattandosi di una confessione diffusa in tutto il pianeta ed essendo l’ordinazione al ministero pastorale valida ovunque, è necessaria una delibera presa durante un’assise mondiale. Ma, a quel livello, buona parte dei delegati proviene da aree geografiche e da culture che non ritengono questa tematica una priorità; alcuni sono perfino contrari a procedere in tale direzione. La prossima sessione mondiale avrà luogo nel 2015 e all’ordine del giorno vi sarà tale argomento. Il Comitato ha quindi accolto l’istanza dei pastori, la trasmetterà alla prossima Assemblea amministrativa nazionale del febbraio 2014 e, se approvata, la inoltrerà alla Conferenza Generale.
N. A.: Come è stato affrontato il tema finora? Le donne pastore in Italia sono state penalizzate a causa di questa difficoltà?
D. B.: Per l’Italia, come per l’Occidente, non avere le nostre pastore ordinate è un problema serio. Abbiamo cercato di ovviare alla cosa procedendo con una ordinazione valida a livello locale, ma non è l’ideale. Per questo i pastori hanno voluto affrontare la questione chiedendo che la Conferenza Generale apra all’ordinazione delle donne al ministero pastorale, oppure che lasci libere le Unioni di procedere in tal senso, se lo desiderano.
N. A.: Quindi, le donne avventiste stanno per vincere una battaglia importante?
D. B.: Me lo auguro, e mi dispiace che ci stiamo occupando di tale questione dopo così tanti anni in cui le donne avventiste hanno lavorato ad altissimi livelli. Sembra strano, ma una donna, Ellen White, ha svolto un ruolo fondamentale nella nascita della Chiesa avventista. Fin dagli esordi del movimento, la partecipazione femminile fu così rilevante da far temere a qualcuno che ciò avrebbe screditato il movimento stesso. Addirittura, nel 1868, Ellen Lane fu la prima donna a ricevere un’autorizzazione al ministero (ministerial license, in inglese). Nel 1920 nella Chiesa avventista le donne operavano ampiamente come leader, infatti il 57 per cento delle scuole denominazionali era diretto da donne, così come il 90 per cento dei Segretari-Tesorieri a livello di Conferenza era costituito da donne, mentre 7 su 10 erano editrici di periodici. Poi, man mano che la Chiesa si istituzionalizzava, scomparivano dalla leadership.
N. A.: E in Italia da quanto tempo operano donne pastore?
D. B.: La prima donna responsabile di comunità la troviamo a Pisa durante la prima guerra mondiale. Si chiamava Francesca Creanza, figlia di un emigrato che nel 1908 rientrava in Italia dagli Stati Uniti proprio per portare in patria la sua nuova fede. Francesca si era preparata al ministero pastorale studiando in Svizzera. Un’altra donna, Marianna Infranco, anch’essa rientrata dagli Usa assieme alla sorella per portare la loro nuova fede in Italia, fu responsabile della comunità di Rossano Calabro nel 1928. Poi, man mano, abbiamo avuto diverse donne che hanno svolto l’attività di assistenti pastorali. Oggi abbiamo delle donne pastore che, come dicevamo prima, sono ordinate a livello locale ma non a livello mondiale. E speriamo che tale anomalia sia superata definitivamente.