Durante la notte del golpe, una chiesa protestante e una cattolica sono state attaccate da gruppi non identificati di persone che hanno sfruttato il caos per sfogare il loro odio anticristiano.
Porte Aperte – Durante la notte del 15 luglio, la Turchia ha tremato di fronte al colpo di stato poi fallito dei militari. Ora tremano gli equilibri internazionali oltre che le migliaia di epurati, incarcerati e licenziati da Erdogan. Ogni conoscitore del contesto turco e di Erdogan non sarà sorpreso dalla dura repressione del cosiddetto “Sultano della Turchia”. Ciò che vorremmo far risaltare è che in mezzo a questo golpe e in questo grande paese musulmano (osservato speciale per tante ragioni), vive una minoranza cristiana discriminata al punto che la Turchia è presente nella nostra WWList (45esimo posto).
A Malatya, un gruppo non identificato di persone ha attaccato la chiesa protestante di Malatya, riuscendo a mandare in pezzi i vetri delle porte di ingresso, secondo quanto riportato da Middle East Concern (MEC). Secondo il pastore Stone, il fatto è da annoverarsi tra gli atti vandalici, ossia un gruppo di musulmani radicali che hanno approfittato della notte del golpe per sfogare il loro odio verso i cristiani. Crediamo non vada ridimensionato eccessivamente questo attacco, così come non va dimenticato che Malatya è la stessa città dove il 18 aprile 2007 furono brutalmente seviziati e uccisi 3 cristiani.
Sempre MEC riporta che la chiesa cattolica di Santa Maria a Trebisonda è stata presa di assalto da un gruppo di 10 persone circa, le quali con bastoni e martelli hanno danneggiato le finestre e tentato di entrare. A quanto pare, sono stati dei vicini musulmani a convincere gli aggressori a smetterla e ad andarsene. Stiamo parlando della stessa chiesa in cui nel febbraio 2006 fu ucciso il prete cattolico Andrea Santoro.
Quando leggiamo ciò che accade in Turchia, pensiamo ai nostri fratelli e sorelle, in particolar modo agli ex-musulmani (quei turchi cioè che si sono convertiti a Cristo), poiché questa instabilità, la repressione, lo spazio lasciato all’estremismo islamico di influenzare la società, l’uso spregiudicato del nazionalismo da parte della leadership, sono tutti elementi che ovviamente non aiutano i credenti turchi a vivere la propria fede.