Daniele in breve. Modalità interpretative
27 Settembre 2016

Bibbia2Francesco Zenzale – Per Daniele, come per noi, man mano che gli anni passano, diventa evidente che un tempo considerevole è trascorso prima che Dio inauguri il suo regno. Per Daniele, benché sapesse che alla fine dei settanta anni Israele sarebbe rimpatriato, quegli anni erano infiniti. Per noi, un’eternità. Infatti, sono oramai passati circa 2.000 anni dal giorno in cui Gesù annunciò che sarebbe ritornato (Gv 14:1-3). Molti credenti si sono addormentati, altri si addormenteranno e i viventi continuano a considerare con attenzione il significato delle profezie inerenti a questa beata speranza.

In considerazione di questa paziente attesa, il credente cerca di comprendere il significato storico-profetico-esistenziale degli eventi che caratterizzano questo interminabile periodo profetico.

In tal senso, un ecclesiastico del XII secolo, Gioacchino da Fiore, credeva che i vari simboli profetici corrispondessero alla storia reale di persone e di eventi. Pertanto, interpretando le rappresentazioni simboliche, è possibile tracciare il corso della storia attraverso le varie fasi. Cogliendo, anche se in senso generico, il periodo storico in cui è fluita l’esistenza di uomini e donne che hanno testimoniato della loro fede in chi avrebbe posto fine ai tumultuosi eventi raffigurati nelle visioni.

In conformità a questo concetto, il tempo trascorso da quando Gesù visse sulla terra cessa di essere motivo di imbarazzo per la chiesa. La profezia mostra come Dio operi ancora nel mondo. Egli agisce normalmente nell’ambito delle vicende umane e porta il piano della salvezza verso il suo compimento.

Tutti coloro che considerano la profezia come un preannuncio di eventi storici hanno un debito verso le idee di Gioacchino, anche se le loro personali interpretazioni differiscono dalle sue. In tal senso, egli fu il pioniere delle tre principali scuole d’interpretazione profetica: preterista, storicista e futurista.

Il preterismo considera gli eventi profetici come fatti già avvenuti. Un tal modo di considerare la visione profetica non è in armonia con il pensiero di Gesù (Matteo 24) e del significato storico-escatologico della profezia. Perché gli eventi profetizzati fluiscono e si deflagrano nella “Pietra” simbolo del regno di Dio (Dn 2:34-35, 44-45).

Per i futuristi, gli eventi riguardano il futuro. Questi non considerano quanto la parola profetica s’incarna, rilevando concitate umane vicissitudini e aiutando il credente a vivere sospeso tra il cielo e la terra, nell’attesa che la fede fluisca in ciò che Dio aveva promesso (Eb 11: 36-40).

L’interpretazione storica, o storico-futurista, applica le profezie a fasi successive della storia, include il presente e le prolunga fino alla fine dei tempi, ovvero al giorno in cui Dio inaugurerà il suo regno.

In altre parole, molti cristiani credono che la profezia biblica descriva la relazione tra la storia umana e l’opera della salvezza. Interpretando i simboli profetici accuratamente possiamo percepire il significato spirituale dei diversi sviluppi storici e possiamo comprendere il nostro ruolo nell’ambito del quadro generale degli eventi. In tal modo il nostro essere credenti è fondato sulla fiducia in relazione al passato e a una serena e speranzosa anticipazione del futuro. Grazie a ciò che Dio ha già fatto, essi aspettano quello che deve fare ancora.

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it

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