Luigi Caratelli – Numerose civiltà conservano nelle loro produzioni letterarie degli accenni alla costellazione di Orione. Così come in ogni civiltà (più di 500 in ogni parte del globo) si sono conservate narrazioni di un diluvio universale.
Secondo Lokamanya Tilak, in India, e nel Popol Vuh, libro sacro della religiosità maya, si hanno cenni a Orione. Per la dott.ssa Phillis Pitluga, astronoma presso il Planetario Adler di Chicago, stessi riferimenti alla costellazione si trovano nella grande figura del Ragno, incisa sul terreno degli altopiani di Nazca, in Perù. Dopo lunghi studi computerizzati, la dottoressa ha scoperto che la figura sia un diagramma terrestre per determinare, nel corso delle epoche, il variare delle declinazioni della cintura di Orione.
Anche l’Egitto, la cui religione delle origini era più stellare che solare, dava grande importanza a Orione, chiamato Sau.
Faulkner afferma che questa costellazione era una delle dimore ultraterrene dei defunti faraoni, tramutati in stelle. Anche Mercer, nel suo Religion of Ancient Egypt, rileva che il re morto era identificato con Osiride, che a sua volta si identificava con la costellazione di Orione. Per gli egiziani la porzione di cielo ove campeggia Orione era chiamato Duat (concetto simile al cristiano regno dei cieli). Si legge sui Testi delle Piramidi: «Il Duat ha afferrato la tua mano nel luogo dove si trova Orione» (PT 802); e ancora «Vivi e sii giovane di fianco a tuo padre (Osiride), di fianco a Orione nel cielo» (PT 2180).
Il fiume celeste
Sempre dai Testi delle Piramidi siamo informati che gli Egiziani, nella topografia del loro Duat, sia celeste che terrestre, parlavano di «vie d’acqua» da attraversare. Essi erano inoltre convinti che il Nilo rappresentasse sulla terra il «fiume celeste», cioè la Via Lattea; così come il Gange la rappresentava in India.
Il faraone defunto veniva proiettato in cielo a raggiungere la Via Lattea, che doveva attraversare per entrare nella dimora eterna. Così spiegano i testi originali: «Possa tu sollevare me (il re defunto) e innalzarmi alla serpeggiante Via d’acqua. Possa tu pormi fra gli dei, le stelle imperiture» (PT 1759)
Stessi riferimenti «teologici» alla funzione della Via Lattea avevano gli Orfici e i Pitagorici; gli indios Sumo dell’Honduras e del Nicaragua; i Pawnee e i Cherokee convinti che i defunti sono accolti da una stella all’estremità settentrionale della Via Lattea; i nativi nordamericani che credevano che la Via Lattea fosse il «Sentiero degli Spiriti».
In modo analogo anche i popoli dell’America centrale svilupparono un’architettura sacra basata sulle costellazioni. Secondo l’archeologo Robert Cormack,«l’ultima capitale dei Maya Quichè, degli altopiani guatemaltechi, è stata progettata secondo lo schema celeste riflesso dalla forma della costellazione di Orione». Mentre il prof. Stansbury Hagar, segretario del Dipartimento di Etnologia al Brooklyn Institute of the Arts and Sciences, è convinto che Teotihuacan, antica città azteca a 50 chilometri a nord-est di Città del Messico, è stata costruita con lo stesso intento.
In questo sito, come a Giza, si trovano tre piramidi, affiancate dal lunghissimo «Viale dei Morti». Secondo Hagar, il viale doveva rappresentare proprio la Via Lattea e l’intero sito era stato progettato come una sorta di carta del cielo che «riproduceva sulla terra una presunta pianta celeste dello spazio dove dimoravano le divinità e gli spiriti dei morti».
Come in Egitto, anche a Teotihuacan le tre piramidi della Luna, del Sole e di Quetzalcoatl sono posizionate a rappresentare la cintura di Orione.
Orione e la Bibbia
La Bibbia, benché stigmatizzi l’astrologia, menziona Orione (Giobbe 9:9; Giobbe 38:31; Amos 5:8; Isaia 13:5-10). In Isaia è scritto: «Urlate, poiché il giorno dell’Eterno è vicino; esso viene come una devastazione dell’Onnipotente… Ecco, il giorno dell’Eterno giunge… Poiché le stelle e Orione non faran più brillare la loro luce».
In molte Bibbie, la parola Orione viene tradotta con «costellazioni», ma negli antichi testi della Settanta è correttamente riportato «Orione».
Quindi, Orione è associato al ritorno del Cristo sulla terra.
Ellen G. White, proprio allo scadere della profezia delle 2.300 «sere e mattine» di Daniele, ricalcando l’avvertimento di Isaia, scrive nel libro Early writings (Primi scritti): «Apparvero grosse nubi oscure e cozzarono le une contro le altre. L’atmosfera si squarciò e si arrotolò all’indietro, allora noi potemmo guardare attraverso lo spazio aperto in Orione, da dove proveniva la voce di Dio. La Santa Città scenderà attraverso questo spazio aperto».
