Cosa significa per gli avventisti la sessantunesima Assemblea Mondiale

Marcos De Benedicto – Quando sono entrato nell'America's Center Convention Complex di St. Louis il 6 giugno, per partecipare all'apertura della sessantunesima Assemblea Mondiale, ho visto ancora una volta un motto che evidenziava la seconda venuta di Gesù, e includeva un appello: "Gesù ritorna. Impegnati!". Nello slogan mancava la parola "presto", tipico del linguaggio avventista! Non crediamo più che Gesù verrà presto? Abbiamo allungato la retorica del “presto” al punto che la parola ha perso il suo significato escatologico? Mi rendo conto, tuttavia, che l'assenza del "presto" può significare un "presto" ancora maggiore. In un certo senso, il motto ci dice che Gesù sta già arrivando. È tra le nuvole, sulla strada per la terra.

Lontano dalla sala stampa, seduto nella zona riservata agli spettatori, guardo verso il centro dell'arena e vedo i delegati al loro solito posto. Anche la Sessione sarà come al solito? Poi mi guardo intorno e le vaste file di sedili sono quasi vuote. Dove sono le persone? La tristezza mi riempie il cuore e lacrime salgono fino agli occhi. Forse mi sento così commosso perché questa Sessione sarà la mia ultima in veste di delegato o di ospite speciale. Forse è perché il mondo è più buio di prima, molto più complesso, troppo lontano dai sogni di Dio, e noi siamo ancora qui. Non abbiamo compiuto la nostra missione.

Poi mi guardo intorno e vedo arrivare un uomo ben vestito. Si siede a poche file da me, china il capo e rivolge una preghiera al cielo. Sembra sincero! Per lui, a quanto pare, l’Assemblea Mondiale è una terra santa. Preferisco non disturbare il suo momento speciale di comunione con Dio, e rimango anonimo. Improvvisamente mi sento più fiducioso.

L'oratore parla della necessità dello Spirito Santo, la Santa Shekinah che veniva in gloria sul tempio, e ricordo il periodo del secondo tempio. La sua gloria materiale non era nulla in confronto a quella del tempio di Salomone, ma la sua gloria spirituale era insuperabile, perché la gloria di Dio incarnato l'avrebbe riempita (Aggeo 2:9).

Se la gloria di Gesù e dello Spirito Santo è qui, mi dico, questa Sessione sarà più significativa delle Assemblee precedenti che hanno avuto un pubblico più ampio e sono durate più a lungo. Comincio a pensare alla seconda venuta di Gesù tra le nuvole, tema caro agli avventisti come me.

Il Cavaliere sulle nuvole 
Sognando il ritorno di Cristo, voglio riflettere qui sul tema delle nuvole. Nel viaggio da Toronto a St. Louis, il nostro aereo un po' piccolo ha volato attraverso e sopra incredibili strati di nuvole bianche. Sopraffatto, guardavo le loro diverse dimensioni, forme e disegni, e ho pensato al significato biblico di queste masse di goccioline e cristalli. Se le persone amano una giornata di sole, perché gli scrittori biblici menzionano le nuvole così tante volte? Dopotutto, la parola "nuvola" (in ebraico 'ānān; in greco nephelē) e i termini correlati compaiono circa 145 volte nella Bibbia. Il sostantivo 'ānān ricorre 87 volte nell'Antico Testamento.

Innanzitutto, le nuvole sono molto importanti per la vita sul nostro pianeta. "La caratteristica più distintiva della terra vista dallo spazio è la presenza di nuvole che coprono circa il 60% della sua superficie", spiegano due esperti. Sono la fonte di "praticamente tutta l'acqua dolce sulla terra" e "rappresentano i grandi insiemi visibili di gocce o cristalli sospesi nell'atmosfera gassosa". La letteratura meteorologica classifica le nuvole per livello (altezza), temperatura (caldo/freddo), stato di fase (liquido/misto/ghiaccio) e morfologia (aspetto visto dagli osservatori). "La microstruttura delle nuvole è caratterizzata dagli spettri di fase, forma e dimensione delle loro particelle".

Da una prospettiva teologica, però, le nuvole nella Scrittura hanno altre forme, classificazioni e significati. In ebraico trasmettono l'idea di "copertura", per cui le nuvole sono un simbolo di presenza, azione o manifestazione divina. Nella Bibbia ebraica, dove la parola "nuvola" ricorre raramente in un contesto meteorologico, l'attenzione è concentrata sulla rivelazione o addirittura sul nascondimento di Dio. Durante l'Esodo, la gloriosa presenza di Dio era visibile attraverso una colonna di nuvola di giorno e una colonna di fuoco di notte. Successivamente venne associata al santuario e al tempio.

