Michelo Gaudio – Abbiamo un consenso quasi unanime sul fatto che l’opera di Marco fu il primo evangelo ad essere composto. Secondo le testimonianze dei Padri della Chiesa, venne scritto da Marco (discepolo di Pietro) a Roma e aveva come destinatari i cristiani romani provenienti dal paganesimo. Le testimonianze antiche invece divergono sul periodo di composizione, se prima o dopo la morte di Pietro (69 d.C.). Mentre è chiaro il suo progetto teologico. Marco scrive per ricomporre un ritratto di Gesù in funzione del discepolato a cui voleva spingere i suoi lettori. Marco vuole invitare il suo pubblico a identificarsi con i discepoli di Gesù per diventarne anch’essi. Marco è l’evangelista che racconta più azioni di Gesù rispetto ai discorsi: sono presenti 18 miracoli, ma solo 4 parabole e 1 discorso. Vediamo dunque uno di questi incontri-miracolo per trarne lezioni di discepolato.
Se avessimo una macchina del tempo e ci trasportassimo all’epoca di Gesù per incontrarlo, sicuramente lo troveremmo lungo le strade. Gesù era un predicatore sui generis, a differenza dei filosofi greci che disquisivano nell’Aeropago, dei Farisei che solitamente insegnavano nel tempio o nelle sinagoghe, Gesù era lungo le vie, tra la gente, un predicatore e un taumaturgo itinerante, viaggiava, si spostava in continuazione. Questa volta lo troviamo a Gerico.
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