Daniele in breve. Vivere all’ombra della misericordia di Dio
30 Gennaio 2018

Francesco Zenzale – “O Dio, com’è preziosa la tua benevolenza! Perciò i figli degli uomini cercano rifugio all’ombra delle tue ali” (Sl 36:7).

La preghiera di Daniele è permeata da un ininterrotto appello alla misericordia di Dio. In essa si evidenzia la natura ostile dell’uomo credente, la sua pochezza e fragilità, ma anche la soluzione a questa ineluttabile condizione: l’incessante appello alla grazia di Dio. “O mio Dio, inclina il tuo orecchio e ascolta! Apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni, guarda la città sulla quale è invocato il tuo nome; poiché non ti supplichiamo fondandoci sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia” (Da 9:18; cfr. Da 4, 9).

Questo continuo richiamo a Dio e al suo perdono rivela il desiderio di vivere all’ombra della sua misericordia. In fondo non può essere diversamente, perché “è una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà!” (La 3:22-23; cfr. Ro 3:23).

Il termine ebraico hésed (misericordia) è una delle parole più belle della Bibbia. Spesso la si traduce molto semplicemente con amore, ma il suo significato è al quanto esteso: tenerezza, misericordia, comprensione, chinarsi sui dolori e sulle gioie dell’altro. Fa parte del vocabolario dell’alleanza, dove uno dei due contraenti è invalidato dal peccato. Infatti, l’alleanza di Dio con il suo popolo è sin dall’esordio una storia d’infedeltà e nuovi inizi (Es 32–34). Di conseguenza, hésed designa l’amore incrollabile, leale e costante di Dio nonostante l’umana inconsistenza: «Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia» (Is 54:10).

La misericordia è ciò che c’è di più divino in Dio, essa è anche ciò che c’è di più compiuto nell’uomo. “Ti corona di grazia e misericordia”, recita il Salmo 103. Solo la misericordia e la tenerezza di Dio ci fanno partecipare alla sua stessa vita. Ciò si realizza nella misura in cui “siamo misericordiosi com’è misericordioso il Padre nostro” (Lu 6:36). Queste parole fanno eco all’antico comandamento “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Le 19:2). Alla santità di Dio, Gesù ha dato il volto della misericordia, perché essa è il più puro riflesso di Dio in una vita umana. Per esprimerla con umili e decifrabili parole, se vogliamo assomigliare a Dio, impariamo a essere misericordiosi verso il prossimo.

L’hésed è l’umanità di Dio. Essa deflagra in tutta la sua finitezza in Gesù, che è morto per noi (Ro 5:6-8); fluisce compiutamente nell’uomo, nella misura in cui riconosce di essere peccatore e porge se medesimo e all’altro. L’apostolo Paolo invita i credenti a essere “benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Ef 4:32). Pietro, ci esorta a essere “tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno, misericordiosi e umili” (1 P 3:8).

“Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Es 34:6). E noi?

 

 

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