Intelligenza artificiale, ChatGpt, biotecnologie e robot sono già una realtà. Quali sono le sfide, i benefici o i timori generati da queste innovazioni nella nostra quotidianità?
Răzvan Crăciunescu – “… esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.” (1 Tessalonicesi 5:21, Cei).
Viviamo una nuova rivoluzione industriale dominata da diverse tendenze come l’intelligenza artificiale, le biotecnologie e la robotica, il tutto all’interno di un sistema finanziario digitale in cui il contante è sempre più sostituito da transazioni virtuali. E come tutte le rivoluzioni industriali, questa, la quinta, chiamata Industria 5.0, porterà a cambiamenti di paradigma e allo sviluppo di nuovi modi di vivere e lavorare. La domanda è: quali sono i vantaggi e quali le sfide delle nuove tecnologie?
Il fenomeno ChatGpt
Con l’avvento del sistema ChatGpt, sviluppato dalla società OpenAI, il dibattito sull’intelligenza artificiale (IA) ha guadagnato molta più attenzione sui media. Il fenomeno creato da ChatGpt è più facile da comprendere se si considera che ha raggiunto il milione di utenti in soli cinque giorni. In confronto, Facebook ha impiegato dieci mesi per raggiungere un milione di fruitori e Twitter due anni. A gennaio, ChatGpt ha totalizzato 100 milioni di utenti attivi, diventando la piattaforma dalla più rapida crescita in termini di utilizzatori.
Per chi non ha mai usato un agente conversazionale, ChatGpt è uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale basato sulla tecnologia IA che comunica con gli utenti tramite messaggi di testo. Può comprendere e generare testo in una varietà di aree quali scienza, tecnologia, cultura generale, intrattenimento, affari, salute e stili di vita. In qualità di modello di linguaggio naturale, ChatGpt può eseguire una varietà di attività: rispondere a domande, completare frasi, tradurre, fornire suggerimenti di testo e altro ancora. Può anche imparare dagli utenti, quindi più parli con ChatGpt, più precise e pertinenti diventeranno le sue risposte. ChatGpt è stato addestrato utilizzando un’enorme quantità di dati di testo, circa 10mila volte più informazioni di quelle contenute nell’Enciclopedia Britannica.
Un simile modello di intelligenza artificiale, oltre all’utilità, presenta anche degli svantaggi. Le università australiane, per esempio, hanno deciso di tornare agli esami su carta dopo che diversi studenti sono stati sorpresi a usare app basate sull’IA per scrivere i loro compiti.
Naturalmente, l’intelligenza artificiale è molto di più rispetto a questi agenti conversazionali ed è già presente in applicazioni che vanno dal fotoritocco alle app bancarie fino al rilevamento delle malattie, usate quindi in campo medico.
Le sfide dell’intelligenza artificiale
Se dovessimo elencare alcune delle sfide che l’IA deve affrontare, dovremmo includere la sicurezza e la privacy dei dati, le distorsioni degli algoritmi e i metodi per regolamentare e garantire trasparenza nel funzionamento degli algoritmi dell’intelligenza artificiale.
La sicurezza dei dati e la riservatezza rappresentano le principali preoccupazioni quando si parla di IA. Man mano che gli algoritmi diventano più avanzati, raccolgono, analizzano e archiviano grandi quantità di dati. Le aziende, che li conservano ed elaborano, devono garantire sia la sicurezza, in modo che i dati non raggiungano soggetti non autorizzati, sia la privacy, perché non sia possibile identificare le persone in base ai dati archiviati.
Un’altra prova importante per i sistemi di intelligenza artificiale è quella del rischio di distorsioni involontarie del sistema. Gli algoritmi dell’IA sono progettati per riprodurre i dati su cui sono addestrati e possono perpetuare i pregiudizi esistenti (bias) in quelli che ricevono come input. Questo può portare il sistema a prendere decisioni non corrette e discriminatorie. Per risolvere il problema, le organizzazioni che sviluppano algoritmi di intelligenza artificiale devono garantire che i loro sistemi siano rigorosamente testati e monitorati per identificare eventuali bias. Devono inoltre adottare misure per garantire che i loro set di dati siano il più possibile diversificati e non discriminatori. Tuttavia, va ricordato che testare modelli di intelligenza artificiale su volumi di dati molto elevati richiede denaro e solo poche aziende potrebbero essere in grado di farlo.
