Pubblicato il volume Libere donne in libera Chiesa, che chiude le celebrazioni dei 150 anni di presenza avventista nel paese. Intervista a Dora Bognandi, una delle curatrici del libro.
Notizie Avventiste – “Restare saldi nella Libertà” è il tema della Settimana della Libertà religiosa 2015 della Chiesa cristiana avventista in Italia. Un’opportunità particolare, quella che va dal 14 al 21 febbraio, per richiamare l’attenzione su questo diritto fondamentale, da molti definito la cartina al tornasole di tutte le libertà, e per organizzare eventi e iniziative. Quest’anno è anche l’occasione per ricordare e dare voce alle donne che hanno contribuito a fondare e far crescere le comunità avventiste sul territorio nazionale.
È nato così il libro Libere donne in libera Chiesa, un riconoscimento al ruolo importante svolto dalle “sorelle” nella nascita e nella crescita delle chiese, che presenta le esperienze di una novantina di ragazze e signore mentre si muovono, a volte in maniera sorprendente, nei vari periodi della storia italiana, rivelando indirettamente anche uno spaccato di quelle società.
Il volume, curato da Dora Bognandi, Lina Ferrara e Franca Zucca, rispettivamente dei dipartimenti Libertà religiosa, Comunicazioni e Ministeri Femminili dell’Unione avventista italiana, e pubblicato dalle Edizioni Adv di Firenze, con questo omaggio alle donne chiude le celebrazioni dei 150 anni di presenza avventista in Italia, iniziate proprio un anno fa con la pubblicazione del libro “150 anni (1864 – 2014) della presenza avventista in Italia. La storia, la missione, le sfide e la testimonianza” (Ed. Adv).
Come consuetudine, la Chiesa cristiana avventista in Italia, celebra la Settimana della libertà religiosa in un periodo molto significativo per tutto il mondo evangelico, in prossimità del 17 febbraio, data in cui nel 1848, con le “Lettere Patenti”, re Carlo Alberto di Savoia concesse i diritti civili ai valdesi, fino ad allora pesantemente perseguitati ed emarginati a causa della loro fede.
“Soltanto, bada bene a te stesso e guardati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli” (Dt 4:9), è l’invito della Scrittura a tutti i credenti. A esso fanno eco le parole di Gesù: “Torna a casa tua, e racconta le grandi cose che Dio ha fatte per te” (Lc 8:39).
Preservare la memoria storica è fondamentale per le nuove generazioni che hanno così la possibilità di conoscere le proprie radici. Per questo, oltre al libro di esperienze al femminile, nasce anche l’Archivio delle donne avventiste, un luogo in cui raccogliere ogni sorta di materiale prodotto dalla creatività “in rosa” e che potrà essere a disposizione per vari usi (come ricerche e tesi di laurea).
Sul nuovo volume pubblicato in occasione della Settimana della Libertà religiosa 2015, Notizie Avventiste ha rivolto alcune domande a Dora Bognandi.
Notizie Avventiste: Si poteva parlare in diversi modi del contributo femminile nella Chiesa avventista in Italia. Come mai la scelta di raccontare esperienze personali?
Dora Bognandi: Per conoscere un fenomeno, la via più immediata e comprensibile è quella di raccontarlo. E chi può raccontare storie di vita meglio dei protagonisti o di chi li ha conosciuti direttamente? Abbiamo presentato queste storie inquadrandole anche nel periodo in cui sono state vissute, proprio per mettere meglio in risalto le difficoltà affrontate e le vittorie conseguite. Abbiamo raccontato di donne che hanno contribuito a portare la fede avventista in tempi di grande chiusura sociale verso le minoranze, ma anche il loro apporto in periodi di maggiore apertura mentale. Le abbiamo presentate, in linea di massima, seguendo l’ordine cronologico della data di nascita della prima persona di cui si parla nei vari capitoli, in modo che nella lettura si possa seguire in qualche modo l’evolversi della storia familiare, ecclesiale e sociale.
N. A.: Libere donne in libera Chiesa è il titolo del volume; ma è proprio così?
D. B.: Questo titolo ricorda molto da vicino la famosa frase del pastore riformato Alexander Vinet, poi ripresa da Cavour: “Libera Chiesa in libero Stato”, frase che non intendeva fare un elogio della raggiunta separazione fra i poteri spirituale e temporale, ma che esprimeva un obiettivo da perseguire. Allo stesso modo, non abbiamo voluto portare, nei rapporti chiese-donne, come esempio da imitare la realtà avventista, ma la intendiamo come un’esortazione alla Chiesa, affinché sia sempre più libera da ideologie, e alle donne, affinché si sentano sempre più libere in una Chiesa che le accetta completamente e apprezza il loro apporto. Lo abbiamo fatto raccontando come la Chiesa non avrebbe potuto resistere e svilupparsi senza il contributo di tante donne. È pur vero che queste donne hanno trovato lo spazio e l’incoraggiamento necessario per potersi esprimere, ma è altrettanto vero che la Chiesa avrebbe potuto fare di più e meglio per valorizzarle. Molte volte si è limitata a godere del beneficio del loro contributo, ignorando il potenziale esistente nei talenti che esprimevano e ignorando anche per tanto tempo i diritti delle donne, mentre non offriva loro un riconoscimento adeguato. Con questo titolo esprimiamo l’auspicio di un futuro più equo e completo, sia per la nostra confessione religiosa sia per le future generazioni.
N. A.: Nell’introduzione si accenna all’istituzione di un archivio delle donne avventiste in Italia. Di che cosa si tratta?
D. B.:Sulla scia di ciò che ha fatto la chiesa valdese presso l’archivio di Torre Pellice, anche noi abbiamo lanciato l’idea di dedicare un settore dell’archivio nazionale al contributo che le donne hanno dato allo sviluppo della chiesa. Vorremmo raccogliere storie, foto, pubblicazioni, ricette, poesie, lavori artistici e tutto ciò che potrebbe contribuire a narrare le donne avventiste. Per cui, attendiamo questo materiale e ci appelliamo ai membri di chiesa perché sia conservata la memoria e si riscoprano persone purtroppo dimenticate.
N. A.: Tanti racconti, alcuni anche “intergenerazionali”. C’è qualcosa che li accomuna?
D. B.: Come curatrici del libro, abbiamo chiesto che tutte le storie partissero dalla fede avventista e da ciò che essa ha prodotto nella vita di ognuna. Abbiamo perciò voluto offrire un campionario di donne diversificato il più possibile: pioniere, mogli di pastori, missionarie, assistenti pastorali, dipendenti delle istituzioni, professioniste, volontarie, membri di chiesa, ecc. Si tratta di un panorama inevitabilmente parziale, ma ci auguriamo sia abbastanza rappresentativo di varie tipologie di contributi. Una chiesa che celebra i suoi 150 anni è già una signora che ha una sua storia e così abbiamo voluto dare esempi di trasmissione della fede da madre a figlia a nipote. Proprio perché, se è normale trasmettere le cose migliori alle prossime generazioni, come non tramandare la fede che è la cosa più preziosa che abbiamo ricevuto da Dio? Credo che, in un periodo in cui correre è la cifra della vita di tante donne, debbiamo imparare a fermarci per riflettere sulle priorità a cui diamo spazio e sui valori ai quali dedichiamo la nostra esistenza.