Giuseppe Marrazzo – Giorgio Napolitano è stato rieletto Presidente delle Repubblica italiana. È la prima volta che ciò accade nella breve storia repubblicana. Lo spirito di servizio da lui manifestato, pur accusando una comprensibile stanchezza, è una lezione fondamentale per chi è impegnato in una «sfrenata personalizzazione della politica», con «smania di protagonismo e ricerca ossessiva dell’effetto mediatico». Di fronte a momenti così cruciali in cui la politica si agita intorno a un «grumo di diversità irriducibili», l’esempio di questo servitore dello Stato diventa un faro luminoso. Un leader della sua statura morale che afferma: «In me non si è spenta la fiducia nella politica», restituisce un po’ di speranza a questa Italia depressa, al di là di ogni possibile schieramento. La questione molto urgente non è la difesa fanatica e ossessiva dei propri dogmi né l’agonia di un partito imploso su se stesso, ma la ripresa dell’economia, la creazione di nuovi posti di lavoro, le riforme utili a conseguire una democrazia più moderna e la difesa delle fasce più deboli della società.
Echi biblici attraverso una pietra spezzata
Una stele di basalto nero, rinvenuta nel deserto della Giordania, riporta un’iscrizione con il primo uso conosciuto del nome di Yahweh (uno dei nomi di Dio nell’Antico Testamento).
Tor Tjeransen