Prega come puoi
12 Settembre 2023

Rivolgersi a Dio spesso non ci viene naturale. A volte mancano le parole. I pensieri di speranza o di lode scarseggiano. Magari siamo troppo arrabbiati o tristi, ci scoraggiamo e desistiamo. Esiste un unico modo di pregare? La testimonianza di un’autrice australiana.

Zanita Fletcher – Sarò onesta con voi. Trovo la preghiera davvero difficile. Se dovessi offrire delle motivazioni per tutte le lacrime che ho versato negli ultimi anni, la maggior parte di esse è emersa conversando con Dio. 

Una parte delle ragioni per cui trovo difficile pregare è che non è sempre stato così. Ho trascorso dei periodi della vita in cui la preghiera è stata una grande gioia; quasi tutti i giorni mi ritagliavo dello spazio per camminare su lunghi tratti di spiaggia sabbiosa parlando a Dio. In quei momenti, la preghiera mi donava conforto, chiarezza e guida.

Ma da un po’ di tempo non è più così. Piuttosto, la preghiera è diventata fonte di ferite profonde e delusioni. Più e più volte mi sono ritrovata a chiedere: "Dove sei, Signore?”. E: “Se sei là da qualche parte, perché mi sembra una relazione unidirezionale?".

Se da un lato le persone non trascorrono tanto tempo in chiesa o nei luoghi di culto come una volta, i sondaggi mostrano con costanza che, indipendentemente dalle credenze religiose, la gente in tutto il mondo si rivolge alla preghiera in cerca di conforto, speranza, aiuto o per trovare uno scopo. Un’indagine del Pew Research Center condotta in 65 Paesi ha mostrato che il 55% di tutte le persone coinvolte prega ogni giorno. Un adulto su cinque ammette di pregare pur non seguendo alcuna religione, più del 10% delle persone che si autodefiniscono "non religiose" dichiara di pregare in tempi di crisi e un altro 9% prega almeno ogni tanto.

Abraham Lincoln un tempo ha ammesso: “Molte volte sono stato spinto in ginocchio dalla travolgente convinzione di non avere nessun altro posto dove andare. La mia saggezza… sembrava insufficiente quel giorno.”[1] Dave Grohl, leader della band dei Foo Fighters, ha riconosciuto di aver pregato disperatamente quando il suo batterista, Taylor Hawkins, andò in overdose durante un festival. Ricorda di aver parlato con Dio ad alta voce mentre faceva avanti e indietro dall’ospedale dove il suo amico era in coma. "Non sono una persona religiosa” ha dichiarato Grohl “ma ero fuori di testa, ero così spaventato, con il cuore spezzato e confuso".[2]

Come credente in Dio, trovo sorprendente che così tanta gente si rivolga istintivamente alla preghiera. Tuttavia, non tutte le invocazioni al cielo si risolvono come speriamo. Un sondaggio del Pew Research Center mostra che poco meno della metà di coloro che pregano ritengono che Dio li ascolti davvero. Ogni tanto vediamo o sentiamo parlare di un miracolo. Ma in molti casi sembra che le nostre preghiere non cambino le cose. E così, restiamo con degli interrogativi.

Spesso la vita ci riserva delle carte difficili da giocare. Non importa quanto siamo stati bravi o in cosa crediamo, nessuno di noi è immune alla sofferenza. Possiamo essere entusiasti della nostra esistenza e poi, improvvisamente, trovarci in una situazione che non riusciamo a capire. La pioggia impazza e ci sentiamo come un vestito bagnato messo in un’asciugatrice e centrifugato a tutta velocità.

Per alcuni le risposte arrivano rapidamente, come la pace, la chiarezza, la guarigione e una direzione da seguire. Ma altri si trovano bloccati nel mezzo del loro “conflitto”, aspettando, chiedendo, cercando di farsi strada attraverso il caos e di affidarsi all’idea che ci sia qualcosa di più grande là fuori che si preoccupa per loro. Spesso è proprio in quel momento che ci poniamo delle domande sulla preghiera e su Dio: "Le mie preghiere contano?", "Perché Dio risponde solo alle preghiere di alcune persone?", "C’è una sorta di equazione magica tra quello che chiedo e il tempo che trascorro a pregare per attirare l’attenzione di Dio?", "Se ci dice che tutto è possibile, perché non sta facendo nulla?".

