Guarda chi si rivede: lo spiritismo (seconda parte)
27 Gennaio 2017
Guarda chi si rivede: lo spiritismo (seconda parte)
27 Gennaio 2017

Luigi Caratelli – «Non verrò a nessuna sua conferenza, perché non voglio che la mia chiesa si riempia di spiriti». Era stata chiarissima la sorella: non gradiva che parlassi di fenomeni paranormali; anche se lo facevo, Bibbia alla mano, per dare una risposta allo sterminato popolo dei credenti dell’anima immortale, ai dubbiosi su cosa c’è dopo la morte, ai depressi che non scorgono alcuna terra promessa, neppure nell’aldiquà, ai vessati dagli spiriti.

Per una credente, ragionare così, faceva indovinare vuoti nell’informazione teologica ricevuta, fondamentalismo alla rovescia, o, probabilmente, mancanza di fede. Non è possibile immaginare Gesù, schivo e riservato, rifiutare gli indemoniati, perché questi avrebbero potuto contaminare il tempio della sua anima. Invece lo vediamo seriamente preoccupato per la salute di quanti, con gli spiriti, hanno perso qualche battaglia nella vita.

Stupendo il racconto contenuto nel vangelo di Luca (8:26-38) ove è detto: «Approdarono nel paese dei Gerasèni… Quando egli [Gesù] fu sceso a terra, gli venne incontro un uomo della città: era posseduto da demoni e da molto tempo non indossava vestiti; non abitava in una casa, ma stava fra le tombe». Questa è la vera azione di Satana nei confronti dell’uomo: spogliarlo dei suoi vestiti, soprattutto quelli spirituali. «Gesù… aveva comandato allo spirito immondo di uscire da quell’uomo, di cui si era impadronito da molto tempo… Di continuo, notte e giorno, andava tra i sepolcri e su per i monti urlando e percuotendosi con delle pietre». Quindi, pare che queste anime vessate abbiano bisogno di qualcuno che le accolga, non che le respinga. E Gesù libera l’indemoniato: «La gente uscì a vedere l’accaduto; e, venuta da Gesù, trovò l’uomo dal quale erano usciti i demoni che sedeva ai piedi di Gesù, vestito e sano di mente». Ecco i protagonisti del dramma e le loro reali intenzioni: Lucifero che denuda l’uomo con la possessione, la vessazione, o solo la tentazione, e Dio che lo riveste.

«Fatico a comprendere la tua passione per lo spiritismo», diceva l’amico. O, se volete, «Chi te lo fa fare?». Lo faccio per portare ai «piedi di Gesù», uomini e donne che sono stati spogliati della verità, perché abbagliati dai fumi velenosi dello spiritismo. Lo faccio perché il veleno si è insinuato nelle loro menti; perché sono nudi di verità, mentre il Signore li vuole «vestiti e sani di mente».

Satana! Perché, tu ci credi?
Ma c’è un problema non da poco: le menti di molti ricercatori dello spirito sono spesso state denudate proprio dalle guide spirituali; da coloro che avrebbero dovuto portarle ai piedi del Salvatore. Una certa teologia ha insegnato per anni che i vangeli sono racconti mitici, perché vi abbondano storie di miracoli (Bultmann). E, per quanto riguarda gli episodi in cui Gesù si confronta con i demoni, non bisogna dar loro credito perché, ci dicono sempre alcune guide spirituali, il Figlio di Dio – naturalmente esperto di psicanalisi – sapeva che le figure demoniache erano soltanto frutto dell’immaginazione dei suoi contemporanei. Il Salvatore avrebbe quindi fatto finta di credere all’esistenza di Satana, per meglio venire incontro alle esigenze di quanti gli chiedevano aiuto e, convinti di essere posseduti da forze maligne, imploravano la guarigione. Insomma un Gesù bugiardo a fin di bene o, utilizzando sempre le categorie interpretative di un certo liberalismo teologico, un Gesù autoconvintosi di essere il Messia liberatore, creatore di trucchi miracolistici (Renan, Strauss, ecc.)

Quindi Satana è in «libera uscita», grazie alle dotte disquisizioni dei teologi liberali. Essendo una figura mitologica, suscita appena l’ilare compassione di chi vi guarda con aria di emancipato saputello delle cose religiose, nel caso vi azzardaste a parlare di lui.

