Speranza a Hiroshima 80 anni dopo
7 Agosto 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Speranza a Hiroshima 80 anni dopo
7 Agosto 2025

In collaborazione con la redazione della rivista Il Messaggero Avventista.

Le commoventi storie di due sopravvissute avventiste all’esplosione della bomba atomica.

Le piccole lanterne di carta galleggiano lungo il fiume in serena bellezza. Nel giro di ore, ne passano migliaia. È un’esperienza toccante stare al crepuscolo a osservare una scena così pacifica, ma con un ricordo di orrore, morte e distruzione. Inizia così il racconto di Victor Hulbert, già direttore delle Comunicazioni presso la Regione transeuropea della Chiesa avventista, sul sito tedNews.

La festa è il Tōrō-nagashi, la discesa di lanterne di carta lungo il fiume Motoyasu, nel centro di Hiroshima. Quest’anno è particolarmente grande. I pochi Hibakusha rimasti, i sopravvissuti alla bomba atomica, si riuniscono con decine di migliaia di residenti locali, turisti e pellegrini per ricordare i caduti, e pregare per la pace.

È ancora difficile crederci, anche 80 anni dopo.[1] Il 6 agosto 1945, una bomba esplose a 580 metri sopra il centro di Hiroshima, uccidendo all’istante 70.000 persone, e altrettante morirono nel giro di pochi mesi.

Eppure, raccontare le storie del passato può dare speranza per il futuro.

Gli avventisti sono presenti da tempo a Hiroshima. Appena fuori dal centro si trova una scuola molto rispettata con una bellissima chiesa. È lì che (tempo fa, ndt) ho incontrato le signore Sako e Kino, entrambe Hibakusha.

Kino aveva quasi 30 anni nell’agosto del 1945. Viveva a circa 4 chilometri dall’epicentro dell’esplosione e non si rese conto degli effetti principali della detonazione. Addestrata al primo soccorso, si dedicò ad aiutare le persone ustionate dal calore, la cui pelle si staccava dalle braccia come un condimento per pizza poco cotto, o i cui corpi erano stati perforati da vetri rotti. La sua storia è di quelle che tolgono il sonno. Ma non la raccontava con amarezza. Parlava di speranza, di come Dio avesse protetto la comunità avventista, e dell’aiuto che lei e la sua famiglia avventista avevano potuto offrire.
“Conoscevo la promessa di Dio nella Bibbia: anche se molti cadono, io salverò” mi ha detto Kino “In effetti, credo di poter sentire questa promessa realizzata anche per me. Penso che molte cose accadano nel mondo, ma credo che la cosa più importante sia quella di dimenticare i conflitti. Se ci avviciniamo gli uni agli altri, mano nella mano, e crediamo nella pace, credo che questo porterà un futuro luminoso”.

Sako, invece, era una studentessa diciassettenne, chiamata dall’esercito per aiutare a demolire edifici e creare fasce tagliafuoco in una città costruita principalmente in legno. Quando l’aereo Enola Gay le passò sopra e sganciò la sua bomba solitaria, lei si trovava a soli un chilometro e mezzo dall’epicentro. Mi raccontò di aver visto un lampo improvviso. Un misto di blu e arancione. Parlò di come fosse stata sbalzata oltre un muro alto due metri e, accecata dall’esplosione, rimase incastrata tra il muro e una cisterna d’acqua. Non sapeva dire per quante ore fosse rimasta lì, ma dopo un po’ la vista cominciò a tornare. Strisciò fuori e si ritrovò in una scena di assoluta devastazione. Tutti i soldati e gli uomini che erano lì al momento dell’esplosione erano scomparsi. Le case erano state rase al suolo. Non c’era più niente.

Sako sopravvisse grazie all’amore di un padre che non voleva perderla. gli ospedali si rifiutarono di curarla perché, dissero a suo padre, dovevano aiutare chi aveva qualche possibilità di sopravvivere. Per settimane la giovane soffrì di difficoltà respiratorie, gravi ustioni sulle parti esposte del corpo, ferite infestate da vermi e malattie da radiazioni.
“Da allora” ha spiegato “detesto profondamente la guerra. Odio la guerra. Non voglio che i miei figli vivano quello che ho vissuto io. Cerco davvero di fare del mio meglio per impedire che ciò accada”.