Alcune delle parole più note, ma meno comprese, di Gesù sulla preghiera furono date ai suoi discepoli e a una folla di persone che si erano radunate su una montagna per ascoltarlo. Gesù disse: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa” (Matteo 7:7, 8).

Le indicazioni di Gesù sembrano piuttosto semplici: cercate, chiedete, bussate e ricevete. Ma questo non accade sempre. Cosa facciamo, quindi, quando la nostra richiesta non si traduce in una risposta o quando la nostra ricerca ci lascia con più domande anziché risposte? Come possiamo credere a qualcuno che afferma di voler fare qualcosa, ma non sempre questo qualcosa è portato a compimento?

Nel suo libro Praying like Monks, Living like Fools (Pregare come monaci, vivere come pazzi), Taylor Staton spiega che quelle tre parole "chiedere", "cercare" e "bussare" sono scritte usando un tempo verbale greco di cui non vi è un equivalente grammaticale in lingua inglese. Implicano un’azione continua che si svolge nel presente e nel futuro. Il modo più letterale per tradurre questo testo di Matteo 7 è: continua a chiedere e riceverai. Continua a cercare e troverai. Continua a bussare e la porta ti verrà aperta.

La risposta di Gesù a chi chiede senza ottenere risposte e si affatica è… la perseveranza.

Ma la tenacia, per definizione, è una faticaccia. Non è semplice continuare a rivolgersi a Dio con le stesse richieste per settimane, mesi, anni o, in alcuni casi, per decenni. Quando le difficoltà restano, la malattia indugia, le domande si moltiplicano, il cuore fa ancora male e i desideri rimangono insoddisfatti: è estenuante tornare a Dio ancora e ancora. Molti mollano, altri si amareggiano e alcuni evitano la preghiera. Proprio come avviene con l’amore e la fiducia, pregare comporta un rischio. Se poi non dovesse rispondermi? Cosa ne farò di tutte le sue promesse? Come posso fidarmi della fondatezza di ciò che Dio dice?

Purtroppo, non ho risposte a tutte le domande specifiche sulla sofferenza. Ci sono alcune risposte teoriche, ma non reggono molto quando la vita sembra cadere in una spirale negativa o quando si ha a che fare con dolorose inquietudini. Quello che posso fare è offrirvi un incoraggiamento per il viaggio.

Come agire, allora, quando gli eventi della nostra vita ci portano a pregare ma la nostra preghiera ci lascia nello stesso punto di partenza? In che modo resistere? Ecco alcune considerazioni che ho trovato utili.

Siate il più possibile umani 
Cosa intendo? Spesso pensiamo di doverci rivolgere a Dio in ginocchio a terra, con le mani giunte e in un dolce monologo di lodi poetiche. Ma il Signore non si aspetta questo da noi. L’unico requisito per parlargli è farlo con onestà. Basta considerare il libro biblico dei Salmi. Le preghiere di chi li ha scritti, Davide, abbondano di brontolii, lamentele, pugni che si agitano, accuse, lacrime di confusione… e non mi sorprenderei se nella traduzione fossero state omesse alcune esternazioni.

Se non puoi rivolgerti a Dio con spirito di lode, vai a lui con la tua rabbia, la tua tristezza, la tua confusione e delusione. Se non puoi pregare con speranza, raccontagli i tuoi dubbi. Se non puoi pregare per un’ora, liberati di tutto in un minuto e poi prosegui con la tua giornata. Se non hai parole, scegli un salmo o una preghiera già scritta con cui ti trovi in sintonia, scrivila o ripetila a Dio.

Non limitate la preghiera alle parole 
L’essenza della preghiera è il tempo di qualità. Certo, Dio desidera che gli parliamo, ma comprende che viviamo stagioni in cui ciò è difficile. Se hai difficoltà a trovare le parole o se comunicare alcune cose ti opprime, prova a trascorrere del tempo con Dio in altri modi. Ascolta dei canti di lode e lascia che i testi siano la tua preghiera. Vai nella natura. Esprimiti in modo creativo attraverso l’arte. Scrivi le tue preghiere in forma di poesia o lettera. Oppure, come dice Davide, “Fermati…” (Salmo 46:10).

