Come ho potuto dimenticare la grazia di Dio?
30 Gennaio 2025
Come ho potuto dimenticare la grazia di Dio?
30 Gennaio 2025

L’autrice dell’articolo si definisce una “legalista in via di guarigione”. L’esclusiva e rigida osservanza religiosa l’aveva portata, senza volerlo, a condannare sé e gli altri. Poi una scoperta intima le ha liberato il cuore: il dono della grazia in Gesù Cristo. Un’esperienza lunga e appassionante. Tutta da leggere.

Pilira Zapita – Una volta mi è stato chiesto durante un’intervista: “Se dovessi scegliere un tema sul quale predicare, quale sarebbe?”. Risposi subito, in lacrime: “La grazia di Dio. Nessun dubbio. La grazia”. Anni prima, questa mia risposta non sarebbe stata così immediata. Dio mi ha guidato attraverso un cambio di paradigma per portarmi dove la grazia sarebbe diventata preminente nella mia esistenza.

Il mio viaggio
Mi chiamo Pilira e sono una legalista in via di recupero. Quando Dio ha iniziato in me questo viaggio, la Lettera di Paolo ai Romani (Bibbia, Nuovo Testamento, ndr) aveva già cambiato la mia vita ed era avvenuto inaspettatamente.

Sono un’avventista di terza generazione, cresciuta con i libri The Bible Story e Uncle Arthur’s Bedtime Stories. Mio nonno materno era un pastore avventista, mio padre è stato allevato da suo zio, anche lui pastore avventista. I miei genitori erano cristiani e dirigenti di chiesa, che amavano Gesù e le persone. Nel nostro salotto campeggiava un ritratto di Cristo con una corona di spine che, nonostante la sua espressione triste, aveva mantenuto viva la verità dell’amore cristiano e della sua morte sacrificale.

Nella nostra sala da pranzo c’era una targa che ci ricordava: “Cristo è il capo di questa casa, l’ospite invisibile a ogni pasto; l’ascoltatore silenzioso di ogni conversazione”. Poiché ho sempre amato la Bibbia, non mi sono mai stancata di leggerla e, naturalmente, il suo impatto sulla mia vita non è andato perduto.
Purtroppo, non ho visto Cristo come un compagno amorevole e un amico, ma più come “stai attenta a quello che dici! Lui ti ascolta!”. Tutto sommato, fin dall’infanzia, il mio giovane cuore è stato attratto da Dio. Amavo tanto Gesù e volevo piacergli.

Ho acquisito molte conoscenze bibliche nel corso degli anni. Eppure, senza rendermene conto, sono stata risucchiata dal mondo del legalismo con il suo atteggiamento esclusivo, critico, giudicante e l’attitudine a sentirmi “più santa di te”. Non che fossi una persona orribile. Solo che spesso pensavo: “Quanto mi deve amare Dio dato che sono una giovane avventista così buona!”.

Lentamente, il Signore iniziò a sfidare la mia autosufficienza morale e la mia condanna verso coloro che ritenevo non essere all’altezza, perché non si allineavano con me in ogni pensiero e pratica religiosa. Passo dopo passo, questo movimento di grazia raggiunse il culmine quando un pastore e studioso avventista dell’Università dell’Africa dell’est a Baraton, in Kenya, venne nella nostra chiesa per una serie di incontri di una settimana sulla Lettera ai Romani.

Ci spronò fin da subito affermando: “Se comprenderete il messaggio che condivido con voi, la vostra vita non sarà mai più la stessa!”. Già adulta, risposi con il cinismo che avevo sviluppato negli anni, e dissi mio marito: “È sempre la solita storia. Cosa potrà mai comunicarci di nuovo che non sappiamo già?”. Non avevo idea che Dio stesse per scuotere le fondamenta della mia teologia!

Alla fine di quella settimana, era già iniziata una nuova stagione nella mia vita, un tempo di progressiva scoperta di questa incredibile realtà chiamata grazia! Nei mesi successivi, piansi molto chiedendo a Dio: “Come ho fatto a non vedere tutto questo?”. Mi resi conto che parte della letteratura della chiesa e il filtro interpretativo che avevo utilizzato, anche se ben intenzionati, avevano oscurato il fatto che la storia biblica proclama a gran voce: “Dio è grazia e ti ama in modo appassionato!”.

