È il Centro polifunzionale della chiesa cristiana avventista, un punto di riferimento nella città e luogo di aggregazione sociale. Ce ne parla il past. Daniele Benini.
Notizie Avventiste – Il Centro polifunzionale “Una casa per tutti”, della chiesa cristiana avventista del settimo giorno di Rieti, è diventato negli anni un luogo di riferimento e di aggregazione sociale. Attivo da aprile 2012, offre varie iniziative sociali, culturali e di formazione, grazie all’impegno di numerosi volontari.
Le attività del Centro polifunzionale di Rieti rientrano nel programma “Liberamente insieme, liberamente amici”, sostenuto da ADRA Italia (Agenzia Avventista per lo Sviluppo e il Soccorso), dal Comune di Rieti e dall’8xmille destinato alla Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.
Per saperne di più, Notizie Avventiste ha rivolto alcune domande a Daniele Benini, pastore della comunità avventista reatina.
N. A.: Come è nata l’idea del Centro?
D. B.: Quando nel 2010 la Regione Lazio ha votato di finanziare uno spazio nel nostro piano seminterrato per adibire una piccola sala a cineforum, ci siamo trovati davanti alla necessità di dare un senso più ampio a quei locali. Oggi abbiamo la sala per cineforum di 50 posti, il blocco dei servizi igienici con incluse 4 docce, una sala giovani, una stanza deposito per gli alimenti per le famiglie bisognose, una deposito indumenti, una cucina professionale e una sala da pranzo con 80 posti a sedere. Abbiamo iniziato il servizio mensa ad aprile 2012, con i locali della cucina non ancora ultimati e con pochissimi strumenti di lavoro. È stato un inizio molto modesto. Servivamo solo un piatto caldo e della frutta. Fin dal primo giorno abbiamo condiviso con le istituzioni locali e ora siamo regolarmente convocati dall’amministrazione cittadina e dal mondo del volontariato. Questo ci ha permesso di conoscere meglio i bisogni e, in particolare, un arcipelago di realtà associative di volontariato cariche di impegni straordinari.
Notizie Avventiste: Che cosa comporta aprire un Centro polifunzionale?
Daniele Benini: Sono tre anni che abbiamo avviato la mensa e le varie attività a essa collegate. Fin dal primo giorno ci siamo imposti di aprirla una volta alla settimana e di farlo anche nelle festività e in modo perseverante. Questa perseveranza a mio avviso è uno degli elementi caratterizzanti di questo progetto.
N. A.: Chi si occupa della mensa?
D. B.: Circa 15 volontari si alternano ogni giovedì, diversi dei quali sono amici e conoscenti della comunità, fra i quali anche alcuni professionisti della cucina.
N. A.: Quante persone avete aiutato o vi frequentano?
D. B.: Ogni giovedì serviamo il pranzo mediamente a 70 persone, ma nel corso di questi 3 anni sono stati più di 300 coloro che hanno frequentato la mensa. All’inizio avevamo una maggioranza di immigrati, oggi siamo di fronte a un’inversione di tendenza, con una maggioranza di reatini.
N. A.: Come si svolge l’attività del Centro?
D. B.: Nella giornata del giovedì l’impegno non consiste solo nella preparazione del pranzo. Sono attivi anche i servizi docce e distribuzione di alimenti e indumenti; poi, al piano terra, è aperta la sala dell’internet point. Quello che rende la giornata particolare sono i vari dialoghi personali che si vivono attorno al tavolo, ma non solo.
N. A.: C’è un’esperienza che ti ha particolarmente toccato?
B.: Sono diverse le esperienze vissute, ma credo che il momento carico di esperienze personali e collettive è l’incontro con la Parola, prima del pranzo, in cui, partendo da fatti di attualità, tentiamo di spezzare e condividere quella Parola che nutre. Parecchi sono coloro che ringraziano e che, avendo poi ricevuto in omaggio una Bibbia, hanno iniziato a leggere questo libro.
N. A.: Qual è la cosa più bella secondo te?
D. B.: La presenza e la collaborazione di musulmani, ortodossi, cattolici e atei. Questo fa del Centro, già chiamato “Una casa per tutti”, uno spazio famigliare, anche grazie al gioco, al cinema e ad altro.
N. A.: Che cosa ha significato per la comunità avventista aprirsi alla collettività?
D. B.: Recentemente la Fondazione Varrone di Rieti ha accolto la nostra richiesta di un contributo. Questa decisione per noi, piccola comunità, costituisce un riconoscimento alla nostra presenza e al territorio reatino. Certamente la percezione della chiesa avventista nel quartiere e nelle istituzioni è cambiata anche grazie a questo servizio. Tramite una volontaria, recentemente sono venute a farci visita due distinte signore alle quali ho fatto conoscere tutti i nostri locali, presentando le attività che stiamo realizzando. L’entusiasmo e la disponibilità di queste “fedeli cattoliche” a collaborare in futuro con noi ha dato un valore aggiunto al nostro essere chiesa evangelica, oggi, a Rieti.
N. A.: C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?
D. B.: Costruire un piccolo progetto di servizio come parte della nostra vocazione cristiana credo che sia un “dovere evangelico” nel tempo in cui viviamo. Ogni comunità, piccola o grande che sia, può e deve trovare uno spazio di servizio, possibilmente in rete con altre realtà del territorio, per creare presenza significativa e valore ai principi in cui crediamo.