Luigi Caratelli – La NASA (l’agenzia aerospaziale americana) scopre nuovi mondi, e una gran massa di persone spera che, presto o tardi, si possa entrare in contatto con supposti abitanti extraterrestri.
Clifford Goldstein, con la prudenza che gli è propria da sempre, riconosce che la scoperta non è poi una grande sorpresa, dato che, già nell’Ottocento, Ellen G. White aveva scritto qualcosa al riguardo (cfr. articolo Maol della scorsa settimana).
Goldstein avverte che non è corretto leggere negli scritti della White «più di quanto dovremmo»; quindi nessuna speculazione pro dischi volanti, e neppure voli astrali su zolle di terra cosmica, popolate da «grigi», «santini» o «rettiliani». Tutt’al più si può rimarcare il fatto che, come sostenuto da diversi rappresentanti delle più svariate discipline di studio, non c’è nulla di straordinario nel fatto che l’universo sconfinato possa ospitare pianeti in cui vivano altri esseri. Certamente: ma quali esseri?
Ellen G. White, quando nei suoi scritti parla di altri mondi e dei loro relativi abitanti, ha sempre fatto riferimento a «esseri non caduti nel peccato», come invece è successo agli abitanti del pianeta terra. La distinzione è capitale, per non correre il rischio di cadere vittime di una delle mode più intriganti dell’ultimo secolo: la possibilità di incontrare presunti extraterrestri.
Il campo va subito sgombrato da indebite sovrapposizioni e da facili conclusioni. Qualsiasi essere al di fuori del nostro pianeta deve essere considerato – etimologicamente parlando – un extraterrestre: Dio, gli angeli, Satana, i demoni, ecc.
Sì, Dio è un extraterrestre, nel senso che abita i cieli e non il nostro mondo. Ne consegue, logicamente, che ogni uomo o donna che abita sulla terra, non è un extraterrestre; io e te siamo soltanto, e questo non è un handicap, dei terrestri.
A questo livello interpretativo non si pone alcun problema. Le distorsioni avvengono quando, postulando la concreta possibilità che altri mondi, lontani dal nostro, siano abitati, siamo invogliati a entrare in contatto con loro. Come dovremmo aspettarci che tali esseri si presentino a noi? Con quali fisionomie? Ci assomigliano o sono ripugnanti creature, non importa se viscide o scafandrate? E, cosa più importante, se veramente sono intenzionati a comunicare con noi, quali messaggi ci portano? Infine, nel caso tali messaggi fossero menzogneri, quale mappa concettuale potremmo usare per renderci conto dell’inganno?
Ellen G. White e Goldstein non hanno mai avuto di tali problemi, poiché entrambi credono, in base alla rivelazione biblica, che tali esseri, se esistono, non possono in alcun modo comunicare con noi; proprio in forza della loro ubbidienza alle leggi di Dio. Quindi se è solo il nostro mondo ad aver sperimentato il peccato e gli altri mondi ne sono stati preservati, allora non vi è alcuna comunicazione possibile tra noi e loro: proprio per proteggere gli altri mondi da tale contaminazione, dal nostro cattivo esempio, insomma.
Fuori da questa linea di pensiero, tutte le interpretazioni possono avere uguale validità, anche quelle più pericolose.
Pericolose sono, infatti, le conclusioni a cui stanno giungendo, non solo uomini di scienza, ma anche eminenti rappresentanti delle diverse religioni, la cattolica in testa.
Dopo aver ridicolizzato proprio Ellen G. White, annoverandola tra gli indovini quali Nostradamus e Swedenborg, il teologo cattolico Armin Kreiner così scrive della donna nel suo libro Gesù, gli UFO e gli alieni: «Ellen White, cofondatrice degli Avventisti del settimo giorno… dalle sue visioni emerge un’elaborazione teologica del problema dell’esistenza degli extraterrestri… in una delle sue visioni la White è dotata di ali e si reca, accompagnata da un angelo, su Giove e Saturno, dove è sopraffatta dalla gioia e dall’amabilità dei suoi abitanti».1
Ecco, questo è proprio uno dei tremendi errori in cui possono cadere quanti – anche teologi del calibro del Kreiner – non hanno una mappa che permetta loro di porsi di fronte al problema nel giusto modo.