In conclusione, proprio come quando andiamo al supermercato siamo convinti che i prodotti offerti abbiano superato una serie di normative da consentirne la commercializzazione, è necessario che esista una serie di norme per assicurare che i dati sui quali si basano i modelli di IA siano stati addestrati e controllati in modo da non introdurre errori. Ecco perché sono state avanzate richieste di trasparenza durante tutto il processo di progettazione e sviluppo dell’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, diversi organismi internazionali come l’Ocse, l’Unesco e anche l’Unione europea cercano di sviluppare principi sui quali costruire queste applicazioni intelligenti.
I principi che dovrebbero sostenere la progettazione, lo sviluppo e l’applicazione dei sistemi di IA includono uguaglianza, privacy, responsabilità, trasparenza e supervisione, sicurezza, qualità dei dati e sostenibilità.
La paura di perdere il lavoro è uno dei timori più comuni associati all’intelligenza artificiale. Sebbene sia vero che essa ha il potenziale per sostituire gli esseri umani in determinate posizioni, è importante ricordare che l’IA non può rimpiazzare completamente l’uomo. Non sostituisce l’intelligenza umana ma ne è un complemento. L’intelligenza artificiale può aiutare ad automatizzare determinati compiti ma tutto il resto, dall’analisi alla sintesi, alla creatività fino al sapore di un buon piatto, continuerà a dipendere dall’uomo. Come in ogni rivoluzione industriale, i posti di lavoro cambieranno e la qualità più importante che le persone dovranno coltivare sarà l’adattabilità e l’apprendimento continuo e permanente. Si prevede che l’intelligenza artificiale creerà 97 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2025, sostituendo 85 milioni di quelli esistenti.
Un’altra paura collegata alla precedente è quella di perdere posti di lavoro a causa dei robot. Si discute molto sull’impatto della robotica sull’occupazione. Alcuni sostengono che i robot sono effettivamente responsabili della perdita di posti, mentre altri sostengono che in realtà ne creeranno di nuovi. C’è da dire che tutto dipende dal contesto industriale. Nel settore manifatturiero, ad esempio, i robot sostituiscono sempre di più i lavoratori, portando quindi alla perdita di posti di lavoro. Tuttavia, molte di quelle posizioni saranno sostituite da nuove mansioni più qualificate come la programmazione, l’ingegneria e la manutenzione. Se occupazioni come quello di cassiere del supermercato saranno assunte da robot che già vediamo all’opera, potrebbero essere creati nuovi posti di lavoro, come quelli necessari per far funzionare i cassieri robot o quelli necessari per risolvere le loro problematiche.
Come ho detto prima, una mente aperta e la volontà di imparare nuovi aspetti nel corso della vita possono trasformare gli svantaggi della rivoluzione industriale in benefici a lungo termine. Un esempio di questo tipo è l’opportunità di creare posti di lavoro meglio retribuiti per le persone, mentre i robot si occuperanno di alcune delle attività più ripetitive e meno remunerative. Accrescere l’adozione di nuovi tipi di lavoro richiederà uno sforzo congiunto da parte dei governi attraverso lo sviluppo di programmi di alfabetizzazione digitale e di nuove tecnologie, e da parte delle aziende che le promuovono, ma soprattutto della gente interessata da questa rivoluzione, che avrà bisogno di avviare un processo di riqualificazione in modo proattivo.
Per impiegare i robot nell’industria e trarre vantaggio dal loro contributo – automatizzando attività ripetitive o monitorando in modo migliore un processo industriale – è importante formare i lavoratori sui potenziali rischi associati ai robot e sul loro utilizzo. È altrettanto fondamentale garantire che i robot siano adeguatamente programmati e supervisionati dagli esseri umani. Inoltre, è essenziale garantire che siano usati per integrare il lavoro umano e non per sostituirlo. Infine, affinché la tecnologia venga adottata su larga scala, bisogna comprenderla e promuoverla attraverso i percorsi scolastici ma anche con corsi di riqualificazione e aggiornamento, offerti dai datori di lavoro ai dipendenti che altrimenti rischierebbero di perdere il posto a causa dell’automazione. Per valutare questa direzione dello sviluppo industriale, è cruciale rendersi conto che i robot fanno già parte della nostra vita quotidiana (pensiamo ai robot aspirapolvere che possono ridurre i tempi di pulizia in casa o quelli da cucina che preparano da mangiare senza l’aiuto umano).