Al contrario, il codice che utilizzavo diceva: “Rispetta le leggi di Dio e lui ti amerà. Se non sarai abbastanza brava da meritare il suo favore, ti respingerà!”. In qualche modo non avevo visto la legge come un frutto della relazione con Dio e come evidenza della presenza e potenza dello Spirito Santo, bensì come un mezzo per guadagnare la sua approvazione.

La mia nuova realtà e il processo di discepolato
Questa esperienza mi aprì gli occhi su molte nuove realtà, ma posso condividerne solo alcune. In primo luogo, sono amata, accettata e sicura, e ho la certezza della salvezza in Cristo. Anche se avevo in qualche modo assorbito e vissuto la menzogna che Dio mi amava per ciò che facevo, fu un cambiamento di vita sapere che la grazia di Dio mi abbraccia in Cristo!

Fu un sollievo enorme scoprire che non potevo guadagnarmi Dio; scambiai felicemente la prestazione con la grazia. Cominciò così un processo di discepolato autentico che dura per tutta la vita: imparare, disimparare e reimparare, con la gioia di vedere Dio svelare numerose menzogne che avevo creduto su di lui, su me stessa, sugli altri, sulla chiesa e sul mondo!
Fui attratta, poi, dal cuore del discorso di addio di Cristo nel Vangelo di Giovanni, capitoli da 13 a 17. Il passaggio da una spiritualità incentrata sul “dover fare” a una focalizzata sulla relazione generò in me una fame di comunione, di dimorare in Cristo. Non ci volle molto prima che mi rendessi conto della realtà delle parole di Gesù: “senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15:5).

Quando lo Spirito di Dio mi mise di fronte alla mia vulnerabilità interiore, scoprii che l’unica speranza affidarmi completamente a Cristo. Lui basta. Il legalismo mi aveva insegnato involontariamente la condanna di me stessa e degli altri, il senso di colpa, la vergogna e l’idea che non fossi abbastanza brava e non lo sarei mai diventata. Gesù iniziò a sostituire tutto ciò con il perdono, la speranza, l’accettazione, la stima, la sicurezza e la dignità, riconoscendo che finché mi avvicino al Signore con fede, posso essere sicura che mi perdonerà e mi purificherà (cfr. 1 Giovanni 1:9) e completerà l’opera buona che ha iniziato in me (cfr. Filippesi 1:6).

Una conseguenza inaspettata
Il cambiamento di paradigma che sostituì una religione legalista impercettibile con una spiritualità centrata sulla relazione, ebbe conseguenze che non mi aspettavo, oltre a quelle che mi riguardavano personalmente. Una di queste fu la profonda compassione che lo Spirito di Dio evocò in me verso chi “sbaglia”. Qualcosa mutò in me quando iniziai a vedermi nella stessa posizione di tutti i “peccatori” (vedi Romani 3:23-24), specialmente di coloro contro i quali altri scagliavano pietre attraverso parole, silenzi, azioni e omissioni.
Ero stata cieca di fronte all’estensione della mia autosufficienza morale e della mia esclusività. Dio iniziò a inspirarmi il suo punto di vista quando guardavo le persone, specialmente coloro che affrontavano questioni complesse a causa del mondo caduto e in rovina nel quale viviamo.
Cominciai a relazionarmi in modo diverso con quelli che, sebbene inavvertitamente, mi era stato insegnato di evitare, emarginare ed etichettare. Alcuni pensavano che fossi troppo tollerante o che approvassi il peccato, e altri lo credono ancora oggi. Ciò che non capiscono è che il mio cuore è stato guidato a guardare oltre i difetti delle persone per vedere il loro valore inestimabile, offuscato dai guasti della vita. Il nostro bisogno della grazia abbondante di Dio è uguale per tutti, e possiamo condividere questo dono rivoluzionario liberamente, così come Dio lo dona a noi.

