La presenza divina nel libro biblico di Michea
12 Settembre 2024

Álvaro F. Rodríguez – Il libro di Michea è affascinante. Il suo tema principale è mostrare la natura umana, condannare il peccato del popolo di Dio e presentare le conseguenze delle trasgressioni. Però, esso annuncia anche la liberazione di Israele e la gloria del regno messianico. Ma come è possibile che un popolo immerso nell’iniquità venga liberato e diventi parte di un regno messianico eterno, pieno di gioia e ricolmo di pace. Cercheremo di capirlo seguendo due chiavi di lettura.

Il male, una consuetudine
Michea 2:1 descrive la situazione del popolo di Dio, e ci accorgiamo che non è diversa dalla condizione della società odierna. Il testo esordisce riguardo ai potenti: “Guai a quelli che meditano l’iniquità e tramano il male (ebraico: r’a’) sui loro letti (ebraico: hashab) per eseguirlo allo spuntar del giorno, quando ne hanno il potere in mano!”. La situazione in cui vivevano queste persone era deplorevole. Coloro che detenevano il potere progettavano impunemente azioni malvagie.

Ma non è tutto. Michea 3:2 dice qualcos’altro riguardo al popolo d’Israele: “Ma voi odiate il bene (ebraico: tob) e amate il male (ebraico: ra’a’)”. Questa affermazione indica che le azioni malvagie non erano occasionali, ma facevano parte della vita quotidiana.

È una situazione simile a quella descritta in Genesi 6:5, dove si afferma che “tutti i disegni dei pensieri (ebraico: hashab) del loro cuore non erano altro che male (ebraico: ra’a’) in ogni tempo” (ND). Ciò significa che le persone vivevano in una condizione analoga a quella del mondo antidiluviano. Pertanto, le conseguenze del loro peccato e della loro malvagità sarebbero state inevitabili.

L’importanza della rivelazione divina
A questo punto il profeta Michea dice: “Ma, quanto a me, io sono pieno di forza, dello Spirito del Signore, di giustizia e di coraggio, per far conoscere (ebraico: nagad) a Giacobbe la sua trasgressione e a Israele il suo peccato” (Mi 3:8).
Nei versetti precedenti leggiamo della presenza di falsi profeti che sviano il popolo, portandolo su una strada sbagliata. Ma questi falsi profeti e indovini saranno svergognati. Si dice addirittura che terranno le labbra serrate perché non riceveranno nessuna risposta da Dio (Michea 3:5-7, Cei).

Per contro, Michea, il vero profeta di Dio, è in grado di rivelare e far conoscere a Israele il suo problema reale, la sua ribellione e il suo peccato. Il popolo d’Israele ama fare il male, lo progetta e sembra non rendersi conto della propria malvagità. Solo la presenza di un profeta di Dio può renderlo veramente consapevole della realtà in cui versa. Questo significa che soltanto attraverso la rivelazione divina, per quanto dura possa essere, è possibile comprendere e accettare la nostra condizione. Capiamo, così, quanto sia importante cercare la rivelazione divina.

Il profeta Michea dice come sia possibile che questa rivelazione si manifesti nel popolo di Dio. Il testo biblico dichiara che lo Spirito del Signore è in lui (v. 8). È proprio la presenza dello Spirito divino nella vita del profeta a far sì che la rivelazione proveniente dall’alto si manifesti e produca una trasformazione nel popolo.

Falsi profeti vs il profeta di Dio
È qui la differenza tra Michea, il profeta di Dio, e i falsi profeti che annunciano oracoli sbagliati. Il destino di questi ultimi, e di quelli che seguono i loro oracoli, è la perdizione. Invece, seguire gli oracoli divini, rivelati tramite il profeta Michea, conduce alla vita.
Infine, Michea annuncia: “O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?” (Mi 6:8). Come abbiamo visto prima, il popolo ama il male, ma Dio ora indica qual è la sua volontà: amare il bene. Laddove si pratica il male in Israele, ora Dio chiede di praticare la giustizia. E il Signore dice al popolo di umiliarsi davanti a lui. Il trascendente è agire con giustizia, misericordia e umiltà davanti al Creatore dell’universo.

Ricordiamoci che i messaggi profetici di Michea arrivavano in un contesto particolare, in cui il popolo di Dio viveva in completa opposizione agli ideali del Signore. Le persone amavano il male e odiavano il bene. Michea rivelò la condizione in cui si trovavano e lo fece grazie all’azione dello Spirito Santo che si manifestò in lui. Poi annunziò ciò che Dio desiderava dal suo popolo: che si umiliasse davanti a lui, amasse la misericordia e agisse con giustizia.
Questo messaggio è importante per oggi. Solo l’opera dello Spirito Santo, attraverso la rivelazione della sua Parola, può cambiarci, renderci umili davanti al Creatore ed essere trasformati dalla sua potenza.
Maranatha! (Il Signore viene!)

(Álvaro F. Rodríguez, dottore in teologia, è decano della Facoltà di teologia dell’Università avventista della Bolivia).

[Fonte: revista.adventista.es. traduzione: L. Ferrara] 

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