Sono diverse le questioni chiave che influenzeranno lo sviluppo dei robot:
1. l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico sono aree in rapido sviluppo che consentiranno ai robot di adattarsi a nuove situazioni e a imparare dall’esperienza; questi robot possono essere usati in aree difficili da raggiungere per gli umani.
2. Nel settore dei servizi, i robot saranno sempre più impiegati per diversi compiti, come pulire o consegnare pacchi.
3, In campo sanitario, i robot potrebbero essere utilizzati per varie applicazioni come la chirurgia robotica o la diagnosi e il trattamento delle malattie.
4. I robot automi saranno sempre più usati nel settore dei trasporti, perché sono in grado di guidare automobili o altri veicoli senza l’intervento umano.
La digitalizzazione del denaro
Un’altra tendenza importante oggi riguarda le transazioni in contanti sempre più in diminuzione, quella che chiamiamo una società senza contanti. Già ora Il denaro cash è utilizzato molto meno visto l’impiego di metodi di pagamento quali carte di debito, di credito e digital wallet, i portafogli digitali. Naturalmente, una società senza contanti ha i suoi vantaggi ma presenta anche le sue sfide. Alcuni dei benefici includono questi aspetti:
1. Non è necessario maneggiare fisicamente contanti e andare agli sportelli bancomat o alle filiali bancarie.
2. I pagamenti elettronici sono più veloci di quelli in contanti perché non è necessario controllare e contare manualmente il denaro.
3. Riduzione dell’evasione fiscale. In una società priva di contanti è più difficile evitare di pagare le tasse perché tutte le transazioni sono registrate digitalmente.
I vantaggi comportano anche una serie di criticità:
1. In una società senza contanti, chi non ha accesso alla tecnologia o non vuole avere un conto bancario potrebbe essere esclusa dal sistema di pagamento elettronico. Questo condurrebbe a una società divisa e diseguale.
2. Quando le transazioni dei metodi di pagamento (ad esempio le carte) non vanno a buon fine, si può generare panico poiché i titolari delle carte non sono in grado di coprire i propri acquisti o pagamenti.
3. Le transazioni elettroniche lasciano impronte digitali che possono essere raccolte e analizzate da organizzazioni governative o commerciali.
I truffatori impiegano varie tecniche per sottrarre informazioni e denaro tramite i pagamenti elettronici, come il phishing e altre tattiche. In una società senza contanti, il rischio di cadere vittima di queste frodi può essere maggiore soprattutto senza una formazione digitale sui diversi tipi di criminalità informatica. In altre parole, è necessario un atteggiamento equilibrato nei confronti dell’uso esclusivo di metodi di pagamento elettronici, tenendo conto delle esigenze e delle preoccupazioni di tutti, del livello di alfabetizzazione digitale e di un’offerta equa di questo tipo di educazione a ogni cittadino.
Quello che la tecnologia produce non è per definizione buono o cattivo. Le rivoluzioni tecnologiche comportano sia vantaggi sia problemi; la cosa più importante è mantenere il nostro approccio critico e analitico.
È fondamentale continuare a formarci per tutta la vita, rimanere informati e cercare di esplorare costantemente le nuove opportunità e problematiche che la tecnologia ci presenta.
Concludiamo con una proposta per metterti alla prova: leggendo questo articolo, hai avuto reazioni e opinioni a favore o contrarie alle informazioni e alla prospettiva dell’autore? È una persona come te? Come cambierebbe il tuo punto di vista se l’articolo fosse stato scritto da un algoritmo di intelligenza artificiale a cui l’autore avesse fornito l’argomento e le parole chiave?
(Răzvan Crăciunescu è docente alla Facoltà di elettronica, telecomunicazioni e tecnologie dell’informazione dell’Università Politechnica di Bucarest)
[Fonte: st.network. Traduzione: V. Addazio]