Gesù esplosione di vita. Ti schiaccerà il capo
15 Febbraio 2019

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Gesù esplosione di vita. Ti schiaccerà il capo
15 Febbraio 2019

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Francesco Zenzale – “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno” (Genesi 3:15).

È interessate notare come l’artefice del Pentateuco illustra l’evento messianico-escatologico. L’autore del male è presentato come un serpente, un animale strisciante, velenoso, subdolo, dagli occhi impietosi e dalla testa piatta e maligna. Capace di divorare perfino un coccodrillo, dopo averlo soggiogato con le sue poderose spire.

Lo troviamo nel giardino d’Eden, sull’albero della conoscenza del bene e del male, in contrapposizione a Dio che è amore e che non ha mai desiderato e praticato il male. Satana è l’unica creatura celeste che per primo ha vissuto l’esperienza del bene e del male, che è riuscito a espellere il bene dalla sua vita, incarnando il male. Solo Dio è l’incarnazione dell’amore e del bene assoluto. E il male lo ha subito nella persona di Gesù (1 Pietro 3:18).

Il suo “calcagno” è stato ferito, tuttavia, nella sua morte e risurrezione, è riuscito a schiacciare la testa al serpente, segnandone la fine. Gesù, con la sua vita, la sua morte e la sua resurrezione, ha posto fine al peccato in tutte le sue conseguenze; perciò la sofferenza, il male e la stessa morte sono stati sommersi nella vittoria (cfr. 1 Corinzi 15:55-58). Gesù disse: “Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore” (Luca 10:18). L’apostolo dell’amore registrava le seguenti parole profetiche: “Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi! Guai a voi, o terra, o mare! Perché il diavolo è sceso verso di voi con gran furore, sapendo di aver poco tempo” (Apocalisse 12:12).

Poco tempo! È difficile per noi, fragili creature, cercare di definire il tempo escatologico. Non sappiamo quando Gesù ritornerà, non sta a noi sapere il tempo in cui sarà inaugurato il regno di Dio (cfr. Atti 1:7), né fino a quando la “progenie” di Cristo dovrà sopportare le ferite del calcagno. Ma siamo più che certi che la tomba in cui era stato deposto Gesù dopo la sua morte è rimasta vuota e che “questo Gesù, che (ci) vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo (abbiamo) avete visto andare in cielo” (Atti 1:11).

Poco tempo! Quando si è giovani o in buona salute si ha l’impressione di essere eterni. Al contrario, la sofferenza, la malattia, soprattutto quella inguaribile, polverizza questa illusione. Ti rende consapevole che il tempo è la vita; la vita che hai vissuto, fatta di tante esperienze belle e brutte, di sogni realizzati e distrutti, di emozioni gioiose e avvilenti, che non puoi rivivere, ma da cui trarre validi insegnamenti; la vita che rimane e corre inesorabilmente verso l’ultimo respiro.

Il tempo che abbiamo il privilegio di vivere, che fluisce dalla grazia di Dio (cfr. Lamentazioni 3:22), deve essere ancora decorato. Che la tela sia corta o lunga non è rilevante. Non potevamo conoscere il giorno in cui siamo nati e non siamo in grado di sapere l’ora in cui l’esistenza fluisce nella polvere (cfr. Genesi 3:19). Perciò, è rilevante scegliere responsabilmente i colori, modulandoli secondo le aspettative e le prospettive esistenziali ed eterne.

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