Bibbia. L’importanza del contesto
4 Ottobre 2023

Carlos Olivares – Considerare l’importanza del contesto nello studio e nella predicazione delle Sacre Scritture è fondamentale. Un testo citato fuori dai parametri in cui si colloca può portare l’interprete e il predicatore ad affermare qualcosa che gli autori della Bibbia non intendevano evidenziare. 
È frequente sentire, nei vari contesti ecclesiastici, il detto che “un testo fuori contesto è un pretesto”. Difficilmente si potrebbe non essere d’accordo con questo assioma. Tuttavia, è anche importante riconoscere che, in generale, si applica quando esaminiamo affermazioni controverse emerse in determinati ambienti e contrarie al corpo dottrinale che affermiamo come Chiesa.

Il contesto immediato implica che un argomento debba essere compreso nei termini di una linea di pensiero che precede e segue l’approccio concettuale dell’autore. Eludere il flusso di idee di uno scrittore potrebbe portarci a dire ciò che non intendeva comunicare.

Ma le interpretazioni fuori contesto non nascono sempre dall’adesione a un pretesto; a volte sono il riflesso della nostra ignoranza tecnica sull’argomento. In altri casi, invece, sono il risultato della nostra pigrizia spirituale, oppure si basano sulla mera ripetizione di concetti che la tradizione ha conservato e che abbiamo evitato di esaminare per vedere se possono essere classificati come corretti.

Esempi di contesti dimenticati e rifocalizzati 
Esamineremo ora due testi del Nuovo Testamento in cui il contesto è stato comunemente dimenticato, per poi essere rifocalizzato entro altri parametri discorsivi.

1. “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13). 
È un breve versetto che molti usano oggi come una sorta di "amuleto orale". Viene comunemente utilizzato per contrastare circostanze in cui le persone si sentono in qualche sorta di svantaggio, nella speranza che semplicemente recitandolo o credendovi possa respingere le forze opposte che le assediano.

Interpretare le parole dell’apostolo Paolo in questo modo implicherebbe che egli abbia invitato i suoi lettori ad ottenere ogni tipo di vittoria in Gesù. Pertanto, il credente può aspettarsi che prima di sostenere un esame, ad esempio, o quando partecipa a una competizione sportiva, il risultato finale sarà sempre positivo. In definitiva, Paolo afferma che possiamo fare “ogni cosa” in Gesù che ci dà la forza per realizzarla. Il problema sorge, però, quando l’esito è ben diverso da quello atteso e il credente si ritrova con un voto finale che potrebbe significare la bocciatura negli studi; oppure con una dolorosa sconfitta sportiva, quando invece confidava nella potenza di Cristo per ottenere la vittoria.

Ma tale interpretazione ha dimenticato di prestare attenzione al contesto immediato del brano. Per comprendere ciò che Paolo intende dire con le parole “ogni cosa”, dobbiamo considerare il flusso di idee di cui fa parte Filippesi 4:13. L’argomentazione dell’apostolo inizia nel capitolo 4 e si sviluppa nei versetti da 10 a 19. In questi testi, Paolo ringrazia i membri della chiesa di Filippi per essersi preoccupati del suo benessere (v. 10). Avevano provveduto alle sue necessità in passato (vv. 15, 16) e, al momento di scrivere la lettera, Paolo riferisce di aver ricevuto con gioia altri doni da parte loro (vv. 10, 18).

Paolo è grato e afferma di non essere nell’indigenza, perché ha imparato a vivere con soddisfazione qualunque sia la circostanza in cui si trova (vv. 11, 12). In altre parole, l’apostolo si è esercitato a vivere contento sia in povertà, e quindi patendo la fame, sia nell’abbondanza, cioè con lo stomaco pieno (v. 12).

Una simile affermazione ci porta a pensare che quando Paolo dichiara di poter fare “ogni cosa” in Cristo, per lui “ogni cosa” include la sofferenza dovuta a situazioni negative, ma che con la forza di Cristo è possibile sopportare.

Pertanto, le sue parole non devono essere utilizzate come un talismano biblico per ottenere una vittoria nelle competizioni o i risultati che la società ci richiede. Al contrario, questo versetto ci ricorda che i cristiani subiscono sconfitte, hanno bisogni e sofferenze, e che solo con la forza di Cristo possono vivere una vita piena, qualunque sia la situazione (v. 11).

L’importanza del contesto generale 
Ciò diventa ancora più forte quando notiamo che nel contesto generale, cioè analizzando la lettera nel suo insieme, Paolo ci ricorda che è imprigionato (Filippesi 1:7, 13, 14, 17). Nonostante questa circostanza negativa, l’apostolo si mostra costantemente grato e, in più di un’occasione, afferma di essere gioioso (1:4; 2:2, 17, 18; 4:1), invitando persino i suoi lettori di Filippi a rallegrarsi continuamente nel Signore (4:4). Alla luce di quanto abbiamo esaminato, la gioia di Paolo non si basava sulle circostanze favorevoli in cui viveva, ma solo su Gesù. Paolo poteva sopportare “ogni” situazione grazie alla potenza di Cristo (4:13).