Il Kreiner e un nutrito stuolo di suoi correligionari non solo dovrebbero indagare il problema tornando alle fonti bibliche, ma dovrebbero risultare onesti quanto il loro ruolo richiede. In nessuna delle citazioni, riportate dallo studioso cattolico a piè pagina, la White ha mai affermato di essere stata su Giove o su Saturno. Questa libertà colposa è solo frutto delle volute distorsioni del Kreiner il quale sembra più interessato a divulgare la buona nuova di ampi settori vaticani della, ormai certa, vita su altri pianeti, che a riportare correttamente le notizie dei comuni terrestri.
Kreiner, svarioni imperdonabili a parte, in definitiva sostiene, giustamente, che dobbiamo convincerci dell’esistenza di altri mondi abitati. Il problema, ripeto, è capire chi siano questi esseri e quali possibilità abbiano di intervenire negli affari dei terrestri.
Su questo, spalleggiando tutti i teologi alla Kreiner, non ha dubbi l’attuale pontefice, papa Francesco. In una omelia tenuta il 12 maggio 2015, nella cappella di Santa Marta, senza dare l’impressione di scherzarci troppo, ha detto: «Se domani venisse una spedizione di marziani… verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini… E uno (dei marziani, ndr) dicesse: “Io voglio il battesimo!”. Cosa accadrebbe?».
Battezzare un marziano?
Ellen G. White non credeva affatto che Giove e Saturno fossero abitati, mentre per Marte, anche in teologia, sembra basti una licenza speciale perché passi la disinformazione.
Pare che in Vaticano, e non soltanto in quei ristretti limiti territoriali, si sia sempre più disposti a credere che una futura visita di extraterrestri (non quelli dei mondi abitati delle visioni di Ellen G. White, ma di sornioni residenti in Marte), non solo sia possibile, ma teologicamente sostenibile e necessaria. Non sono in pochi a credere, senza timore di essere ridicolizzati, che lo stesso Gesù, al suo ritorno, possa utilizzare quale mezzo di trasporto un disco volante.
Basterebbe leggere l’informato volume di Roberto Pinotti, dal titolo emblematico UFO e Vaticano,2 per convincersi che le categorie teologiche, grazie alle quali interpretare l’escatologia, hanno fatto un salto (non autorizzato) di qualità e, sotto la sapiente interpretazione di teologi di professione, ci autorizzano a pensare che presto saremo visitati da navi spaziali pilotate da salvatori cosmici che ci illumineranno con il loro verbo.
Proprio come ci dice il film «Arrival»,3 che da alcuni mesi, manco a dirlo, riceve gradimenti che superano il 90 per cento.
Eppure le cose non stanno così.
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Note
1 A. Kreiner, Gesù, gli UFO e gli alieni. L’intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana, Queriniana, Brescia, 2012, p. 55.
2 R. Pinotti, UFO e Vaticano. La Chiesa e la vita extraterrestre, Mondadori, Milano, 2016.
3 «Arrival» è un film del 2016 diretto da Denis Villeneuve. In esso si racconta la discesa di misteriose astronavi extraterrestri nelle grandi città della terra. Come da copione, i militari vogliono subito distruggere gli intrusi, ma si decide infine di affidare alla linguista Louise Banks la missione di tentare una comunicazione con gli ipotetici guidatori delle astronavi. Al termine di una serie di peripezie, la donna riesce a comprendere il messaggio degli internauti che, in sostanza, è il seguente: gli extraterrestri sono venuti in pace a portare riunificazione e pace agli stessi umani, con il dichiarato intento di offrire al mondo una esistenza senza guerre e divisioni. Il mondo accetta e l’ONU, 18 mesi più tardi, istituirà una festa per celebrare il felice evento.