Predicazione del pastore avventista Saverio Scuccimarri che ha rivolto alla chiesa avventista di Firenze sabato 4 aprile 2015, sabato di Pasqua, prendendo spunto dal testo biblico dell’Apocalisse di Giovanni, capitolo 1, versi 17 e 18 : “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades”.
Nel sermone di Pasqua alla sua comunita’, il pastore avventista di Firenze si e’ rivolto ai terroristi con un messaggio di perdono e di invito al pentimento. L’eccidio dei 148 studenti cristiani nell’universita’ di Garissa, in Kenya, avvenuto pochi giorni prima di Pasqua ad opera di un manipolo di terroristi, ha sconvolto i fedeli di tutto il mondo. Nel messaggio pasquale rivolto alla sua comunita’, Saverio Scuccimarri, direttore del mensile Il Messaggero Avventista e pastore della chiesa avventista di Firenze, si e’ rivolto ai carnefici di questa e di altre stragi con un messaggio di perdono e di speranza. Dopo aver spiegato che il modello di Pasqua lasciato da Gesu’ e’ in qualche modo diverso da quello contenuto nel libro dell’Esodo, in cui Pasqua significa passaggio, andare oltre, essere risparmiato (il riferimento e’ al racconto del passaggio dell’angelo in Egitto e raccontato nel libro dell’Esodo), Scuccimarri ha evidenziato che Gesu’ non ha evitato la morte ma l’ha attraversata per approdare alla risurrezione e alla vita eterna. “Allora oggi” ha affermato, “puo’ essere Pasqua anche per quei 148 cristiani uccisi, per tutti i martiri cristiani e non cristiani le cui vite non sono state risparmiate e in generale per chiunque soffre nonostante la propria fede. Perche’ di fronte a queste crude realta’ il nostro sguardo si sofferma a contemplare la tomba vuota di Cristo e a guardare con gioia al giorno in cui tutti i martiri risusciteranno a vita eterna e tutti i credenti di ogni epoca potranno entrare in una vita dove non c’e’ piu’ dolore, violenza, sofferenza. Non solo. Ma io sono convinto che puo’ essere Pasqua anche per i carnefici”.
Riflettendo sui terroristi e su coloro che praticano la violenza, ha poi aggiunto: “Chi sono al Shabaab o Boko Arram o gli affiliati dell’Isis o i terroristi di Al Qaeda? In generale, chi sono coloro che credono nella violenza come strumento di propaganda delle proprie idee o della propria fede religiosa o politica o economica? Chi sono tutti quei potenti del mondo che disprezzano le vite umane e ne sacrificano a migliaia per i propri interessi? Ecco chi sono, da una prospettiva divina: persone che non hanno mai ricevuto amore nella loro vita, che non sanno amare, non conoscono altro modo di relazionarsi con il prossimo se non la violenza e l’imposizione. Sono persone misere, vittime di loro stesse, che hanno un grande bisogno di amore e non ne sono consapevoli”.
“Cari terroristi e uomini potenti senza scrupoli”, ha continuato Scuccimarri, “voi non conoscete Dio e non conoscete l’amore, per questo oggi che e’ Pasqua noi vi diciamo che vi amiamo e il nostro amore si vede in questo: nel fatto che non desideriamo che il male che fate agli altri sia fatto anche a voi, e nel fatto che preghiamo per voi perche’ il Signore vi illumini, perché apriate gli occhi sulla realta’ della vostra condizione e cambiate vita. Affinche’ lo stesso zelo che oggi mettete nel distruggere le vite umane, un giorno lo mettiate per promuovere la pace, la vita e la felicita’ di uomini e donne a tutte le latitudini del mondo. E se questo succedera’ e se quindi anche voi un giorno parteciperete alla risurrezione e alla vita eterna, vi troverete fianco a fianco con i martiri che avete ucciso ed essi non grideranno a Dio, all’ingiustizia, non diranno a Dio ‘che ci fanno qui? Loro non lo meritano’, ma vi abbracceranno e gioiranno nel vedervi lì, perche’ essi sono stati grandemente amati da Dio e sanno amare anche chi li ha odiati fino alla morte”.
Ha quindi concluso: “Ecco la Pasqua che festeggiamo oggi, non la protezione dal male o dalla sofferenza, ma l’amore che risuscita dall’odio, il perdono di Dio che risuscita la fede e le relazioni con il prossimo. Un amore e un perdono che sono sempre con noi mentre attraversiamo la valle della sofferenza di questa vita per farci approdare alle porte della risurrezione e della vita eterna”. (da Notizie avventiste n. 13 dell’8-4-2013)
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