Ricordare i passi compiuti fino a oggi, con lo sguardo rivolto al futuro. Un evento, a Roma, celebra la presenza avventista nel nostro Paese dal 1864. I saluti istituzionali e l’intervento introduttivo del presidente Cretu
Si è aperto questa mattina, venerdì 27 settembre, alle 9.30, presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, il convegno “La presenza evangelica in Italia dall’unità ad oggi. Gli avventisti del settimo giorno”. Un’occasione preziosa per testimoniare e celebrare i primi 160 anni della denominazione nel nostro Paese.
L’incontro, che si può seguire in diretta streaming fino alle 13.30 qui, è moderato dal past. Davide Romano, direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa e direttore dell’Istituto universitario avventista di Firenze. L’on. Federico Gianassi, della Commissione giustizia, ha salutato i numerosi ospiti, tra i quali i relatori del mondo istituzionale e accademico, e gli studiosi delle minoranze evangeliche in Italia.
Anche il prefetto Alessandro Tortorella, responsabile degli Affari dei culti del Ministero dell’Interno, ha salutato i presenti citando la centralità dell’art. 19 della Costituzione italiana: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. La tutela degli enti di culto, armonizzando e mettendo in sintonia la libertà di culto e di coscienza, deve essere prioritaria.
In rappresentanza della Regione intereuropea della Chiesa avventista, ha partecipato il segretario generale, Barna Magyarosi, che ha evidenziato la rilevanza dello sviluppo della fede, il cammino condotto da tante persone che hanno testimoniato nel corso degli anni, appartenenti a una Chiesa che oggi conta 23 milioni di membri del mondo. Sono diverse le aree importanti per la denominazione, oltre a quella spirituale: salute, educazione, medicina preventiva. “Nel nostro nome abbiamo una tensione tra il settimo giorno, in ricordo della creazione e quindi la responsabilità di prenderci cura del creato, e la seconda venuta di Cristo: come condividere la speranza dell’avvento, prendendoci cura del mondo in cui viviamo e impegnarci nel sociale, senza perdere di vista la prospettiva della speranza. 160 anni non sono la fine, ma c’è tanto da fare per condividere l’amore di Dio, la speranza che nutriamo”, ha evidenziato Manyarosi.
Il presidente dell’Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, Andrei Cretu, ha introdotto l’evento evidenziando l’occasione che è offerta da questo anniversario: fermarci e fare un’analisi del nostro essere comunità, in relazione anche allo spazio pubblico e alle altre confessioni religiose. “Raccontare il proprio passato perché possa essere maestro”. Cretu ha riepilogato gli esordi del cammino della nostra comunità, un inizio carico di sfide e di soddisfazioni. La Chiesa avventista italiana conta circa 10mila membri adulti, 130 comunità sparse sul territorio, insieme a tanti bambini, giovani e simpatizzanti. “Siamo stati benedetti e protetti” ha affermato Cretu che ha ricordato le tante dimensioni della Chiesa avventista in Italia, i ministri di culto, le sorelle e i fratelli che danno il loro contributo.
Ha poi sottolineato le relazioni tra la Chiesa e le altre confessioni, e il rapporto fraterno che si è istituito, con l’invito a “continuare a coordinare le nostre energie per raggiungere il bene comune, il cammino della libertà religiosa e di coscienza rispetto soprattutto a quelle realtà che attendono ancora l’intesa con lo Stato, la presenza delle comunità multiculturali, la necessità di essere ambasciatori di Cristo nella società che muta”.