Attraversiamo tutti la crisi di mezza età?
30 Giugno 2023

L’espressione è apparsa per la prima volta nel 1965 nel linguaggio psicoanalitico. In cosa consiste questa fase della vita? Perché e quando si verificherebbe? E soprattutto: la crisi di mezza età può ritenersi in… crisi?

Eliza Vlădescu – Fino all’età di 49 anni, Sue Shellenbarger era stata felice. Aveva una bella casa in Oregon, negli Stati Uniti, e un buon posto come editorialista sui temi del lavoro e della famiglia per il Wall Street Journal. Poi, nel giro di soli due anni, ha divorziato dal marito, ha svuotato il suo conto in banca e ha sviluppato una smania per l’avventura che l’ha portata al pronto soccorso.

Pochi mesi dopo l’inizio dell’avventura, con il collo ingessato, Sue era al telefono con il suo editore e scherzava sulla situazione: “Mi sono resa conto che una crisi di mezza età è un stereotipo finché non ne vivi una. Dopo due anni, Sue ha pubblicato un libro intitolato The Breaking Point: How Female Midlife Crisis Is Transforming Today’s Women (Il punto di svolta: come la crisi di mezza età femminile trasforma la donna d’oggi).

Un mito grande quanto otto miliardi di persone 
Il fenomeno della crisi di mezza età è stato teorizzato fin dal secolo scorso. Carl Jung l’ha identificato come un’esperienza normale per molte persone di età compresa tra i 40 e i 60 anni. AL definizione "crisi di mezza età" è apparsa per la prima volta nel 1965, quando lo psicoanalista Elliott Jaques la adoperò per descrivere un periodo in cui gli adulti si rendono conto di quanto poco tempo gli rimanga prima della morte. La crisi colpisce sia uomini sia donne, con la differenza che negli uomini, solitamente, è causata da fattori legati al lavoro; nelle donne è dovuta a fattori relazionali. Tuttavia, i sintomi sono gli stessi: stanchezza, nervosismo, depressione, instabilità emotiva, sbalzi di umore, aumento di peso, impulsività o decisioni irrazionali.

Questa generalizzazione di un episodio molto personale è supportata dalla teoria secondo cui la felicità è a forma di U, con picchi di soddisfazione a 25 e 65 anni e il calo più ripido a 45 anni. Uno studio del 2010 dell’ente benefico britannico Relate ha rilevato che su 2.000 persone intervistate, quelle di età compresa tra i 35 e i 44 anni erano le più sole e depresse. Pertanto, la crisi di mezza età potrebbe colpire anche prima di raggiungere effettivamente la mezza età.

Vittime di uno stereotipo 
Nessuno può negare che la mezza età sia un momento di cambiamento. Menopausa, andropausa, i figli che si allontanano da casa, la morte dei genitori… Tutto ciò accade in questo periodo della vita. Ma la conclusione, che apparentemente è ovvia, non lo è così tanto. Secondo uno studio condotto su 341mila persone dall’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti, il benessere psicologico non inizia ad aumentare fino all’età di 40 anni e non raggiunge il picco sino all’età di 80 anni.[1]

Questa nuova prospettiva è più in linea con ciò che accade realmente nella vita della maggior parte delle persone, afferma la ricercatrice Alexandra Freund dell’Università di Zurigo. Freund sostiene che la mezza età non è caratterizzata dalla noia o da un senso di crisi, proprio perché a questa età le persone si conoscono molto bene e sanno cosa va bene per loro e cosa no. Al contrario, invece della noia e della crisi, il problema principale per gli adulti in questa fase della vita è la sensazione di non avere tempo per fare tutto ciò che hanno programmato per la giornata.

Una delle credenze più errate associate al mito della crisi di mezza età è l’idea che in questo momento della vita gli individui si rendano improvvisamente conto che i valori in base ai quali hanno vissuto non sono buoni e scelgono obiettivi più raggiungibili. “Una volta che una persona raggiunge l’età adulta” spiega la psicologa Margie Lachman della Brandeis University nel Massachusetts (Usa) “la sua personalità rimane relativamente stabile per il resto della sua vita. Per quanto riguarda i nuovi obiettivi, possono essere solo variazioni di quelli originali, in linea con i valori fondamentali stabiliti in gioventù”.

In altre parole, le persone sono molto resistenti al cambiamento, soprattutto quando invecchiano. D’altra parte, i progressi nell’assistenza sanitaria e nell’istruzione, nonché l’aumento dell’aspettativa di vita, hanno ridotto l’impatto della crisi di mezza età stereotipata. Ecco perché lo psicologo israeliano Carlo Strenger afferma che la tanto denigrata crisi di mezza età non esiste più nella società occidentale e che le persone sono più libere di godersi la vita dopo i 40 anni.

La stessa crisi di mezza età è in crisi 
La crisi di mezza età può essere più presente nei media che nella vita delle persone. Ci sono molti siti web che spiegano in dettaglio cos’è una crisi di mezza età, i suoi sintomi e come superarla.

La crisi di mezza età ha una sua pagina su Wikipedia. Purtroppo, è diventato uno stereotipo utilizzato per spiegare ogni aspetto della personalità, della salute, della carriera e delle relazioni delle persone in questa fascia di età. Dal desiderio di acquistare un’auto costosa, al famoso scandalo Bill Clinton-Monica Lewinski. Lachman avverte che “mentre la crisi di mezza età può essere una buona scusa per film e libri, non è scientificamente valida”.

Questo probabilmente spiega perché Elliott Jaques, l’uomo che all’età di 48 anni ha coniato il termine "crisi di mezza età", si è sposato, ha scritto dodici libri, ha lavorato come consulente per la Chiesa d’Inghilterra e l’esercito degli Stati Uniti e ha prodotto alcuni delle sue idee più originali. Tutto questo nel periodo compreso tra quando ha coniato la definizione e la sua morte, avvenuta a 86 anni.

Note 
[1] Arthur Stone, Joseph Schwartz, Joan Broderick, Angus Deaton, “A snapshot of the age distribution of psychological well-being in the United States” (Un’istantanea della distribuzione per età del benessere psicologico negli Stati Uniti), Atti della National Academy of Science, 1° giugno 2010, vol. 107, n. 22.

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

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