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Intorno all’anno 50, l’apostolo Paolo scrive una lettera di incoraggiamento alla giovane comunita’ di Tessalonica che attraversa momenti difficili. Una lettura attenta ci permette di cogliere le “pulsazioni cardiache” delle comunita’ cristiane sul territorio, a confronto con una cultura e un modo di pensare distante da quello giudaico e palestinese. “Aspettando il Signore” e’ una serie di conversazioni radiofoniche a cura del pastore avventista Giuseppe Marrazzo, intervistato da Roberto Vacca, centrate sulla prima lettera ai Tessalonicesi dell’apostolo Paolo. In questa puntata il brano commentato si trova nel capitolo 2, versi da 7 a 12:
siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini. Cosi’, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto il vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate diventati cari. Perche’, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti e’ lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e Dio lo e’ pure, del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso di voi che credete; sapete pure che, come fa un padre con i suoi figli, abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Giuseppe Marrazzo e’ autore del libro Il tempo dell’attesa. Riflessioni pastorali sulla prima lettera ai Tessalonicesi, edizioni ADV