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Il 25 novembre è stato presentato dal filosofo Ugo Perone il libro “Per un’antropologia della modernità?, Rosenberg Sellier, dell’ungherese Heller, una dei più autorevoli interpreti della complessità filosofica e storica della modernità, già ospite di un seminario della SdAFF di Torino. Parlando della condizione umana, la Heller mette in relazione la vergogna con la coscienza, ma anche la coscienza con il male. E il male, interpellato, risponde: “io sono ciò che sono”, aprendo così, forse paradossalmente, la strada al perdono e alla riconciliazione. Come entrare in queste complesse relazioni? E dove finisce la “banalità del male”? Il libro si chiude con l’espressione “La filosofia ha sempre posto domande infantili: continuiamo a frequentarle”; quale ne è il significato profondo e quali sono le sue implicazioni? Mario Calvagno, redattore di RVS, lo ha chiesto al Prof. Ugo Perone, ordinario di Filosofia Morale e direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale, fondatore e direttore scientifico della SdAFF, Scuola di Alta Formazione Filosofica di Torino.