In realtà, commentano gli scettici, tale informazione E. G. White l’avrebbe ricevuta da Joseph Bates; quindi, concludono, non vi si deve fare troppo affidamento. Il riferimento a Orione risulterebbe essere soltanto, per usare una espressione coniata all’occorrenza, una «leggenda avventista».
Ma se ciò risulta vero – ossia che sia stato Bates a parlare di Orione a Ellen G. White -, bisogna ringraziare lo stesso Bates, perché è stato sempre lui a informare i coniugi White che bisognava osservare il sabato biblico, e porlo a fondamento della fede riscoperta. A ogni modo nell’uno e nell’altro caso (Orione e sabato), il Signore stesso si è premurato di confermare e stabilire la veridicità delle due informazioni. E questo, se me ne sarà offerta l’occasione, lo posso dimostrare inconfutabilmente.
Il vero problema è che, all’interno della nostra chiesa, alcune guide spirituali tentano di dimostrare che gli scritti di E. G. White sono da considerarsi quali produzioni di una «maestrina»; tutt’al più di un’esperta educatrice. Si dimentica, spesso, che era un profeta scelto da Dio. Il caos si è generato in considerazione del fatto che la figura e l’opera di Ellen siano stati spesso considerati in modo non attinente alla realtà dei fatti. È perfettamente comprensibile che a quanti ne hanno esagerato il ruolo si siano opposti, per reazione, dei sostenitori contrari.
Il problema quindi non è Orione, ma il fatto che in molte nostre chiese ci sono credenti che non solo non hanno mai letto una sola pagina degli scritti di E. G. White, bensì, cosa peggiore, da lungo tempo non leggono più neppure la Bibbia. Poi ci si stupisce che ci sia chi predica e chi crede che lo Spirito Santo sia un semplice vento, o che si possa allegramente concepire un inciucio tra evoluzionismo e creazione. O che forme pericolose di New Age diventino patrimonio esperienziale di molti avventisti.
Altro che Orione. Su questi ultimi temi mi piacerebbe soffermarmi. Tuttavia, poiché l’articolo aveva tale funzione, ritorniamo a Orione.
Un indizio della possibile scientificità delle affermazioni a sostegno di una costellazione quale possibile teatro di eventi escatologici è quello della caratteristica peculiare di Orione: si trova lungo l’equatore celeste ed è quindi visibile a tutte le latitudini della terra. Gli studiosi hanno riconosciuto che pur essendo una delle costellazioni più maestose e riconoscibili del cielo notturno, non ha mai trovato posto nello zodiaco moderno.
Un altro indizio è l’etimologia della parola che individua la stella più luminosa della costellazione: Betelgeuse. Gli studiosi ci informano che è una parola di derivazione ebraica, ed è composta da bethel (casa di Dio) e jahase (fuoco divino). Quindi, Betelgeuse potrebbe significare all’incirca «Fuoco divino nella casa del Signore».
Che avessero ragione gli antichi quando, trasmettendoci informazioni su Orione, ci rivelavano una verità insieme scientifica e religiosa, anche se spesso paganizzata? Cioè che la costellazione è la porta d’accesso all’eternità, al regno dei cieli, alla casa del Padre?
Gesù, parlando ai suoi discepoli della sua morte (che è sempre un sonno, non una incarnazione tra le stelle), li preparava all’evento rincuorandoli con delle promesse; in una occasione menzionò proprio una dimora, delle case, che sarebbe andato a preparare, naturalmente dopo la sua ascensione. Leggiamo il testo nel Vangelo di Giovanni: «Il vostro cuore non sia turbato… nella casa del Padre mio ci sono molte dimore, io vado a prepararvi un luogo… E quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò, e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi» (Gv 14:1-3).
Da qualche parte, nell’universo fisico, esiste realmente una «dimora celeste». Che per andarci si debba passare o no per Orione, diventa assolutamente irrilevante. Ma se il Signore, padrone dei cieli, abbia stabilito così, è più che rilevante: è magnifico.
Luigi Caratelli, produttore radiofonico, mette a disposizione di quanti ne faranno richiesta il suo materiale (video, audio, pdf, power point) all’unica condizione che non venga modificato. I temi trattati sono: l’archeologia biblica, i fenomeni paranormali alla luce della Bibbia, i segni dei tempi secondo gli studi più recenti, tutti gli studi sui libri di Apocalisse e Daniele, alcune riflessioni prettamente spirituali, materiale su argomenti vari come, per esempio, uno studio approfondito storico-teologico del perché i magi giunsero a Betlemme fidandosi dell’antica profezia di Balaam e del profeta Daniele in Babilonia. Quest’ultimo studio (per ora solo in audio, poi sarà anche in power point) può essere richiesto subito, dato che racconta la vera storia del Natale. Queste risorse possono essere utilizzate per cultura personale, per essere distribuite a parenti, amici e interessati, o per tenere in casa delle vere e proprie riunioni, come alcuni già fanno. Tutto il materiale è gratuito, basta richiederlo a l.caratelli@avventisti.it
(Immagine: https://pixnio.com/space/orion-nebula-space-galaxy)