2. “Non giudicate, affinché non siate giudicati” (Matteo 7:1) 
Leggendo questo brano, i cristiani sinceri potrebbero concludere che Gesù vieti ogni tipo di critica. Secondo alcuni, ciò significherebbe che esprimere un giudizio sulla prestazione negativa di una persona che viola apertamente un comandamento divino potrebbe diventare un peccato più grave di quello della persona criticata. Questo ragionamento porta alcuni ad astenersi dal partecipare alla disciplina ecclesiastica. Essi partono dal presupposto, sulla base di testi di prova specifici, che il diritto di giudicare spetti esclusivamente a Dio. Pertanto, non solo temono di prendere il posto che, secondo loro, appartiene solo alla Divinità, cosa che li opprime con un senso di inadeguatezza e di colpa, ma hanno anche paura di portare sulla loro testa un giudizio escatologico peggiore.

Il contesto immediato 
Una simile interpretazione, tuttavia, non tiene conto del contesto immediato. Come nell’esempio precedente, esaminiamo il racconto di Gesù riportato nel Vangelo di Matteo. Il contesto del brano si trova nel capitolo 7, i versetti da 1 a 5. Gesù inizia con le parole che stiamo considerando e poi, nel versetto successivo, pone le basi per questo comando.

Gesù dichiara che coloro che giudicano gli altri saranno valutati con lo stesso giudizio e con la stessa misura da loro usati nel determinare la condanna (v. 2). Tuttavia, il punto centrale di ciò che Gesù dice non si riferisce a quando un credente valuta negativamente il comportamento del suo prossimo, ma a quando si dimentica di considerare prima, e criticamente, la propria vita (vv. 3-5). Gesù illustra la questione utilizzando un’immagine molto grafica: mentre la persona sotto processo ha una pagliuzza nell’occhio, che gli ostruisce la vista, l’accusatore ha una trave; quindi, la sua situazione è peggiore di quella di chi sta sul banco degli imputati (v. 4). Gesù consiglia a chi giudica di risolvere prima la sua condizione, e poi di andare a togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello (v. 5).

In base a questo contesto, Gesù non ha comandato ai suoi seguaci di astenersi dal giudicare e di non rimproverare coloro che sono nel peccato. Il brano in questione si riferisce alle persone che preferiscono misurare la vita spirituale degli altri, dimenticando che anche la loro attraversa delle difficoltà. Nello specifico, Gesù si aspetta che i suoi seguaci giudichino prima la loro vita, e la sistemino in virtù del messaggio del regno dei cieli, e poi censurino coloro che hanno sbagliato.

Il contesto appropriato ci aiuta a comprendere le Scritture 
Da questo filo conduttore, possiamo notare che, in questo racconto, l’accusato è chiamato "fratello" (vv. 3-5), il che rivela un ambiente ecclesiale di accoglienza e di dialogo in cui persone diverse, siano essi uomini o donne, convivono periodicamente. Ciò implica che Gesù voglia stabilire dei parametri adeguati per questa coesistenza. Di conseguenza, Gesù invita i suoi ascoltatori a giudicare dalla giusta prospettiva, utilizzando una visione redentrice volta a risanare l’accusato e l’accusatore. 

Gli esempi citati mostrano quanto sia importante stabilire il contesto adeguato per comprendere le Scritture, 
Una lettura complessiva del testo, e in particolare dei versetti che lo precedono e lo seguono, aiuterà il predicatore e chi studia la Bibbia a comunicare il messaggio che l’autore originale di un brano voleva dare, sotto ispirazione divina. Siamo tutti invitati a farlo, perché in questo modo possiamo insegnare, senza pretesti, ciò che “così dice il Signore”.

(Carlos Olivares, dottore in teologia, è professore presso l’Università avventista della Bolivia)

[Fonte: revista.adventista.es. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

 

Condividi su:

Notizie correlate

4
Echi biblici attraverso una pietra spezzata

Echi biblici attraverso una pietra spezzata

Una stele di basalto nero, rinvenuta nel deserto della Giordania, riporta un’iscrizione con il primo uso conosciuto del nome di Yahweh (uno dei nomi di Dio nell’Antico Testamento).

Tor Tjeransen

Intensificare la missione in Europa

Intensificare la missione in Europa

Quattro giorni di incontri in Portogallo per condividere esperienze e discutere nuove strategie con uno scopo comune: la crescita della chiesa nel vecchio continente. I dirigenti: “È necessario creare una cultura

Chirurgia e ricerca medica nei secoli

Chirurgia e ricerca medica nei secoli

Una leggenda metropolitana sostiene che in passato la Chiesa si oppose con veemenza alla dissezione dei cadaveri attraverso decreti medievali di proibizione o limitazione di tale pratica. Davvero è stato

Trieste. Battesimo

Trieste. Battesimo

Adriana Bulzis – Sabato 20 aprile, nella chiesa avventista di Trieste, Sara L., nipote del pastore emerito Michele Abiusi, è scesa nelle acque battesimali. Ha così testimoniato a parenti, amici

Raduno Tea Sicilia 2024. Il Risveglio

Raduno Tea Sicilia 2024. Il Risveglio

Vincenzo Castro – Dal 12 al 16 giugno, nella stupenda cornice naturale di Vallegrande, a Piazza Armerina (EN), si svolgerà il Raduno della Terza età (Tea) della Sicilia, organizzato dalla

5

Pin It on Pinterest