Le signore Kino e Sako sono persone eccezionali. Con quello che hanno passato, sarebbe comprensibile se conservassero dolore e amarezza nel cuore. Invece, serbano il perdono.

Sako si sposò a 21 anni. Nonostante il rischio di mutazioni o deformità, diede alla luce un figlio nato perfetto. La maternità la portò a riflettere sulla religione. Si rese conto di aver bisogno di qualcosa, di una spiegazione per quello che era successo.
Iniziò così la sua ricerca. Esplorò diverse religioni, a partire dalle sue radici tradizionali buddiste e shintoiste, e anche varie comunità cristiane. Alla fine, ricevette un invito a una serie evangelistica avventista. Fu in quegli incontri che, ha raccontato, “scoprii ciò che non cambiava. Tutto intorno a me può cambiare, ma io credo in un Dio che non cambia”.

Questo fece la differenza per lei, e diventò una figura di spicco nella chiesa avventista di Hiroshima.
“Penso proprio che la mia fede mi abbia insegnato il perdono” ha detto Soko “Mio padre era buddista, e fu la bomba atomica a condurmi al cristianesimo. Chiesi a mio padre se potevo diventare cristiana. Lui rispose che ‘sì, il cristianesimo insegna l’amore. Il buddismo insegna la compassione. Non ho obiezioni'”.

Nonostante un passato orribile, Sako ha trovato una speranza per il futuro. È stata resa completa dalla sua fede in un Dio creatore.
“La prima volta che sono andata in chiesa dopo le conferenze di evangelizzazione, si parlava della Genesi” ha affermato “Mi sono innamorata della storia della Genesi, della creazione e soprattutto dell’idea che siamo speciali. Che siamo a immagine di Dio. Questo rende tutte le persone speciali per me. E ciò mi incoraggia. Apprezzo molto il fatto che Dio sia mio amico e che la chiesa sia un sostegno”.

Ho visitato Hiroshima per raccontare una tragedia. Ho lasciato la città con una storia di speranza” ha concluso Hulbert.

Nota 
[1] Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Adventist Review nell’agosto 2015 per commemorare il 70° anniversario del bombardamento atomico. È stato leggermente modificato e riprodotto sul sito tedNews con il permesso dell’autore.

[Foto: Victor Hulbert. Immagine di copertina: TGrand su Pixabay,com]
[Tradizione e adattamento: Lina Ferrara. HopeMedia Italia]  

Condividi su:

Notizie correlate

Torino. Gemellaggio con l’AISA di Genova

Torino. Gemellaggio con l’AISA di Genova

Nel weekend 21 - 23 novembre, gli scout della chiesa avventista di Torino  hanno accolto con entusiasmo il gruppo AISA di Genova per un gemellaggio ricco di attività, spiritualità e tanto divertimento. Venerdì. Accoglienza e primi legami Gli scout ospiti sono arrivati...

Per Natale regala qualcosa di veramente utile

Per Natale regala qualcosa di veramente utile

Le proposte ADV dei “freschi di stampa”. In questo periodo dell’anno siamo alla ricerca di regali per i nostri cari. Un buon libro può essere un’ottima idea. Inoltre, è più di un semplice dono, è un rifugio, una scoperta, un viaggio verso esperienze profonde. Le...

Forlì. Seminario sulla salute

Forlì. Seminario sulla salute

La chiesa avventista di Forlì ha organizzato a Predappio (FC) una serie di incontri sulla salute. Qualche settimana prima dell’evento, il 18 ottobre, gli stand della SalutExpò hanno movimentato il sabato pomeriggio nella cittadina, per fare da apripista alle...

La straordinaria storia di un pianoforte

La straordinaria storia di un pianoforte

Una scoperta "casuale" ha cambiato la vita di una donna e di sua figlia. Una testimonianza sorprendente che ha per protagonista un piano. Ogni seme piantato ha il potenziale di far germogliare fede e speranza. Nel 1955, un volontario di una chiesa della zona ovest di...

Pin It on Pinterest