È dunque vero che, se il demonio torna d’attualità fra congreghe millenaristiche e club di annoiati ricercatori psichici, la sua figura perde decisamente importanza nelle sagrestie e negli staff dei teologi di professione. Il problema è evidenziato con arguzia e sarcasmo dal filosofo polacco Kolakowsky. Nel suo agile volume Conversazioni con il diavolo, egli immagina una conferenza stampa tenuta da Satana nella città di Varsavia; conferenza che ha lo scopo di farsi pubblicità presso i contemporanei: «Naturalmente io so che voi non mi credete più [dice Satana]. Lo so bene, ma a me non interessa proprio niente. Che crediate o no non è affar mio; è affar vostro. Ciò che importa è che la mia opera di distruzione continui. Il credere o non credere alla mia esistenza non altera la finalità e la serietà del mio lavoro… Tuttavia l’incredulità sembra partire proprio da me. Sembra più facile scartare il demonio, poi si passa agli angeli, poi alla Trinità e infine a Dio… Io noto che coloro che credono con convinzione, con entusiasmo, talvolta con fanatismo… anche costoro escludono il demonio dalle loro credenze. Essi non ne parlano più, rimangono incerti e perplessi quando vengono interpellati su di lui… A volte entro nelle chiese e ascolto le prediche… capita proprio raramente… che un predicatore… si ricordi di parlare di me dal pulpito… ha proprio vergogna. Perché ha paura di fare la figura del matusa, del sempliciotto, che crede ancora alle favole e non si adegua ancora allo spirito dei tempi.1

Finalmente il demonio si rivolge direttamente ai teologi, che così apostrofa: «Perché mi ignorate signori?… avete paura di essere presi in giro dagli scettici, di essere messi in ridicolo negli spettacoli del sabato sera? Voi avete paura di una cosa sola, di essere ritenuti sorpassati, di essere tacciati di medio-evo, di ricevere l’infame accusa di essere non-moderni… non scientifici… non industrializzati… Nella vana speranza di riuscire a stare al passo con gli scettici, con i vostri compiacenti compromessi e diplomazie… È sintomatico e strano il fatto che il mio nome risuoni solo occasionalmente e solo sulla bocca degli atei. Essi lo ricordano senza alcun imbarazzo… Tra i burattini degli show, delle fiere compare a volte il “diavoletto” per divertire i bambini, ma quando compare in un’opera teatrale o in un libro, potete stare sicuri che si tratta di atei… E voi vi chiamate cristiani? Cristiani senza il diavolo?».2 Ha colto molto bene l’andazzo di un simile convincimento teologico Klaus Bockmuhl, già assistente di Moltmann e anch’egli teologo, in un suo difficile ma stupendo volume intitolato Ateismo dal pulpito.3

Astuto come un… demonio
Un altro nome importante nell’ambito della letteratura cristiana è quello di Andrè Frossard; anch’egli, nel suo libro 35 prove che il diavolo esiste, ipotizza un intervento del demonio negli affari degli uomini, facendogli scrivere delle lettere, che indirizza a un generico redattore. In una di esse, Satana recrimina alcune peculiarità di cui si sente privato: «Caro signore – egli scrive – rappresentarmi con le corna, i piedi forcuti e una coda bifida o a tridente è un’indegnità, un errore e una menzogna… Tutte queste elucubrazioni mi hanno causato notevole pregiudizio. Esse tendevano a dimostrare che il Male, di cui io sono considerato l’indiscussa personificazione, porta all’animalità e genera mostri. Ora, è stabilito dai vostri migliori teologi, che io in realtà sono il più bello degli angeli… Come potrei essere in grado di sedurre, se fossi quel ridicolo animale con artigli…».4

Anche lo scrittore Clive Staples Lewis, famoso per aver scritto l’opera Le cronache di Narnia, in un suo libricino, anche in questo caso usando l’espediente epistolare, fa parlare il demonio, avendo cura di avvertire che «Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago».5

A Satana va dato, purtroppo, il posto che gli spetta; evitando due errori contrapposti: parlarne troppo e non parlarne per nulla. Chi invece ha preso tremendamente sul serio la figura e l’opera nefasta del demonio, è la scrittrice Ellen G. White, la quale si dice convinta che, specialmente noi uomini del XXI secolo, dovremmo aspettarci sgambetti pericolosi dal principe del male. Dopo aver messo in guardia dai meravigliosi portenti delle manifestazioni moderne dello spiritismo, che dilagavano al suo tempo (1848), ne ha preconizzato la rinascita, sotto più affascinanti vesti, per gli abitanti di un mondo dominato dalla tecnologia e dalla realtà virtuale. Non più rozze e macchinose comunicazioni medianiche, ma facili e immediate «canalizzazioni» che promettono contatti col mondo degli spiriti invisibili.

Nella sua opera Il gran conflitto,6 ella scrive: «Satana da tempo sta preparando l’ultimo assalto per sedurre il mondo. Il fondamento della sua opera fu gettato con l’affermazione fatta a Eva in Eden: “No, non morrete affatto”… A poco a poco, egli ha preparato la strada per il suo capolavoro di seduzione: lo spiritismo. Satana non ha ancora raggiunto il pieno adempimento dei suoi progetti, ma lo raggiungerà all’ultima ora». Un messaggio che va oltre il suo tempo, nel quale aveva visto la nascita del movimento spiritista moderno, e si proietta sino all’epoca del ritorno di Cristo, ancora davanti a noi.

