Non se ne abbia troppo a male il presidente etiope Abiy Ahmed se il suo «missione compiuta» è stato accolto con profondo scetticismo da larga parte dei commentatori nelle democrazie occidentali. Come può lanciare una massiccia operazione militare nel Tigrai contro la più esperta e meglio organizzata forza combattente del suo Paese, espellere i giornalisti, imporre il blocco totale a ogni informazione indipendente, e soltanto tre settimane dopo annunciare soddisfatto la «totale vittoria» con le sue truppe accampate nella città di Makalle? Non si rende conto che già altre volte nel recente passato abbiamo assistito a troppo affrettate dichiarazioni di