Notizie Avventiste – Dal 10 al 17 gennaio, Dora Bognandi, direttore del dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa dell’Unione avventista italiana (Uicca), è stata invitata come relatore in Guadalupe e Martinica per il 1° Simposio sulla libertà religiosa e per altri incontri sempre relativi al tema dei diritti umani e della libertà religiosa. Notizie Avventiste le ha chiesto di parlarci di questo viaggio.
N. A.: Sei stata in due Paesi meta da sogno per i turisti, ma tu che cosa sei andata a fare?
D. B.: Quando si pensa ai Caraibi, vengono in mente spiagge bianche da favola, vegetazione lussureggiante, frutti e fiori esotici dai mille colori. Ed è veramente così. Ma il mio viaggio aveva altri scopi. Questi due Paesi sono dei dipartimenti della Francia e uno dei problemi più sentiti è quello della laicità dello Stato e del ruolo che le Chiese debbono svolgere nella società. La mia collega, Patricia Sablier, che opera in Guadalupe e che avevo conosciuto nella Repubblica Dominicana l’anno scorso, ha organizzato un interessantissimo Simposio sulla libertà religiosa con esponenti provenienti dagli Stati Uniti (Ganoune Diop), dall’America Centrale (Roberto Herrera), dalle isole circostanti e dall’Europa (Thierry Lenoir e io). Il nostro impegno è poi continuato in Martinique dove il collega della libertà religiosa, Daniel Millard, ha organizzato incontri con i pastori e con le chiese.
N. A.: Qual è la situazione della libertà religiosa in questi due Paesi?
D. B.: Si tratta di due isole, già devastate dalla colonizzazione che ha ridotto in schiavitù la popolazione, dove il sentimento religioso è molto vivo. La grande maggioranza è di fede cristiana. Vi sono però anche ebrei, musulmani e induisti e non sembra che la popolazione soffra di particolari restrizioni riguardanti la libertà religiosa. La Chiesa avventista, i cui studenti hanno qualche difficoltà a osservare il sabato nelle scuole pubbliche, è molto presente. In Guadalupe, su 400.000 abitanti, circa 11.000 sono avventisti; in Martinica, su 300.000 abitanti, 14.000 sono avventisti. Si trovano quindi grandissime chiese di questa fede religiosa in ogni angolo delle due isole, assieme a scuole, centri media e altre strutture. Per lo svolgimento del Simposio, non disponendo di luoghi sufficientemente grandi, si è utilizzata la palestra di un grande istituto scolastico dove si sono potuti invitare solo alcuni esponenti degli organi locali, chiamati nel gergo avventista “comitati di chiesa”, e solo questi hanno raggiunto circa le 800 unità. Si tratta quindi di una realtà molto diversa da quella cui siamo abituati in Occidente.
N. A.: Quali sono i bisogni maggiori delle chiese in rapporto alla libertà religiosa?
D. B.: Avendo avuto a che fare solo con la realtà avventista delle isole, a mio parere, ciò di cui questi credenti hanno bisogno è di aprirsi alla società per poterla meglio servire. Spesso le minoranze soffrono di una sindrome di accerchiamento e, nonostante crescano molto numericamente, tendono a rinchiudersi in se stesse e a rispondere principalmente alle proprie esigenze. Nel Simposio e in tutti gli altri incontri si è insistito su una testimonianza che non miri al proselitismo, ma che dialoghi con tutti e si distingua per l’attenzione verso le persone: dalle autorità a chi è più svantaggiato. Una chiesa che desidera seguire le orme del Cristo non può non lottare per la libertà propria e per quella degli altri, come non può essere disattenta ai diritti delle persone.
Ringrazio perciò i due colleghi per l’intelligenza e la sensibilità dimostrata nell’organizzare questi incontri, e ringrazio anche le migliaia di partecipanti desiderosi di nuove prospettive, che hanno dimostrato di recepire con tanto coinvolgimento un messaggio che aveva al centro la libertà, il dialogo con tutti e un impegno disinteressato.