Parte del paese in mano ai terroristi. I cristiani in fuga da Mosul e da ampie aree a Ninive. L’attacco massiccio degli jihadisti mette in pericolo l’esistenza delle chiese in Iraq, oltre che in Siria.
Porte Aperte – Centinaia di famiglie cristiane hanno lasciato la città irachena di Mosul dalla mattina del 10 giugno (almeno mille). Molti cristiani si sono spostati nella relativamente più sicura regione kurda o nel distretto cristiano di Ninive soltanto con quello che avevano addosso: uno spettacolo che Porte Aperte purtroppo conosce già, dato che supportiamo i cristiani iracheni da tempo.
Sono fuggiti dalla città perché lunedì 9 giugno uomini armati dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), un gruppo militante jihadista conosciuto in Iraq come Daash, hanno preso il controllo di Mosul, la seconda città dell’Iraq, e di ampie aree della pianura di Ninive, compresa la zona petrolifera e la più grande raffineria del paese. Non sono solo i cristiani a fuggire. L’agenzia nazionale irachena di media Nina parla di centinaia di migliaia di famiglie in fuga e terrorizzate di fronte a questo attacco su larga scala.
Il rappresentante di Porte Aperte per l’Iraq ha dichiarato che circa 200 famiglie hanno trovato rifugio nel monastero di Mar Mattai e altre 50 nel monastero di Al Qosh (parliamo di famiglie, non di singoli, ma il bilancio cambia giorno dopo giorno). Diverse scuole in molti villaggi cristiani hanno aperto le porte alle famiglie cristiane.
“Se le cose continuano in questo modo, presto Mosul sarà priva di cristiani”, ha dichiarato il nostro collaboratore. “Questa potrebbe essere l’ultima migrazione di cristiani da Mosul”.
L’Isis ormai controlla molte aree in Iraq e ultimamente si sta avvicinando al confine della regione irachena-kurda, dove nell’ultimo decennio molti cristiani hanno trovato rifugio dalle violenze del resto del paese.
Secondo il rappresentante di Porte Aperte per l’Iraq: “Stiamo affrontando un’altra importante migrazione di cristiani”. Tutto questo inevitabilmente cambia il volto della Chiesa in Iraq, mentre si teme che i jihadisti siano in grado di creare un vero e proprio potentato in un’ampia area della regione.