Ricordatevi di ricordare 
È facile tenere a mente quello che ci causa dolore e sofferenza. Come si dice: "Il corpo tiene il conto". Ma non è sempre facile ricordare le benedizioni, soprattutto durante un periodo difficile. Eppure, spesso possiamo trovare speranza per il futuro quando riconosciamo ciò che Dio ha fatto in passato. Pete Greig, fondatore del movimento di preghiera 24-7, sostiene: “Ricordare è al centro della Bibbia. Potremmo affermare che è per questo motivo che è stata scritta… È una disciplina spirituale essenziale.”

Prenditi del tempo per pensare alle grandi e piccole cose che vanno bene, alle benedizioni nella tua vita e in quella di coloro che ti circondano. Scrivile, in modo da poter considerare l’elenco che si forma e si somma nel tempo.

Circondatevi di persone che pregheranno per e con voi 
Secondo la piramide dei bisogni di Maslow, dopo il cibo e l’acqua, l’amore è la necessità più importante che dobbiamo soddisfare come esseri umani. Non solo abbiamo una maggiore soddisfazione nella vita quando siamo in contatto con gli altri, ma la nostra salute mentale migliora e avremo più resilienza quando sperimentiamo delle prove. Troppo spesso restiamo in silenzio e cerchiamo di sopportare da soli i nostri dubbi e le nostre difficoltà. Se posso darvi un consiglio che mi ha molto aiutato, trovate delle persone di cui potete fidarvi, apritevi con loro raccontando quello che state passando e lasciate che vi aiutino a portarne il peso. Chiedete loro di pregare per voi e soprattutto con voi. Spesso le persone possono donare speranza alle nostre realtà e ascoltare le loro preghiere può essere un balsamo per l’anima.

Trovo la preghiera ancora difficile e continuo ad aspettare che molte domande ricevano una risposta, i desideri vengano soddisfatti e possa ottenere guarigione. Ma mi aggrappo alla speranza che Dio è buono, che desidera risponderci, appagare gli aneliti del nostro cuore e vederci gioire e godere della libertà in questa vita. Il Signore sa che la nostra esistenza può essere dolorosa e ci promette che non sarà così per sempre.

Come scrive Staton: "Dio trasforma la storia in modo che i momenti di maggiore sofferenza diventino quelli di più grande redenzione, plasmando la storia per essere sicuro che il dolore che proviamo riveli il potere di una nuova vita e le lacrime che versiamo diventino fondamento di un mondo migliore. Ci è stato promesso che un giorno accadrà che il Padre stesso asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi. Ma fino ad allora, viviamo una promessa intermedia: ‘Non lascerò che una sola delle vostre lacrime sia sprecata’".

Se state attraversando un guado doloroso o vi trovate a fronteggiare svolte difficili che non vi aspettavate, continuate a chiedere, continuate a cercare, continuate a bussare. E quando sarete impazienti per l’attesa e con fatica lotterete aggrappandovi alla speranza, ricordatevi delle parole del sacerdote Dom John Chapman: "Prega come puoi, non come non puoi".

Se desiderate compiere un passo successivo nella preghiera, visitate prayeronline.org.au per iniziare.

(Zanita Fletcher è scrittrice e assistente redattrice per Signs of the Times Australia/Nuova Zelanda. Scrive dalla Gold Coast, nel Queensland. Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta sul sito web di Signs of the Times Australia/New Zealand ed è ripubblicata con autorizzazione).

Note 
[1] Citazione del presidente Obama in occasione dell’Assemblea nazionale democratica del settembre 2012. Sembra sia stata attribuita per la prima volta ad Abraham Lincoln da Noah Brooks su Harper’s New Monthly Magazine, vol. 31, 226, pubblicato nel luglio 1865. 
[2] Paul Brannigan, This Is a Call: The Life and Times of Dave Grohl (Questa è una chiamata: la vita e i tempi di Dave Grohl), Harper Collins, Londra, 2012). 

[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]

 

 

 

 

 

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