Lori Futcher – Tra i miei primi ricordi affiora quello dei miei genitori che distribuivano il libro La via migliore agli agenti del casello autostradale durante i viaggi di famiglia. Sebbene questo metodo di evangelizzazione adottato dai miei genitori possa essere unico, l’idea di condividere le pubblicazioni con estranei certamente non lo è. Dopotutto, Ellen G. White raccomanda che "gli opuscoli contenenti la luce della verità presente siano sparsi tra la gente come le foglie d’autunno".

Di recente, diversi telegiornali locali [negli Stati Uniti, ndt) hanno riportato con clamore la notizia di libri "misteriosi", intitolati Il gran conflitto, trovati dai residenti nelle cassette postali di tutta la città. All’inizio ho sentito una fitta di imbarazzo quando i cittadini hanno ritenuto la cosa molto strana, aggiungendo che probabilmente avrebbero gettato il volume nella spazzatura. Ma poi uno dei destinatari ha ammesso di voler leggere il libro ricevuto. Allora la mia mente ha iniziato a cambiare. Se anche una sola persona legge questo libro, se la vita di una persona viene cambiata, vuol dire che ne è valsa la pena. Giusto?

Un paio di mesi dopo, mi sono imbattuta in una storia intitolata "Witnessing" (Testimoniare), di Bruce Benway, sul sito web di una rivista letteraria. Nella storia Bruce ricorda la sua infanzia e racconta del padre che aveva la passione di condividere il vangelo. Suo papà parlava della propria fede quando andava nel negozio di alimentari, al centro commerciale, in biblioteca e persino nel bagno degli uomini della stazione di servizio. Inoltre, portava con sé suo figlio nelle uscite porta a porta. Ma a 12 anni il ragazzo, scoraggiato per i ripetuti rifiuti ricevuti, aveva parlato con suo padre di ciò che provava e lui aveva escogitato un piano denominato "testimonianza in auto". La famiglia arrotolava le riviste Segni dei tempi e le gettava nei cortili delle case. Così, mentre lanciava le riviste, Bruce immaginava come la vita delle persone sarebbe cambiata e, prima che la giornata volgesse al termine, aveva trovato gioia nel testimoniare.

“Penso” conclude Bruce “che mio padre stesse davvero cercando di conquistare suo figlio che amava qualsiasi gioco in cui si doveva lanciare qualcosa ma che non aveva ancora imparato ad amare gli altri”.[2]

Riflettendo su queste storie, ho cercato di giungere a una conclusione semplice. La testimonianza anonima è buona o cattiva?

Poi ho letto di più su ciò che dice Ellen White circa le foglie d’autunno. “Mentre i silenziosi messaggeri della verità devono essere sparsi come le foglie d’autunno, i nostri ministri non facciano di quest’opera una formalità, escludendo la devozione e la vera pietà. Dieci operai veramente convertiti, volenterosi e disinteressati possono fare di più nella missione di cento persone che limitano il loro impegno allo stabilire forme e mantenere regole meccaniche, e che lavorano senza l’amore profondo per gli altri”.[3]

Quindi sì, puoi spedire i libri a chi non conosci, lanciare i Segni dei tempi nei cortili delle case. Ma non fermarti a questo. Fai in modo che la testimonianza sia parte della tua vita quotidiana. Come il papà di Bruce, sii pronto a condividere Gesù quando sei al supermercato, nel centro commerciale, in biblioteca e persino nel bagno della stazione di servizio. 

(Lori Futcher studia per conseguire la laurea magistrale in saggistica creativa e svolge lavori di scrittura e doppiaggio freelance dalla sua casa di Nampa, in Idaho).

Note 
[1] E. G. White, Letter 296, 1904. 
[2] B. Benway, “Witnessing”, in Hunger Mountain Review, 23 marzo 2022. 
[3] E. G. White, Testimonies for the Church, Pacific Press Pub. Assn, 1948, vol. 4, p. 602.

[Fonte: Adventist Review. Traduzione: L. Ferrara]