Poi, con straordinaria visione profetica, E. G. White, citando a supporto delle sue argomentazioni la stessa Bibbia, continua: «Dice il profeta: “E vidi… tre spiriti immondi simili a rane… sono spiriti di demoni che fan de’ segni e si recano dai re di tutto il mondo per radunarli per la battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” – Apocalisse 16:13,14».7

Questo è il tempo!
Il testo di Apocalisse mette in risalto alcuni punti fondamentali:
1. Gli spiriti immondi, sono spiriti di demoni.
2. Hanno il potere di operare miracoli e cose straordinarie.
3. Sono simili a rane. Sottolineatura molto importante, poiché la rana, nell’antichità, era anche associata all’idea di immortalità e nella religiosità cristiana rappresentava i cattivi consigli, la falsità, la via sbagliata. Era l’idolo della setta eretica degli Ebioniti.
4 Gli spiriti immondi, che sono demoni e che sono rappresentati da rane, simbolo dell’immortalità, sono predicatori di false dottrine.
5. In questo caso la falsa dottrina è quella della sussistenza dell’anima immortale dopo la morte, base filosofica dello spiritismo.
6. L’azione di questi spiriti maligni avrà una recrudescenza mondiale al tempo della fine, in prossimità del ritorno di Cristo.
7. Gli spiriti mireranno, soprattutto, a catechizzare le persone importanti che hanno un ruolo di primo piano nella guida del pianeta.
8. Se ne deduce che lo spiritismo, nelle sue varie forme e proposte, la farà da padrone in ogni settore della vita degli esseri umani. Esattamente ciò che preoccupava Ellen G. White, grazie alla quale siamo avvertiti di quanto ci aspetta. La Bibbia, più importante di Ellen G. White, da par suo, ha anticipato profeticamente i tempi. Il profeta Giovanni scrive che lo spiritismo avrebbe influenzato, più che nel passato, i «grandi della terra».

Alice Bailey, teosofa e seguace della spiritista Blavatsky, ha fondato, intorno al 1920, il Lucis Trust (originariamente Lucifer Trust; troppo scoperte le carte per mantenere il nome originario), un’associazione no-profit oggi inserita nel sistema delle Nazioni Unite. Sul sito dell’associazione, sotto il titolo di presentazione «Supporto alle Nazioni Unite», si legge che: «Il Lucis Trust ha uno Statuto Consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOSC)… il Trust [è] parte di una comunità di molte centinaia di ONG che giocano un ruolo attivo nelle Nazioni Unite, in particolare nel sostegno ai programmi delle Nazioni Unite stesse… il Lucis Trust ha fornito… sostegno mediante meditazione, materiali educativi e seminari».

In maniera analoga, anche se con meno rinomanza, i «grandi della terra» che si riuniscono all’ONU, hanno avuto modo di ricevere, in più di una occasione, i messaggi dell’entità spiritica Kryon, canalizzata dal medium Lew Carroll, frequentatore abituale delle strutture del Palazzo di Vetro.

Ecco perché mi «occupo di tali cose». Certamente non esiste solo il mondo dello spiritismo; e il messaggio sugli spiriti maligni e la loro attività non è l’unico messaggio importante del Vangelo: ma è Vangelo. E qualunque parola del Vangelo rende liberi e porta ai «piedi di Gesù» anche coloro che hanno problemi con lo spiritismo, per renderli «vestiti e sani di mente» (Lc 8:35). Pur tuttavia, come la mia cara sorella preoccupata che la sua chiesa fosse teatro delle scorribande dei demoni, coloro che assistettero alla guarigione di un indemoniato da parte del Signore «si spaventarono» e «pregarono Gesù di andarsene via, lontano da loro, perché avevano molta paura» (v. 37). Con l’aiuto del Signore, non ho paura, perché allora, come oggi, chi è liberato dal Vangelo non può che avere un solo atteggiamento: «Intanto l’uomo liberato dai demoni chiedeva a Gesù di poter stare con lui» (v.38).

Chi è liberato dal Vangelo, da qualsiasi parola del Vangelo, non può che desiderare di vivere con Dio.

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Note

1 L. KOLAKOWSKY, La chiave del cielo. Conversazioni con il diavolo, Queriniana, GdT 138, Brescia, 1982, p.173.
2 Idem, p.174.
3 K. BOCKMUHL, Ateismo dal pulpito, Claudiana, Torino, 1970.
4 A. FROSSARD, 35 prove che il diavolo esiste, SEI, Torino, 1978, pp.13,14.
5 C. S. LEWIS, Le lettere di Berlicche, Mondadori, Cles, 1998, p.3.
6 E. G. WHITE, Il gran conflitto, ADV, Firenze 1977, pag. 409.
7 Ibidem.

 

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