Cos’è la grazia?
Alcune parole e concetti associati ai sostantivi ebraico khen e greco charis (entrambi spesso tradotti con grazia) comprendono favore, attrattività, gioia, gentilezza, delizia. “Dio si estende liberamente… avvicinandosi alle persone perché è incline a benedirle (e ad avvicinarsi a loro)”.[1] A proposito di Gesù, Giovanni scrive: “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Giovanni 1:16). Vale a dire che tutti abbiamo avuto una parte e siamo stati riforniti di una grazia dopo l’altra, di benedizione su benedizione, dono  su dono, Si tratta di generosità illimitata, espansiva, gratuita e pienamente benefica di Dio riversata sul mondo.

Lo scandalo della grazia e il problema della “mancanza di grazia”
In un mondo pieno di “mancanza di grazia”, come la definisce Philip Yancey,[2] l’idea di ricevere qualcosa senza meritarla sembra inconcepibile, assurda e sgradevole. La cultura del mondo è guidata da un ampio spettro di ideologie e religioni che richiedono impegno per guadagnare qualcosa, trova ridicolo e impossibile il concetto e la realtà di un dono che costa tutto a chi lo offre ed è dato gratuitamente a chi lo riceve!

L’orientamento alla prestazione sembra intrinseco in molte culture e religioni, e spesso è interiorizzato attraverso processi sistemici che celebrano e premiano chi lavora molto e, in qualche modo, puniscono chi apparentemente non lo fa. Non cerco di criticare questo modo di pensare e agire, ma di sottolineare come sia così radicato nella vita che accettare il dono gratuito della grazia di Dio diventa molto difficile. Eppure, la Scrittura insegna chiaramente: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8, 9).

Gli esempi di “mancanza di grazia” sono numerosi tra noi, sia a livello personale, sia sistemico. Alcuni hanno sostenuto che la “mancanza di grazia” sia persino più evidente tra coloro che affermano di seguire Cristo, poiché, come la storia ha dimostrato, quando si crede che Dio abbia approvato o imposto qualcosa, si può anche pensare erroneamente che siano giustificate le divisioni e le passioni alimentate dall’odio che arrivano a uccidere, sia metaforicamente che letteralmente. Molti teologi, invece, hanno sostenuto che la grazia sia il dono più grande che il cristianesimo abbia fatto al mondo. Come possiamo conciliare tutto questo?

In qualunque modo si manifesti in ognuno di noi la “mancanza di grazia”, rivela il nostro bisogno di essa. La Bibbia afferma che nessuno è giusto (Romani 3:10) e che i nostri cuori possono ingannarci sulla nostra reale condizione (Geremia 17:9). Questi e molti altri testi biblici sottolineano che il problema della nostra natura caduta necessita di qualcosa di più di una modifica del comportamento. Solo la grazia e la giustizia redentrice di Cristo sono sufficienti per espiare le battaglie interiori ed esteriori che affrontiamo quotidianamente contro l’orgoglio spirituale, il giudizio, la rabbia, il risentimento e la sensazione di dover in qualche modo guadagnare l’approvazione di Dio.

Che aspetto ha la grazia?
Proviamo a rispondere brevemente alla domanda usando questa lente: in quale modo Gesù visse sulla terra, Dio incarnato, ripieno della presenza e della potenza dello Spirito di Dio. Gli studiosi sembrano concordare sul fatto che i quattro Vangeli siano rivolti a diverse comunità di fede e contengano differenti enfasi. Tuttavia, propongo che tutti evidenzino e concordino su come Gesù amava. Il suo amore era radicale, inclusivo e fuori dagli schemi, attirando nella sua cerchia i reietti, gli emarginati e gli ostracizzati (cfr. Matteo 9:10-13; Marco 2:15-17; Luca 7:36-50; Giovanni 4:4-42) che si sentivano a proprio agio intorno a lui!

Alcuni studiosi notano che non prese di mira la “politica” nel senso contemporaneo del termine, eppure la vita rivoluzionaria di Cristo fu altamente politica. Basta osservare come entrò in conflitto con i poteri religiosi e politici del suo tempo, e che alla fine gli costò la vita.