Una delle scene più iconiche della Bibbia è l'immagine di Cristo che viene dal cielo cavalcando le nuvole. L'immagine si riferisce a un carro da guerra. Un autore osserva: “Le nuvole servono come carro da guerra di Dio nell'immaginazione dei poeti e dei profeti dell’Antico Testamento (Salmo 18:9; 68:4; 104:4; Daniele 7:13; Naum 1:3). Questa immagine del dio guerriero che cavalca un carro in battaglia è antica, antecedente alla Bibbia nella mitologia cananea, dove a Baal viene dato il frequente epiteto 'cavaliere sulle nuvole'”. Notate il titolo pretenzioso di Baal!

Questo significa che un cavaliere sulle nuvole è solo un mito? Alcuni studiosi direbbero di sì. Secondo Thomas W. Mann, "la provenienza della 'ānān [nuvola] deve essere trovata nella mitologia cananea che circonda la divinità della tempesta, i suoi messaggeri e le armi della guerra divina". Per Eric Nels Ortlund, "l'immaginario che accompagna e descrive la teofania nei libri poetici della Bibbia ebraica è mitico e non metaforico, e dovrebbe essere interpretato in relazione al mito di Chaoskampf, poiché Yahweh sconfigge il caos e ristabilisce l'ordine, piuttosto che essere inteso come confronto metaforico con i fenomeni naturali”. Successivamente, i poeti greci adottarono alcuni elementi dell'antica mitologia del Medio Oriente, ma con delle differenze. Ad esempio, mentre Zeus è chiamato "il raccoglitore delle nuvole", Baal è "il cavaliere delle nuvole".

Pertanto, i carri tra le nuvole sono mezzi di trasporto di antichi dèi mitologici e, soprattutto, di Yahweh e Cristo quali i veri cavalcatori divini di nubi. Naturalmente, le immagini mediorientali di divinità che cavalcano sulle nuvole potrebbero essere solo un riflesso delle teofanie originali di Dio all'inizio della storia umana. Le visioni mitologiche degli dèi come cavalieri sulle nuvole sono falsità in un mondo pieno di notizie false e false speranze. Oggi molti falsi dèi cavalcano di nuovo sulle nuvole, in particolare le nuvole (cloud) di Internet, ma il nostro Dio è il vero e unico Cavaliere sulle nuvole.

Come Guerriero cosmico, Cristo viene cavalcando sulle nuvole per sconfiggere le forze del male e portare la libertà al pianeta. La guerra spirituale è centrale nella trama della Bibbia perché la storia umana inizia e finisce con un conflitto cosmico. Le guerre polarizzano le persone in due gruppi e rivelano le alleanze. Quindi la venuta del Guerriero celeste sarà un momento decisivo per il mondo. Le teofanie delle nuvole, tuttavia, non sempre evocano immagini militariste.

Salvezza dall’alto 
Simboli dell'apparizione divina, le nuvole indicano che la salvezza viene dal cielo. In quanto rappresentazione iconica della nostra speranza escatologica, sono legate all'ascensione di Gesù al cielo per sedere alla destra di Dio, un tema importante nella teologia del Nuovo Testamento e un motivo frequente nell'arte e nell'iconografia cristiana. Si collegano anche al tema del suo glorioso ritorno come Giudice cosmico.

Queste nuvole “cristofaniche” ci dicono che un giorno un Re le cavalcherà in gloria per salvare e rendere giustizia. Questo ruolo è in armonia con l'apparizione di Dio sulle nuvole, come riportato nelle pagine dell'Antico Testamento. Se le nuvole siano il veicolo di Dio e di Cristo o la piattaforma per i loro movimenti la discussione è aperta, anche se probabilmente le nuvole coinvolgono solo il glorioso trono del carro divino controllato da cherubini alati (cfr. Ezechiele 1; 10:9-17).

Già nella tradizione dell’Esodo compare spesso la venuta di Dio sulle nuvole per uno scopo preciso, e in seguito questo motivo ricorre più spesso. “Ecco, io verrò a te in una fitta nuvola” disse il Signore a Mosè (Esodo 19:9). Nella teofania del Sinai, “presa come pietra di paragone per le teofanie della gloria precedenti e successive nella Bibbia”, come afferma lo studioso biblico Jeffrey Niehaus, Yahweh viene a stabilire un patto. “Come Dio venne sul Sinai sulle nubi per impartire la sua legge, così verrà di nuovo sulle nubi del cielo per giudicare coloro che hanno infranto quella legge”. Dio non appare semplicemente per mostrare la sua radiosità o per mostrare la sua gloria, che è un fenomeno inevitabile, si rivela per giudicare e per salvare. Una teofania non è un'apparizione neutra; è una manifestazione "determinante".