Questo Cristo controcorrente rivelato nei Vangeli era la personificazione della grazia abbondante di Dio. I Vangeli, nel loro insieme, mostrano che le sue critiche più dure non erano rivolte a chi sbagliava, ai ribelli e agli emarginati, ma a coloro che erano stati nominati custodi della grazia di Dio, fraintendendola completamente. Anziché dare priorità alle relazioni rispetto ai regolamenti, alla misericordia rispetto alle richieste morali e a una comunità amorevole rispetto a una esclusiva e giudicante, questi distorcevano l’immagine di Dio.
Gesù ha mostrato la visione guaritrice di Dio che tutti abbiamo bisogno di conoscere e sperimentare: Dio è abbondantemente benevolo e inclusivo!

Come possiamo, allora, non mostrare grazia?
Ho iniziato l’articolo condividendo il mio viaggio verso la consapevolezza della grazia. Ha trasformato la mia vita, mi ha dato dignità, ha rimosso un senso di vergogna radicato e mi ha confermato di vivere dal punto di vista dell’amore incrollabile di Dio. Negli anni, mentre sto approfondendo la conoscenza, la comprensione e l’esperienza della grazia di Dio, mi rendo conto di quanto la grazia sarà sempre importante per me. Ho notato quanto io possa diventare impaziente con le persone che si trovano dove ero io un tempo, legaliste, selettive, giudicanti e critiche verso coloro che più hanno bisogno della grazia trasformante di Dio. Anche se il mio cuore è sempre di più affranto per le orribili sofferenze, le ingiustizie, le oppressioni sistemiche, il dolore, la disperazione, la povertà, il peccato e il male nelle loro numerose manifestazioni, ho compreso il mio bisogno di grazia per poter essere paziente anche con coloro che sono ancora sul percorso di imparare, disimparare e reimparare; coloro che, credo, dovrebbero esserne consapevoli. Poiché siamo tutti in cammino, siamo chiamati a ricevere e a dare continuamente la grazia.

Adesso vivo la chiamata di Dio nella mia vita come spinta a denunciare, in modo specifico attraverso la lente dello Spirito di Dio, le oppressioni strutturali e le ingiustizie sociali, per un’esistenza completa. E lo stesso Spirito che accende la mia passione per sfidare noi stessi come responsabili davanti a Dio per come trattiamo gli altri, mi chiama anche a incarnare la grazia verso coloro con cui sono in forte disaccordo. Grazia non significa che non debbano essere espresse critiche; altrimenti, non esisterebbero né le forti voci profetiche bibliche, né quella di Gesù verso i capi religiosi del suo tempo.

Anche se è importante offrire con impegno una correzione, la grazia promuove  un amore inclusivo che abbraccia, decisamente rivoluzionario in un mondo sempre più polarizzato dal potere e dai sistemi che perpetuano l’odio verso l’“altro”. Se ci ricordiamo che nessuno eguaglierà mai la perfezione di Cristo in questa parte di eternità, sosterremo e ci aggrapperemo alla grazia di Dio, all’onnicomprensività di Cristo e allo Spirito che dimora in noi.

Quando sbagliamo, il perdono e il cambiamento non sono mai offuscati, perché sappiamo che le nostre prestazioni non guadagneranno mai l’amore di Dio. Egli resta amorevole, generoso, fedele in abbondanza, e disposto a perdonare tutti coloro che si ravvedono e accettano il suo amore. Scelgo, allora, di incarnare per il resto della mia vita questa prospettiva infusa di grazia, al posto di un legalismo che cerca l’impossibile obiettivo di guadagnarla!

(Pilira Zapita è docente associata di apologetica, evangelizzazione contemporanea e discepolato al Newbold College nel Regno Unito)

Note
[1] Helps Word Studies, https://biblehub.com/greek/5485.htm.
[2] Philip Yancey, What’s So Amazing About Grace?, Grand Rapids: Zondervan, 2023, rivisto e aggiornato.

[Fonte: ted.adventist.org / Tradotto da Veronica Addazio]

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