Le immagini del movimento divino sulle nuvole divennero piuttosto standard. Secondo il salmista, Dio “fa delle nuvole il suo carro, avanza sulle ali del vento” (Salmo 104:3). “Ecco, il Signore cavalca una nuvola leggera” dice Isaia 19:1. “Ecco, egli sale come le nuvole e i suoi carri come un turbine”, proclama Geremia 4:13, ND. “ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo” descrive Daniele 7:13. “Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà”, aggiunge Giovanni in Apocalisse 1:7. L'interiezione "ecco" (ebraico hinneh; aramaico wa'ărū; greco idou) in molte di queste descrizioni è un invito a prestare attenzione a un fenomeno glorioso con riverbero cosmico.

Per gli avventisti, un'amata descrizione di Ellen White ritrae l'arrivo del Re dei re come "una piccola nuvola nera, grande come la mano di un uomo" che appare a oriente, che, quando "si avvicina sempre più alla terra", diventa "più luminosa e splendente, fino a diventare una grande nuvola bianca alla cui base c’è un fuoco ardente, mentre sopra di essa si scorge l’arcobaleno della promessa", una scena che "nessuna penna umana può descrivere" e " nessuna mente mortale può concepirne lo splendore”.

Siamo tra coloro che sono chiamati a far parte della missione di Dio, per questo dobbiamo impegnarci e far parte della nuvola celeste di testimoni. Tuttavia, oggi per me è un giorno per guardare in alto. Come avventisti, desideriamo vedere il meraviglioso evento che supera tutti tra le nuvole. In un mondo così malvagio, pieno di odio, violenza, pregiudizi e discriminazioni, sogniamo ancora il Cavaliere sulle nuvole del cielo. Cristo ritorna. La nostra speranza è tra le nuvole.

[Il past. Marcos De Benedicto è caporedattore della casa editrice avventista brasiliana].

Note 
Vitaly I. Khvorostyanov and Judith A. Curry, Thermodynamics, Kinects, and Microphysics of Clouds (New York: Cambridge University Press, 2014), pp. 1, 9, 20.  
Testi biblici: Es. 13:21, 22; 14:24; 16:10; 19:9; 29:42, 43; 33:9, 10; 40:34, 35; Nu. 9:17-23; 11:25; 12:5; 1 Re 8:10; 2 Cr. 5:14; Gb. 22:14; Sl. 18:11; Ez. 43:4; Mt. 17:5; 24:30; At 1:11. 
Es. 13:21-22; 14:19-20, 24; Dt. 1:33; Ne. 9:12, 19; Sl. 78:14; 99:7; 105:39; 1 Co. 10:1-2. 
Es. 16:10; 33:9, 10; 40:34-38; Le. 16:2; Nu. 9:15-23; 10:11, 12, 34; 11:25; 12:5; 14:14; Dt. 13:15; 1 Re 8:10, 11; 2 Cr. 5:13, 14; Ez. 8:4; 10:3, 4, 18, 19; 43:2-7; 44:4.   
Dn. 7:13; Mt. 24:30; 26:64; Mc 13:26; 14:62; Lu 21:27; Ap. 1:7; 14:14. 
Leland Ryken, James C. Wilhoit, and Tremper Longman III (eds.), Dictionary of Biblical Imagery (Downers Grove, lll.: InterVarsity, 1998), p. 157 (s.v. “Cloud”). 
Thomas W. Mann, “The Pillar of Cloud in the Reed Sea Narrative,” Journal of Biblical Literature 90 (1971): 23. 
Eric Nels Ortlund, “Theophany and Chaoskampf: The Interpretation of Theophanic Imagery in the Baal Epic, Isaiah, and the Twelve” (PhD dissertation, University of Edinburg, 2006), p. 1. 
Cf. Moshe Weinfeld, “‘Rider of the Clouds’ and ‘Gatherer of the Clouds,’” Journal of the Ancient Near East Society 5 (1973): 421-426. 
Durante un discorso di Aaronne alla comunità dei figli d’Israele, il popolo guardò verso il deserto, “ed ecco la gloria del Signore apparire nella nuvola” (Es 16:10). 
Jeffrey J. Niehaus, God at Sinai: Covenant and Theophany in the Bible and Ancient Near East (Grand Rapids, Mich.: Zondervan, 1995), pp. 16, 24. 
Ellen G. White, Il gran conflitto, capitolo 40, p. 640.

[Fonte: Adventist Review]

 

 

 

 

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